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Governo, Martina lancia i 3 punti Pd per il dialogo: reddito inclusione (allargato), famiglie e lavoro

By admin

April 17, 2018

17/04/2018- Reddito d’inclusione (allargato), famiglie e lavoro. La strada del Partito democratico verso il dialogo per un governo, passa per tre punti programmatici che guardano al Movimento 5 stelle. E’ stato il segretario reggente Maurizio Martina a scongelare ufficialmente i dem: dopo aver passato le scorse settimane arroccati sulla linea dell’opposizione a tutti i costi e dopo i primi segnali arrivati dal ministro uscente Carlo Calenda, senza dimenticare le esposizioni di Piero Fassino e Debora Serracchiani, è intervenuto personalmente con un post pubblicato su Facebook in cui chiede di “ripartire dalle proposte concrete”. Un segnale che, in queste ore di mediazioni e trattative, viene letto da più parti come il passo nuovo per cercare di sedersi al tavolo con i 5 stelle. Solo ieri il capo politico M5s Luigi Di Maio si è nuovamente scontrato con il leader del Carroccio, dicendo che “aspetto ancora un po’, poi chiudo uno dei due forni”. Un modo come un altro per parlare ai democratici, manifestando pubblicamente il dissenso su alcuni punti con la Lega. Intanto dentro il Partito democratico cresce il fronte dei responsabili, o meglio di chi vuole “dare una mano al presidente Sergio Mattarella”. Che significa: se il Colle chiederà di contribuire a un esecutivo di riforme e interventi programmatici, loro non si tireranno indietro.

Martina, dopo le parole dei colleghi, è intervenuto riportando al centro della scena i contenuti programmatici. Una mossa che non per forza dispiace ai 5 stelle che hanno appena istituito un comitato per valutare le sinergie programmatiche. “In Parlamento”, si legge nel post di Martina, “e nel Paese facciamo vivere le nostre battaglie e il nostro impegno quotidiano per un’Italia migliore. Ripartiamo dalle nostre proposte concrete, confrontiamoci con i cittadini a partire dai loro bisogni e dalle loro aspettative. Lasciamo ad altri tatticismi, scontri personali e di potere. Noi pensiamo all’Italia”. Quindi, ha elencato le “tre priorità Pd”. Intanto la povertà: “Allargare il reddito di inclusione per azzerare la povertà assoluta in tre anni e potenziare le azioni contro la povertà educativa”. Poi le famiglie: “Introdurre l’assegno universale per le famiglie con figli, la carta dei servizi per l’infanzia e nuovi strumenti di welfare a favore dell’occupazione femminile, per ridurre le diseguaglianze e sostenere il reddito dei ceti medi”. Quindi il lavoro: “Introdurre il salario minimo legale, combattere il dumping salariale dei contratti pirata anche valorizzando il patto per la fabbrica promosso dalle parti sociali. Tagliare ancora il carico fiscale sul costo del lavoro a tempo indeterminato per favorire assunzioni stabili con priorità a donne e giovani, norme per la parità di retribuzione dei generi”.

A far intendere che qualcosa era cambiato, è stata l’intervista di Carlo Calenda a Repubblica del 16 aprile. Il ministro allo Sviluppo economico, in passato tra i più critici su un dialogo con i 5 stelle, ha infatti rilanciato per primo l’idea di un “governo con tutti per fare le riforme”. Oggi, su Twitter, ha rinforzato il concetto e se l’è presa con le assenze di alternative fornite dai suoi: “Governino M5s e Lega. Continuiamo a ripeterlo come in una seduta di training autogeno. Ma cosa accade se non formano il governo? Abbiamo una proposta per il Paese? Perché se non l’abbiamo allora non stiamo facendo politica ma tattica. E così non si va da nessuna parte”. A chi lo contestava, ha quindi replicato: “Io penso di poter esprimere la mia opinione. Nessun ghe pensi mi. Si chiama partecipazione. Altrimenti perché fare politica? Poi è evidente che nel Pd non sempre è benvenuta, anzi. Ma questo non mi scoraggia per nulla, anzi”. Poi però commentando il titolo di Repubblica “I pericoli del governo di nessuno”, ha specificato: “Governo di tutti rischia di essere di nessuno (vero). Governo Lega M5s è pericoloso (giusto). Governo Pd M5S sbagliato (sono d’accordo). Pd non può stare alla finestra (vero). E quindi che si fa? Ai posteri l’ardua sentenza”. FONTE