Ambiente e salute

Lomustina, oggi il farmaco anticancro costa il 1400% rispetto al 2013

By admin

January 04, 2018

04/01/2018 – In 5 anni il prezzo della Lomustina, farmaco antitumorale, è aumentato del 1400%: è possibile che siano in grado di speculare anche su malattie così gravi? Dov’è la coscienza di chi specula sul prezzo dei farmaci anticancro? Un’indagine del Wall Street Journal dimostra che il medicinale Lomustina, utilizzato nel trattamento di malattie gravissime come i tumori celebrali e il linfoma di Hodgkin, ha avuto un incremento di prezzo del 1400% nel corso di appena 5 anni.

Questo malgrado il farmaco non sia sottoposto più ad alcun brevetto. Il problema sarebbe nella bassa concorrenza sul mercato e nella scarsità di potenziali ‘clienti’. Ma al di là delle ragioni, come si fa a porre questi folli prezzi su farmaci che allungano la vita dei pazienti?

Lomustina: 1400% in più (anche se il brevetto è già scaduto) La storia del farmaco anticancro è piuttosto lunga. La Lomustina è stata brevettata e introdotta più di 40 anni fa, nel 1976. E da allora, per molti anni, è stata rivenduta con il brand CeeNU, di proprietà dell’azienda Bristol-Myers Squibb Co. La dose più grande del medicinale è stata venduta per anni a 50 dollari.

Questo fino al 2013, quando i diritti di vendita del ‘prodotto’ sono passati a CordenPharma, che oggi è proprietario e produttore della Lomustina. La commercializzazione è invece affidata a una startup di Miami, poco conosciuta, la NextSource Biotechnology LLC. Da quando è avvenuto il cambio di proprietà sono stati già effettuati ben 9 incrementi di prezzo. Oggi le stesse capsule, che nel frattempo hanno cambiato nome in Gleostine, costano circa 768 dollari. Con un aumento del 1.400%.

Incredibile, se consideriamo che si tratta di un farmaco che può allungare la vita dei pazienti. Gli ultimi incrementi sono arrivati ad agosto 2017 (+20%) e a novembre (+12%).

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Il problema dei farmaci “senza competizione” La Lomustina, come altri farmaci in vendita negli USA, ha un problema di ‘competizione’. Sembra assurdo dover parlare di ‘mercato’ per questo genere di cose, ma è così: nessuno fa concorrenza a NextSource nella commercializzazione del medicinale. E quindi l’azienda può decidere liberamente quale prezzo applicare.

La Lomustina – come altre 320 terapie identificate dalla Food and Drug Administration (FDA) – non ha infatti una versione generica. Malgrado il brevetto sia scaduto ormai da diverso tempo, nessun’altra casa farmaceutica si è fatta avanti per realizzarne una confezione a costi più contenuti. Come mai? Il problema pare sia il numero potenziale di ‘clienti’: i malati che vi ricorrono sarebbero troppo pochi per attirare gli investimenti delle aziende. E così la concorrenza tarda a farsi avanti.

La difesa di NextSource sulla Lomustina A rispondere all’inchiesta del WSJ è Robert DiCrisci, amministratore delegato di NextSource. In una nota, DiCrisci spiega che l’azienda stabilisce il prezzo “sulla base dei costi di sviluppo del prodotto, sulle tariffe imposte dalle agenzie di regolamentazione e sui benefici che il trattamento offre ai pazienti”, sintetizza il giornale americano.

L’azienda, inoltre, offrirebbe “sconti ai pazienti non assicurati e a coloro che si trovano in difficoltà finanziarie”. FONTE

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