Emma Bonino, ospite alla Festa dell'Unità di Milano, 5 settembre 2016. Ansa/ Daniel Dal Zennaro

Ambiente e salute

Alleanze assurde, prima dell’assalto ai seggi in Parlamento. Così il Rosatellum favorisce le alleanze tra chi non ha nulla in comune.

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January 08, 2018

08/01/2018 – Nozze assurde all’ombra del Rosatellum. Chi è favore dell’eutanasia si allea con chi l’ha osteggiata. Chi ha criticato il decreto Sblocca-Italia con chi lo ha approvato. Chi definisce la legge elettorale “un imbroglio” si accorda con chi le ha donato il nome e la firma. Chi vuole l’Italia fuori dall’euro con chi spinge per gli Stati Uniti d’Europa. Chi ha difeso il Family Day stringe patti con chi vorrebbe il matrimonio egualitario e la stepchild adoption. Distopie possibili solo grazie alla nuova legge elettorale che spinge a coalizioni purchessia: le liste civetta nate da operazioni di Palazzo e non sul territorio costrette ad ancorarsi ai grandi partiti per sfruttare l’effetto traino e superare la fatidica soglia del 3%; questi ultimi costretti ad accoglierle perché in una situazione così incerta a pochi mesi dalle urne ogni voto può essere decisivo nei singoli collegi. Si vedono, all’apertura della campagna elettorale, alleanze posticce, improbabili fino a ieri, stipulate e messe nero su bianco oggi. Così si dispiega in tutta la sua potenza il “miracolo” del Rosatellum: favorire la nascita di coalizioni senza che i partiti che le compongono condividano un minimo programma comune prima del voto. Ciò che nel 2013 è avvenuto a urne chiuse pur di garantire la “governabilità”, ora avviene ben prima delle elezioni, senza remore o imbarazzi nel presentarsi ai cittadini con compagni di viaggio improvvisati, spuri e accomunati dalla bramosia di un seggio.

Una breve (e incompleta) rassegna non può che iniziare dall’ultimo caso – tra i più eclatanti – in ordine cronologico: il centrista cattolico Bruno Tabacci alleato con la sacerdotessa laica e radicale Emma Bonino. Una mossa dettata dall’esigenza di aggirare lo scoglio della raccolta firme prevista dal Rosatellum: “Sarebbe stato un vero peccato non avere nella prossima legislatura una persona come Emma, con la sua storia”, ha detto Tabacci. Un’offerta generosa, anche se arriva da un improbabile benefattore. Difficile dare torto quindi al socialista Nencini, anche lui alleato del Pd alle prossime elezioni e giustamente risentito: “Due giorni fa per l’ennesima volta abbiamo offerto a Bonino la possibilità di costruire un percorso comune per affrontare le elezioni politiche. Risposta negativa. Ieri la stessa proposta è stata avanzata da Tabacci. Risposta positiva. Ma le assonanze politiche sono decisamente di meno”. Eppure Bonino, pro-aborto, pro-eutanasia, pro-legalizzazione della cannabis ha scelto il discepolo della Balena bianca storicamente contro aborto ed eutanasia. Due figure, il cattolico e la radicale, tanto incompatibili quanto lo sono, per dire, le rispettive posizioni sulle adozioni gay: lui contrario persino alla stepchild adoption (l’adozione del figlio del partner), lei sostenitrice della maternità surrogata. Miracoli del Rosatellum, definito dalla Bonino un “imbroglio” e una “trappola per la democrazia”, ma che porta il nome e la firma del capogruppo alla Camera del Pd Ettore Rosato con cui Bonino potrebbe correre in apparentamento.

E con lei, compagno nella nuova formazione +Europa, c’è il sottosegretario Benedetto Della Vedova, liberale europeista. Uno, per capirsi, secondo cui la direttiva europea Bolkestein che liberalizza servizi e concessioni è sacra e va applicata subito, visto il ritardo che l’Unione Europea non manca di imputare al (sordo) legislatore italiano. Poco importa se anche nell’ultima legge di Bilancio è spuntata nottetempo una norma “salva ambulanti” che procrastina per l’ennesima volta l’entrata in vigore della direttiva. E di chi è la firma del salvifico emendamento a tutela “degli interessi costituiti”, per usare le parole di Della Vedova? Del Partito Democratico, naturalmente. Eppure l’accordo pre-elettorale è un’opzione concreta, purché non lo si chiami “alleanza” ma “apparentamento”: “La responsabilità dell’ennesima proroga è del Pd ma legge elettorale non prevede un programma comune, solo apparentamenti nei collegi”. Anche questo è un miracolo del Rosatellum. Nella coalizione guidata dal Pd non ci sarà solo la lista cattolico-radicale ma anche quella ulivista “Insieme”, di cui fanno parte i Verdi guidati da Angelo Bonelli. Un partito che ha sempre detto peste e corna dei provvedimenti approvati dai governi guidati dai democratici. Breve excursus: i Verdi hanno duramente criticato l’invito all’astensionismo dell’allora premier Renzi al referendum sulle trivelle (che guarda caso non raggiunse il quorum), hanno contestato la legge sui Parchi e le aree protette, sono contrari al Tap, il gasdotto trans-adriatico difeso strenuamente dal Governo Renzi. E, soprattutto, hanno stigmatizzato in ogni sede il decreto principe per le sue conseguenze ambientali voluto dal segretario del Partito Democratico, lo Sblocca-Italia, definito a più riprese come un regalo ai petrolieri e al partito delle trivelle. A chi gli fa notare le incongruenze, Bonelli però ribatte: “Io mi alleo con un mio programma e con una mia lista per fare le politiche verdi, non quelle del Pd”.

Anche a sinistra quelle posizioni che a primo acchito potrebbero sembrare inconciliabili vengono sommessamente rese armoniose. In Liberi e Uguali corre, ultima arrivata, Laura Boldrini che professa da tempo la necessità degli Stati Uniti d’Europa e non ha mancato di ricordarlo nei suoi saluti alla stampa parlamentare qualche settimana fa: “Il nostro obiettivo devono essere gli Stati Uniti d’Europa: se vogliamo bene agli italiani dobbiamo concentrarci sull’Europa, le risposte nazionali non risolvono i problemi, chi dice questo imbroglia i cittadini”. Ma nel suo stesso partito, guidato da Pietro Grasso, c’è anche l’ex viceministro all’Economia del Governo Letta, Stefano Fassina, che ha idee ben diverse. O meglio opposte: “Per ricostruire la sinistra – scriveva solo un anno fa sul Manifesto – dobbiamo prendere atto che i fiori all’occhiello dell’Ulivo, ossia il mercato unico e l’euro, sono stati fattori di aggravamento delle conseguenze negative della globalizzazione”. E, aggiungeva, “la svalutazione del lavoro è la fisiologia della moneta unica”, quindi “per attuare la nostra Costituzione è necessario superare l’euro”.

Una contraddizione in termini che accompagna, ma da tempo, pure il centrodestra: l’alleanza tra Lega e Forza Italia trova proprio sull’euro e questioni comunitarie i punti di maggiore frizione. D’altronde, fu Salvini a promettere di non allearsi mai più con Silvio Berlusconi quando il Cav viveva i suoi giorni più bui. Ma i tempi sono cambiati e ora Salvini, oltre a non essere più contrario all’intesa con il “condannato” Berlusconi (che votò l’odiata riforma delle pensioni targata Fornero, come la Meloni) rischia di dover digerire anche l’accordo con il suo storico nemico Flavio Tosi, arruolato nella “quarta gamba” della coalizione di centrodestra. Fonti leghiste hanno spiegato all’HuffPost che Salvini va su tutte le furie al solo sentire il nome dell’ex sindaco di Verona, ex compagno nel Carroccio poi messo alla porta: “Solo su Tosi si rischia la rottura vera nella coalizione”.

