Ambiente e salute

Partite Iva senza alcun diritto: ‘Impossibile diventar mamme’

By admin

November 18, 2017

18/11/2017 – Ci sono pure dei vantaggi, non c’è dubbio. Gli orari, l’organizzazione del lavoro, il poter scegliere quando e come passare del tempo con i propri figli. La flessibilità è l’aspetto più apprezzato del lavoro autonomo e le mamme con la flessibilità vanno a nozze. Poi però ci sono tutti gli altri aspetti relativi alle (poche) tutele: il rischio di perdere clienti quando si partorisce, la fatica di dover “ripartire da zero” dopo l’allattamento, l’obbligo di adattare il proprio mestiere alle esigenze del bimbo senza poter chiedere un impiego part time.

Il Jobs Atc Non è difficile capire quanti e quali diritti può vantare la grande famiglia delle partite iva, dei piccoli imprenditori, degli artigiani, dei liberi professionisti e dei commercianti. Ogni categoria ha tutele proprie e differenziate. Pochi mesi fa il Parlamento ha approvato in via definitiva quello che Matteo Renzi aveva presentato come il “Jobs Act degli autonomi”. Passi in avanti, ma non da gigante. È stato riconosciuto il diritto ad essere pagati entro e non oltre i 60 giorni, la possibilità di interrompere i contributi fino a due anni in caso di malattia invalidante (ma il debito andrà rateizzato in futuro) ed è nata la definizione di smart working.

Poi è diventata strutturale l’indennità di disoccupazione (per i co.co.co.), le spese per la formazione sono deducibili al 100% (fino a 10mila euro) e ci sono novità anche per malattia e infortuni: in caso di patologie oncologiche dal punto di vista economico vengono riconosciuti periodi di assenza alla pari della degenza ospedaliera e per chi presta attività continuata è possibile sospendere il rapporto di lavoro per 150 giorni. Salvo – e qui arriva la fregatura – il committente non comunichi il venir meno dell’interesse. Frase che annulla gli effetti positivi della norma.

“Ho paura a diventare mamma” Sembra una rivoluzione. In realtà sono briciole. Solo lo 0,72% dei contributi versati delle partite Iva all’Inps finiscono col finanziare il loro welfare. Poco o niente. E la maternità è uno dei nodi cruciali della questione. “Ho paura di affrontate una gravidanza”, racconta a ilGiornale.it Annarita S’Urso, piccolo imprenditore. Il suo negozio biologico ha all’interno anche un bar e un ristorante. Gestirlo non è cosa da poco: “Ogni volta che penso ad avere un bambino – dice – sopraggiunge il timore di affrontare il periodo della maternità. Come faccio a lasciare la bottega per cinque mesi? Io oggi vado al lavoro anche con la febbre, dovrei farlo anche incinta. E se poi arriva una complicazione? Non si può fare”. Mancano le condizioni per prendere una decisione in serenità. “Il rischio di impresa è alto e non nessuno ti sostiene”. La soluzione potrebbe essere la riduzione del carico fiscale per le mamme autonome? “Assolutamente sì – spiega Annarita – basterebbe non pagare l’Inps per i 9 mesi di gravidanza e per i primi mesi di vita del bimbo: sarebbe già un cambiamento enorme. Oppure servirebbe un’agevolazione vera per l’assunzione di un dipendente che mi sostituisca”. FONTE Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook