Ambiente e salute

Nanoparticelle e fallimenti: bruciare inquina e costa caro, cosa c’è dietro le polemiche tra Lega-M5S

By admin

November 21, 2018

21/11/2018 – Non sono indispensabili, inquinano e sono strategicamente sbagliati: qualsiasi altra valutazione sugli inceneritori o termovalorizzatori (la distinzione è solo sul fatto che i secondi prevedono il recupero energetico) è basata su calcoli piegati alla necessità di smaltire in fretta rifiuti, senza considerare conseguenze né contesto. Senza una visione strategica sostenibile.

“Non inquinano”. C’è un fondo di verità alla base del pensiero di chi sostiene che gli inceneritori non inquinino: il progresso tecnologico e l’introduzione di filtri, negli anni, hanno di fatto ridotto la concentrazione degli inquinanti nelle emissioni. È cambiata, però, la quantità di rifiuti che arrivano all’impianto e quindi la quantità di emissioni: se prima erano poche decine di tonnellate, oggi sono centinaia di migliaia. “I limiti ambientali presi come riferimento per determinare se un impianto inquini oppure no, sono però le concentrazioni”, spiega il presidente di medici per l’Ambiente, Agostino Di Ciaula. Inoltre, i filtri e le nuove tecnologie hanno modificato il tipo di emissione: si diffondono particelle molto sottili, nanometriche, impossibili da trattare (motivo per cui manca una normativa di riferimento) e sulle quali non si è mai aperta una discussione seria a livello legislativo. E le correlazioni con le malattie? Per ogni studio accreditato che ne esclude, ne esiste un altro altrettanto attendibile che le identifica.

Salute. Cosa c’è quindi di certo? Che ciò che si brucia non è mai un toccasana per l’uomo e i problemi respiratori possono essere vari: “Patologie croniche, cancro ai polmoni, bronchiti croniche, enfisemi, asma – spiega Roberto Del Negro, pneumologo, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pneumologia della Ulss22 del Veneto –. Tutti i fumi, i gas, le diossine, gli ossidi di azoto, l’anidride solforosa e i derivati degli idrocarburi, anche quelli emessi dalle auto, sono nocivi. Inoltre, più sono piccoli di diametro, più è facile che penetrino nei polmoni e superino la barriera del cuore per entrare in circolazione nel sangue”.

INQUINANTI E SALUTE La tecnologia ha solo ridotto la densità di emissioni nocive, ma la quantità è cresciuta. Lo chiede l’Europa. Falso. Costruire nuovi inceneritori è in contrasto con l’agenda europea sull’economia circolare. La Comunicazione della Commissione del 26 gennaio 2017 sul ruolo del recupero energetico segnala il potenziale paradosso tra l’aumento progressivo dei tassi di riuso e riciclo, previsti dal Pacchetto Economia Circolare, e la necessità di assicurare il ritorno degli investimenti agli inceneritori. Quando si pianifica un inceneritore si deve assicurarne la sostenibilità, l’ammortamento dell’investimento, con il suo ritorno energetico: va quindi “nutrito” di immondizia per fargli produrre energia. Questo significa che se ne entra meno rispetto alla sua capacità, l’impianto va in perdita e diventa antieconomico. Eventualità più che probabile in uno scenario di incremento dei livelli di raccolta differenziata (e quindi di riduzione di rifiuto da incenerire). In Versilia i Comuni si ritrovano a subire penali per avere introdotto la raccolta differenziata intensiva (in linea con gli obiettivi di legge) generando però una carenza di rifiuti urbani residui da spedire all’inceneritore, necessari per rispettare gli obblighi contrattuali. E Copenaghen? L’inceneritore di Copenaghen, Amager Bakke, è stato citato da Matteo Salvini come modello di sostenibilità e inclusione per la pista da sci che dovrebbe nascere sul suo tetto. Ha però lo stesso problema della Versilia. Lo spiega il giornale finanziario danese finans.dk (ripreso ieri da l’Ecodellecittà): non c’è abbastanza spazzatura da bruciare nell’impianto, la struttura ha una capacità complessiva di circa 500 mila tonnellate all’anno, ma i cinque Comuni che lo possiedono non ne producono abbastanza. E neanche farne arrivare altra dalla Gran Bretagna è servito. Un anno fa era stato elaborato un primo piano di ripresa economica, fallito. Ora, la società pubblica che gestisce l’inceneritore, ne ha proposto un altro il cui esito è incerto.

La crisi. Pianificare un inceneritore, infine, risolve poco nell’immediato: per essere pienamente operativo dovrebbero trascorrere circa 8 anni, durante i quali è possibile modificare ampiamente la strategia sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti arrivando all’obiettivo del 65 % di materiali riciclati (e all’80% di differenziata) previsto dall’Ue per il 2030. Le scelte di oggi, insomma, possono modificare la strategia futura. Se la Provincia di Treviso ha il più alto tasso di raccolta differenziata è anche perché negli anni Novanta si decise di realizzare solo uno dei due inceneritori in discussione. – (di Virginia Della Sala – Il Fatto Quotidiano) CONTINUA A LEGGERE >> Dal momento che sei qui…. … abbiamo un piccolo favore da chiedere. Scegliere di mantenere gratuito l’accesso a un SITO di informazioni come Lonesto.it significa dover contare anche sulla pubblicità: questa è la ragione per cui vedi tanti annunci. Se vuoi contribuire a migliorare il nostro giornale, basta davvero poco. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire senza pubblicità.

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