Tosi però è solo uno dei sei fondatori di “Noi con l’Italia”, tra cui figura pure l’ex viceministro al Tesoro del Governo Renzi Enrico Zanetti che con Salvini, e un tempo anche con Berlusconi, non ha mai usato i guanti. Prendiamo un argomento molto in voga negli ultimi tempi, la Flat Tax: sia il Cav sia il leader del Carroccio spingono da tempo per una sua introduzione. Il primo ancora non è chiaro con quale aliquota vorrebbe introdurla, il secondo la fissa al 15%. Stando così le cose, difficilmente potrà andar bene a un tecnico per nulla sprovveduto ed ex montiano come Zanetti: “Trovo francamente penoso che chi è stato al Governo per nove anni senza mai fare qualcosa di nemmeno lontanamente simile, oggi spari soluzioni immaginifiche”, diceva l’ex viceministro nel 2014 commentando una proposta, di cui si è poi perso traccia, di Berlusconi sull’introduzione di una flat tax al 20%. “Un’imposta flat secca del 20% è oggettivamente molto difficile da applicare, non raccontiamo frottole”.

Va poi menzionata l’intesa raggiunta da Beatrice Lorenzin, ex Nuovo Centrodestra ed ex Forza Italia, con il Partito Democratico. La ministra della Salute uscente si presenta alle elezioni con la sua neonata lista Civica Popolare, ancora orfana di simbolo (lo scoglio è la Margherita di Francesco Rutelli). Anche in questo caso pare di poco conto se la romana Lorenzin, nel 2008, sosteneva alle amministrative nella Capitale il candidato di Forza Italia Gianni Alemanno in competizione proprio con Rutelli – battuto al ballottaggio dal candidato forzista – ma dal quale oggi la ministra vorrebbe ereditare il simbolo. E ancor meno interessa, ai nuovi compagni di coalizione, che la stessa Lorenzin abbia osteggiato, fin da quando coordinava nel 1999 i Giovani Azzurri, uno dei padri e primo segretario del Pd, considerato tuttora da Renzi un faro per i democratici, Walter Veltroni.

Anche perché l’alleanza è stata già testata sul campo nei governi di larghe intese Letta, Renzi e Gentiloni. Ma, si è sempre detto, si trattava di intese post-voto per uscire dallo stallo a cui le elezioni del 2013 avevano condannato le Camere senza maggioranza. Ora invece è un’altra storia e Lorenzin, dismessa la veste “nuovocentrodestrista”, si è abbigliata da leader di centro alleato della sinistra. La sua adesione al Family Day, le sue campagne sul Fertility Day, la sua contrarietà alle adozioni per le coppie gay e al matrimonio egualitario e il suo lesto soccorso a chi invocava l’obiezione di coscienza (peraltro non prevista dal testo) sulle Dat introdotte con la legge sul Biotestamento, non sembrano essere da ostacolo all’alleanza con il Pd, con gli ulivisti e tanto meno con Emma Bonino.

E se a questo pastrocchio si aggiunge che nella stessa lista Civica Popolare ci sarà anche l’Italia dei Valori, il partito fondato da Antonio Di Pietro e oggi guidato da Ignazio Messina, a nessuno potrà più sfuggire la poderosa portata di quel miracolo politico-elettorale passato alla storia come “Rosatellum”. Huffingtonpost CONTINUA A LEGGERE >> Dal momento che sei qui…. … abbiamo un piccolo favore da chiedere. Più persone stanno leggendo il nostre le nostre notizie selezionate dai maggiori media locali e internazionali, ma le entrate pubblicitarie attraverso i media stanno calando rapidamente. Vogliamo mantenere la nostra rassegna stampa più aperta possibile. Quindi puoi capire perché dobbiamo chiedere il tuo aiuto. Diventa sostenitore L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook Puoi farlo anche con una donazione tramite Paypal cliccando sul tasto: (Donazione Minima 5€), si accettano eventuali proposte di collaborazioni: