Ambiente e salute

Ecco il deposito delle bici rubate: quaranta Obike nell’ex campo rom di Torino

By admin

October 18, 2018

18/10/2018 – Lo avevamo anticipato dieci giorni fa: Obike se ne andrà da Torino. E dall’Italia. Sembrava la sconfitta commerciale del business del free floating a pedali: ovvero biciclette per tutti e a prezzi contenuti. Con la possibilità di lasciarle più o meno ovunque. E di trovarne altrettante in ogni cantone della città. Dieci giorni dopo, mentre Obike Italia inizia a dire ufficialmente che la start up è defunta salta fuori il più grosso deposito di biciclette giallo grige rubate e vandalizzate che ci sia in città. Se volete vederlo andate in corso Tazzoli, accanto al palazzo delle Poste. Proprio di fronte c’è lo spiazzo ormai vuoto del campo rom, sgomberato mesi fa. Ecco, nei pressi di quello che era un accampamento abusivo, ci sono decine di biciclette targate «Obike»: saccheggiate e ammucchiate tra il muro degli ex gabinetti e la recinzione di vecchio capannone.

Da dove arrivano? Perchè sono finte lì nelle ultime settimane? E perchè nessuno passa a ritirarle, mentre la app che ti consente di rintracciare la bici più vicina è ancora attiva? Mistero. Di certo tutte le bici hanno subito danni. Su quaranta soltanto tre hanno ancora i sellini. E soltanto a dieci sono rimasti i geolocalizzatori, che erano nascosti nel sistema di chiusura applicato alla ruota posteriore.In questa piccola montagna di biciclette cannibalizzate ce ne sono molte con le ruote piegate e altre alle quali è stato addirittura «segato» dal telaio il transponder. Che sembra intatto in molte altre. Sebbene sulla «Obike app», lunedì mattina, la prima bicicletta disponile in zona era in piazza Cattaneo, a meno di 500 metri da qui. Di queste quaranta nessuna traccia. Sembrano finite nel nulla, sbarcate in quella terra che ingoia, e con il tempo digerisce, tutto ciò che viene rubato. E allora viene a pensare che Obike è morta anche per questo, per i furti e per i vandalismi, per le tante bici gettate nel Po, oppure saccheggiate e poi mollate in giro, come le due – sempre della start up dalle insegne giallo-grigie – che per settimane sono rimaste dietro la chiesa della Gran Madre. Senza selle. E con le ruote piegate. In attesa che qualcuno le reclami – se mai accadrà – salta fuori un altro deposito. È nella sede della polizia municipale di borgata Santa Maria, a Moncalieri. Qui, i vigili, ne hanno parcheggiate una ventina, in attesa di capire a chi darle. E, nel caso nessuno si faccia avanti, come smaltirle. Sono state tutte recuperate in giro per la città. Il comandante del corpo, Davide Orlandi, le ha tentate tutte. Dice: «Abbiamo anche telefonato al numero verde Obike ma non risponde nessuno. Idem via email. Non abbiamo idea se esista ancora un servizio di recupero. Ciò che è certo è che non abbiamola benchè minima intenzione di diventare i rottamatori delle biciclette in affitto». E così, in attesa che si trovi una soluzione al rebus delle bici saccheggiate, in quell’angolo di corso Tazzoli aumenta il numero dei mezzi.

A meno di venti metri dal deposito c’è una ex fabbrica di bulloni. Che ha fatto la fine di tutti gli ex impianti industriali vuoti che ci sono in città: è stata saccheggiata. In uno dei capannoni è rimasta una «Beebike», bicicletta verde elettrico che apparteneva alla prima start up di free floating che ha abbandonato Torino. È ridotta uno scheletro. E abbandonata in questo locale vuoto è quasi un monumento al bike sharing cannibalizzato, e trattato come magazzino di pezzi di ricambio. Gratis. FONTE CONTINUA A LEGGERE >> Dal momento che sei qui…. … abbiamo un piccolo favore da chiedere. Scegliere di mantenere gratuito l’accesso a un SITO di informazioni come Lonesto.it significa dover contare anche sulla pubblicità: questa è la ragione per cui vedi tanti annunci. Se vuoi contribuire a migliorare il nostro giornale, basta davvero poco. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire senza pubblicità.

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