Ambiente e salute

Rai: servizio pubblico o propaganda? – Severgnini “MAESTRO”… di scorrettezza

By admin

November 30, 2018

30/11/2018 – Mi domando in quale Paese viviamo. Ce lo siamo detti tante volte ma adesso il limite è stato proprio travalicato con una pagliacciata ai limiti del codice penale.

Un giornalista del maggiore quotidiano nazionale, Beppe Severgnini, sale in cattedra per fare lezione in una classe di bambini. Ci si aspetta che svolga una lezione di giornalismo e invece, con l’ausilio di una lavagna con sopra una foto di Virginia Raggi, spiega loro che la sindaca di Roma non è degna di rivestire quella funzione per presunta inadeguatezza e, dunque, “deve andare a casa”.

Lo dice, senza porsi dubbi di moralità, a dei bambini come se parlasse a un gruppo di vecchi militanti di partito. Con un sorrisetto da imbecille riceve anche l’applauso degli ignari scolaretti inconsapevoli di avere davanti un maestro disonesto, bugiardo, scorretto che cerca di manipolare le loro giovani menti e di usare violenza psicologica.

La zucca bianca sparge in quella classe lo stesso veleno che adopera ogni giorno dagli schermi tv e dalle colonne del suo giornale, quando fa propaganda contro il governo e contro il M5S. Il programma “didattico” aveva la pretesa di chiamarsi “5 lezioni in cerca d’autore” riecheggiando inopinatamente Pirandello che si rivolterebbe nella tomba per il vigliacco tentativo di indottrinare piccoli e indifesi alunni della scuola primaria.

Severgnini, in un Paese normale, sarebbe stato cacciato dall’ordine dei giornalisti per una condotta palesemente indegna. Già avevamo assistito ad un precedente episodio di sfruttamento di scolaretti, in occasione di una visita di Renzi nel profondo sud, accolto da una scolaresca in festa che accolse l’allora premier con canti e musica di tamburi e cornamuse in chiaro stile Balilla. Ma Renzi è notoriamente un bullo ed è di parte.

Se però a manipolare i cervelli dei bambini ci si mette uno che, come giornalista, avrebbe il dovere etico e morale di essere corretto e imparziale è ancora più grave. Mi domando se c’è stato almeno un genitore che sia saltato dalla sedia e abbia chiesto conto e ragione di tanta sfrontatezza al dirigente scolastico di quell’istituto, che ha consentito di far tenere una “lezione” di quel tipo a senso unico, senza contraddittorio, senza un dibattito, senza una voce di dissenso o una spiegazione su una materia così astrusa per una classe elementare o media.

E che dire della TV di Stato che ha trasmesso quell’indegna esibizione senza battere ciglio. A questo punto sarebbe più che legittimo chiedere alla RAI di trasmette un altro ciclo di trasmissioni scolastiche, dando la parola a Marco Travaglio, Andrea Scanzi o a un giornalista che la pensa diversamente dal “maestro” Severgnini.

Un episodio come questo dovrebbe provocare un sussulto di indignazione, un moto di ribellione collettiva nei confronti di una stampa ormai al capolinea, spregiudicata che calpesta finanche i diritti dei minori trattati come futuro vivaio per la loro propaganda. Ma a cos’altro dobbiamo assistere affinché si ponga fine a certi comportamenti da parte di tanti sedicenti giornalisti (purtroppo sono la maggioranza), mercenari, bugiardi e infimi scribi scendiletto dei loro editori. Dopo il ribrezzo provocato dall’azione di Severgnini è ancora più complicato lamentarsi quando si viene accusati di essere come le puttane, all’indirizzo di una casta di mercenari senza scrupoli. Cosa si aspetta ancora per mettere mano ad un sistema dell’informazione marcio e deteriorato, indegno di una democrazia occidentale. Non si può più assistere passivamente a vigliaccate come queste limitandoci a protestare sui blog o sui social.

Ogni cittadino onesto avverte che la misura è colma, sente l’esigenza di porre fine a questo strapotere e avrebbe voglia di ribellarsi, di dare vita ad una grande rivolta popolare contro i mercenari delle notizie. Lancio un appello anche al ministro per l’istruzione e al Capo dello Stato affinché valutino eventuali responsabilità da parte dei responsabili scolastici che hanno permesso, o non hanno controllato, lo svolgimento di una “lezione” così delicata considerata l’età degli alunni.

Questo signore (si fa per dire), ha usato un’azienda del servizio pubblico pagata dai cittadini, per fini personali legati alla sua appartenenza politica. Io ci vedo anche gli estremi di un reato per aver utilizzato una struttura pubblica per interessi personali. – di Maurizio ALESE CONTINUA A LEGGERE >>

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