Ambiente e salute

Manovra, salta la stretta sui contratti a termine: niente riduzione da 36 a 24 mesi. Stop all’aumento dell’indennità per i licenziamenti

By admin

December 20, 2017

20/12/2017 – Non cambia la norma sui contratti a termine: resta il limite dei 36 mesi continuativi prima che si trasformi in contratto a tempo indeterminato. L’emendamento alla manovra, presentato negli scorsi giorni in commissione Bilancio della Camera dal Pd, proponeva di portare il limite massimo a 24 mesi. Alla fine la proposta di modifica è stata ritirata dai proponenti.

Salta anche la stretta sui licenziamenti. Su indicazione del governo e del relatore alla manovra, il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, ha ritirato l’emendamento che portava da 4 ad 8 le mensilità minime da pagare al lavoratore in caso di licenziamento senza giusta causa. “L’esecutivo sta compiendo un errore che non è di poco conto. La prossima legislatura dovrà affrontare questo problema perché in Italia licenziare costa troppo poco ed è diventato troppo facile”, ha detto Damiano.

Cambia ancora il bonus bebè, l’assegno mensile destinato alle famiglie con un figlio nato, adottato o in affido preadottivo. La commissione, infatti, ha approvato un emendamento alla legge di bilancio, presentato da Ap, che modifica le norme approvate dal Senato: la misura da strutturale ritorna valida per i nuovi nati o i bambini adottati tra il primo gennaio 2018 e il 31 dicembre 2018.

L’assegno viene erogato al compimento del primo anno di vita (o di ingresso nel nucleo familiare). Vengono confermati gli importi già riconosciuti: 960 euro l’anno (80 euro al mese per 12 mesi) con Isee superiore a 7.000 euro annui e non superiore a 25.000 euro annui; 1.920 euro l’anno (160 euro al mese per 12 mesi) con Isee non superiore a 7.000 euro annui.

Approvato anche l’emendamento che innalza a 4mila euro la soglia di reddito entro la quale i figli lavoratori under 24 rimangono comunque fiscalmente a carico dei genitori.

La scorsa notte è stata approvata la web tax in una nuova versione. L’imposta sulle transazioni digitali passa dal 6%, così come fissato al Senato, al 3% e, diversamente da quanto ipotizzato negli scorsi giorni, non viene allargata al commercio ma la stima è un gettito all’anno pari a 190 milioni. Nella versione dell’emendamento approvato in commissione salta il meccanismo del credito d’imposta: la nuova imposta sulle transazioni digitali sarà prelevata con l’applicazione di una ritenuta. Prevista anche una misura ‘salva’ Pmi e start up, perché l’obbligo di versamento delle imposte scatta quando in un anno solare sono state effettuate almeno 3.000 transazioni digitali. L’esame della manovra in commissione prosegue e l’obiettivo è di chiudere entro stasera. In mattinata è arrivato un nuovo pacchetto di 11 emendamenti del relatore Francesco Boccia. Si va dalla conferma anche per il 2018 del canone Rai a 90 euro all’introduzione della legge sugli educatori socio-pedagogici e i pedagogisti fino all’anticipo dell’entrata in vigore delle nuove regole europee per la tracciabilità dei farmaci, con una norma transitoria che consente a quelli prodotti prima del 9 febbraio 2019 di essere commercializzati fino alla loro scadenza. Tra le proposte di modifica di Boccia sempre sul fronte Rai si dà alla tv pubblica la possibilità di assumere “attingendo in primis al personale idoneo inserito nella graduatoria 2015 di giornalisti professionisti”. Tra i nuovi emendamenti del relatore anche assunzioni nell’Agenzia nazionale per i beni confiscati, che potrà anche aprire presidi in aree ricche di beni sequestrati o confiscati da gestire, ritocchi alle misure sul payback sanitario, per dare tempo all’Aifa di completare le procedure di determinazione del payback 2016 e alle transazioni del payback 2013-2015. Spazio poi alla proroga di un anno delle graduatorie per gli insegnanti dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, alla lotta alla contraffazione, fino ai rimborsi per gli agricoltori colpiti da calamità naturali. FONTE

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