Ambiente e salute

Caserta – Camorra, arrestato Cipriano Chianese, il pioniere delle ecomafie -1- (10.12.2013)

By admin

December 30, 2013

Terra dei fuochi, il «re» delle ecomafie Ordinò l’omicidio di un magistrato «I casalesi odiano i pm antimafia» Cipriano Chianese, già ai domiciliari, è stato portato in carcere. «Comissionò l’assassino del giudice per un milione di euro» La Dia ha arrestato Cipriano Chianese, 62 anni, imprenditore legato al clan dei Casalesi per conto dei quali ha inventato e gestito il traffico illecito dei rifiuti confluiti anche nella Terra dei Fuochi.

È accusato di aver estorto quote e gestione di una società di trasporti. Chianese, già ai domiciliari, è stato portato in carcere. Il trasporto dei rifiuti. La società al centro di questa inchiesta è la Mary Trans, attiva nel trasporto di persone e di rifiuti solidi urbani e speciali. Con il suo intervento, secondo le indagini l’avvocato-imprenditore dei Casalesi Cipriano Chianese riuscì a portarla nelle mani di suo fratello Francesco, nel dicembre del 2005. Insieme all’imprenditore, la Dia ha arrestato anche Carlo Verde, 37 anni, suo collaboratore.

I sequestri. Cipriano Chianese è stato il primo a essere rinviato a giudizio, in Italia, negli anni ’90 per disastro ambientale ed avvelenamento delle falde acquifere. Ad aprile, per ordine del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, gli sono stati confiscati beni per 82 milioni di euro, che erano stati sequestrati nel dicembre del 2006.

L’omicidio del magistrato. L’avvocato-imprenditore commissionò inoltre, per un milione di euro, l’omicidio di un magistrato della Dda di Napoli che stava indagando sul suo conto. A rivelarlo è stata la persona incaricata dell’assassinio, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia. Al pentito si rivolse, per conto di Chianese, Carlo Verde, collaboratore dell’avvocato, anche lui arrestato ora.

Le indagini. L’inchiesta era stata già archiviata, ma è stata riaperta nel 2011 sulla base delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, in precedenza affiliato ai Casalesi, che la Dda di Napoli e la Dia hanno analizzato alla luce di altre precedenti testimonianze di altre persone, di numerose intercettazioni e del contenuto di molti documenti. L’analisi di questo materiale, in precedenza non compiutamente interpretabile, ha portato alla riapertura delle indagini che erano state archiviate nel 2011.

Il «regista». Nell’inchiesta, Chianese è considerato da Dda e Dia il mandante, il regista e, insieme ad altri, parziale esecutore delle attività che nel dicembre 2005 portarono il clan dei Casalesi, tramite il fratello di Chianese, ad acquisire quote e gestione della società di trasporto Mary Trans e del relativo complesso aziendale.

«Colletto bianco». Chianese è considerato dagli investigatori come «colletto bianco» del clan dei Casalesi; la prima ordinanza d’arresto nei suoi riguardi è del 1993, quando fu accusato per associazione mafiosa, insieme ad altri 20 imprenditori del settore dei rifiuti. In quel contesto d’indagine venne accertato che i clan del Casertano e del Napoletano, nel 1987, avevano favorito alcuni candidati nelle elezioni politiche e amministrative che si erano detti favorevoli ad autorizzare gli impianti di smaltimento dei rifiuti del Napoletano a ricevere – in piena violazione delle norme – i rifiuti solidi urbani extraregionali.

L’assoluzione. Chianese, in quell’occasione, venne assolto dal Tribunale di Napoli che, invece, condannò molti imprenditori e politici. Nel 2005 venne raggiunto da un’altra ordinanza d’arresto e da un provvedimento di sequestro beni con l’accusa di avere fornito sostegno ai Casalesi. Nell’agosto del 2006, le indagini della Dia hanno accertato che una società riconducibile a Chianese, qualche anno prima, aveva acquistato l’area sulla quale sorgeva un impianto di smaltimento dei rifiuti (ottenuto grazie all’intermediazione dei due capizona dei Casalesi Dario Simone e Raffaele Ferrara). L’area e l’impianto vennero sequestrati e, per la prima volta in Italia, un indagato – Cipriano Chianese, appunto – venne rinviato a giudizio per disastro ambientale ed avvelenamento delle falde acquifere. Il procedimento giudiziario nei suoi confronti è ancora in corso. Oltre ad aver subito il sequestro (nel dicembre 2006) e la confisca (nell’aprile 2013) di beni per 82 milioni di euro, Cipriano Chianese è stato sottoposto in passato all’obbligo di soggiorno nel comune di residenza per 3 anni e sei mesi.

Business senza sosta. Cipriano Chianese ha continuato il traffico di rifiuti pericolosi nonostante i provvedimenti della magistratura, in particolare il sequestro delle sue discariche: lo scrive il gip Alessandra Ferrigno nell’ordinanza di custodia cautelare notificata oggi all’avvocato. Dopo aver riportato le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che riferiscono come ancora nel 2007 camion carichi di sostanze tossiche andassero a sversare nelle cave Resit di Giugliano, sequestrate tre anni prima, il giudice scrive: «Tutte le risultanze in atti evidenziano come Chianese sia stato capace nel corso degli anni di tessere relazioni ai livelli quanto più vari: istituzionali, politici, imprenditoriali e criminali e quanto la spregiudicatezza imprenditoriale di Chianese sia espressione di una vera e propria propensione a delinquere che le imposizioni dell’autorità giudiziaria non hanno mai in concreto frenato».

I verbali. «Tornando a casa con Carlo Verde, mi fu chiesto da quest’ultimo di eliminare un magistrato della Procura di Napoli che stava facendo delle indagini sui conti dell’avvocato Chianese.Verde mi disse che Chianese era disponibile a dare anche 500.000 euro per compiere questo omicidio e che il magistrato era il coordinatore della Dda di Napoli». Lo racconta il collaboratore di giustizia Francesco Della Corte, in passato killer del clan dei casalesi. Il verbale è nell’ordinanza di custodia notificata oggi a Chianese. Della Corte torna più volte sull’argomento, ma non è in grado di indicare con precisione il nome del pm che doveva essere assassinato: «Io dissi a Verde (anch’egli arrestato oggi, ndr) che 500.000 euro non sarebbero bastati, ma serviva un milione di euro. Verde mi disse che avrebbe parlato con Cipriano Chianese, il quale sicuramente avrebbe accettato… Lei mi chiede se io sia in qualche modo in grado di confermare che il magistrato era Franco Roberti ovvero Alessandro Milita e io rispondo che non sono in grado di fornire questa precisazione».

Secondo il pentito, «il clan dei casalesi ha avuto sempre un forte odio nei confronti dei magistrati della Dda di Napoli», responsabile della sua «distruzione». Francesco Della Corte sottolinea poi che «in diverse riunioni» gli affiliati «si rammaricavano dicendo che i siciliani avevano avuto il coraggio di uccidere Borsellino e Falcone, mentre il clan dei casalesi non aveva mai preso provvedimenti nei riguardi dei magistrati». Le dichiarazioni di Della Corte, sottolinea il gip, sono corroborate da quelle di un altro collaboratore di giustizia, Salvatore Laiso, il quale riferisce di una riunione con affiliati al gruppo capeggiato da Francesco Schiavone, «Sandokan», nel corso della quale Cipriano Chianese chiese l’uccisione di un magistrato, lamentandosi che l’altra fazione del clan dei casalesi, quella capeggiata da Francesco Bidognetti, non era stata in grado di organizzare l’omicidio. – 10/12/2013 da il Mattino di Napoli