Ambiente e salute

Intervista al portavoce dei gilet gialli: dialogo, ma il popolo non aspetta [VIDEO]

By admin

December 08, 2018

08/12/2018 – “Noi rappresentiamo semplicemente la miseria sociale, il disprezzo del governo francese contro il suo popolo, e rappresentiamo la voglia di cambiamento, i francesi hanno voglia di poter lavorare e di poter lavorare degnamente. È una buona cosa per i gilet gialli perché dimostra la nostra forza, ma si tratta di aumenti che erano previsti su più anni, e semplicemente ha sospeso l’aumento per il 2019. È già un primo passo da parte del governo, ma ci aspettiamo molto di meglio, perché non è questo che ci consentirà di continuare a vivere.

Penso che in questo incontro Edouard Philippe ha potuto ascoltare quello che avevamo da dire. Ma la mia impressione è che abbia le mani e i piedi legati da Emmanuel Macron, che non abbia alcun margine di manovra possibile, e che sia chiaramente Emmanuel Macron a decidere tutto e che Edouard Philippe non abbia davvero diritto a dire la sua. Non abbiamo incontrato Emmanuel Macron, perché in quel momento era in Argentina. D’altra parte passa molto tempo all’estero e poco in Francia, e c’è da chiedersi se si consideri davvero il Presidente della Francia o piuttosto un presidente del mondo.

I gillet gialli moderati sono semplicemente delle persone che sono pacifiste, che vogliono esprimere in modo pacifico il loro scontento. E che pensano che il dialogo sia necessario. In sintesi è questo. In quanto all’Eliseo, e alle frasi pronunciate da Eric Drouet, la persona che ha detto quelle cose e guida il movimento 17 novembre, non sono necessariamente d’accordo perché il fatto di entrare nell’Eliseo sarebbe effettivamente qualcosa di fortemente simbolico ma non sarebbe quello a farci fare dei passi avanti, e oggi abbiamo bisogno di passi avanti.

Deve restare una rivendicazione, semplicemente perché i francesi hanno l’impressione che si chieda sempre di pagare ai lavoratori poveri, delle classi popolari e medie, e che i ricchi siano privilegiati e non paghino mai.

Appelli alla responsabilità, alla misura, bisogna davvero fare attenzione a quello che si farà. Come ho detto il dialogo è fondamentale, sarebbe grave se ci fossero ancora morti o feriti, devo ricordare che abbiamo già quasi mille feriti, è troppo. Ma se ci sono dei disordini, delle violenze, delle persone che muoiono e sono ferite, la responsabilità ricadrà sul governo o sul Presidente della Repubblica che ci mettono troppo tempo a reagire con delle proposte concrete.

Assolutamente no. Per una ragione molto semplice, ed è che i francesi non ne possono più della politica attuale, non ne possono più del sistema politico francese che dura da trenta-quarant’anni. La forza dei gilet gialli sta esattamente nel fatto di non essere politicizzati.

È un movimento che sta prendendo una dimensione europea perché per molti il problema è in effetti il potere, la supremazia dell’Europa sugli Stati e sulla sovranità dei popoli. È per questo che il movimento dei gilet gialli si esporta in Germania, in Belgio, in Spagna o in Italia e altri Paesi, perché i cittadini europei sanno bene che il problema principale è l’Europa, o il funzionamento attuale dell’Europa che esercita una supremazia totale sugli Stati europei. Ciascuno è libero di fare quello che vuole, è la particolarità del movimento dei gillet gialli. Alcuni vogliono un’organizzazione, altri non la vogliono perché pensano che il fatto di non essere organizzati sia un punto di forza, che mette maggiormente in difficoltà il governo francese. Alcuni si organizzano, a livello locale, e ne hanno il diritto. Altri preferiscono restare disorganizzati per poter mettere in atto delle azioni piuttosto spontanee e avere un effetto sorpresa nei confronti del governo e delle istituzioni.

Minacce e pressioni le riceviamo già da una decina di giorni, dal giorno in cui siamo stati incaricati di fare i portavoce. Eravamo preparati, ma non ci aspettavamo quel livello. Non ci aspettavamo che fosse così esteso. Evidentemente è molto difficile, ma resta il fatto che quelle pressioni e quelle minacce hanno un peso a titolo individuale, ma se siamo qui è per un obiettivo collettivo, un obiettivo comune. Dunque a titolo personale non mi lascio scoraggiare da quelle minacce, perché sono qui per un obiettivo collettivo, che è prevalente rispetto al mio interesse personale.” [Euronews.it] CONTINUA A LEGGERE >> IL VIDEO DELL’INTERVISTA:

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