Abruzzo

CORREVANO VOCI: “A L’Aquila c’è la mafia”. E invece c’era solo il Pd

By admin

January 12, 2014

Quando lo scorso novembre uscì il report sulla ricostruzione post-terremoto in Abruzzo di Søren Søndergaard, deputato europeo della Sinistra unitaria, successe il finimondo. C’era la mafia di mezzo, si disse. Perché tutto in Abruzzo era stato tutto esasperatamente costoso e fatto in malo modo. Case troppo care, fondi comunitari spesi male, norme violate, materiali scadenti, appalti sospetti. E volarono subito accuse. Colpa ovviamente di Berlusconi, del suo governo e delle cricche a lui vicine.

Insomma, la solita minestra riscaldata della sinistra, le solite frasi fatte, atte a sviare una realtà esattamente opposta. Quella di un Pd affarista, capace di mettere su un sistema corruttivo che, attraverso un rodato giro di tangenti, avrebbe garantito onerosi appalti legati alla ricostruzione dopo il sisma del 6 aprile 2009, dove morirono 309 persone.

Secondo i magistrati, alcuni imprenditori interessati ai lavori per la ricostruzione post terremoto avrebbero fornito illecite dazioni, quantificate in circa 500mila euro, a funzionari pubblici quale contropartita per l’aggiudicazione di appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma. E tra le otto persone coinvolte c’è anche il nome dell’ex vicesindaco dell’Aquila, Roberto Riga, in quota Pd, che all’epoca dei fatti era proprio assessore all’Urbanistica.

Tangenti pagate in contanti, con consulenze fittizie ma anche con i Map, i moduli abitativi provvisori, rivenduti con ottimi profitti da chi li riceveva come merce di scambio. Mentre la mazzetta per il vicesindaco sarebbe invece arrivata all’interno di una bottiglia di grappa.

“In questo momento mi tiro da parte da ruolo vicesindaco e di assessore per dimostrare che il bene generale della città conta molto”, ha detto Riga, fornendo al sindaco aquilano, Massimo Cialente, l’alibi perfetto per rimanere incollato alla sua poltrona, contravvenendo il metro di giudizio giustizialista usato in questi anni dal suo partito contro ogni esponente di centrodestra coinvolto in inchieste giudiziarie.

“Non ne sapevo nulla”, ha detto Cialente, confermando la regola secondo cui a sinistra si può non sapere. Tanto per cambiare. Chissà cosa sarebbe successo se al posto di una giunta Pd, ce ne fosse stata una a guida Forza Italia o magari centrodestra. Manifestazioni, inchieste giornalistiche, supplementi d’indagine e intercettazioni à gogo. Di certo c’è che non sarebbe calato tutto questo imbarazzante silenzio. FONTE