Abruzzo

Le indagini su Rigopiano ostacolate dal prefetto: Sette gli indagati per depistaggio. Fu nascosta la telefonata d’allarme

By admin

December 29, 2018

29/12/2018 – Quella telefonata del mattino, ricevuta dall’hotel di Rigopiano che al pomeriggio sarebbe stato travolto da una valanga, era troppo imbarazzante. E così la prefettura di Pescara ha fatto in modo di non farla mai comparire nei documenti ufficiali. Ma alla fine è saltata fuori. E ora l’ex prefetto Francesco Provolo, i due vice, e quattro funzionari, sono indagati anche di depistaggio e frode processuale. Un reato gravissimo, occultare una telefonata di chi chiedeva aiuto. E se fosse stato ascoltata a dovere, la strage si sarebbe evitata. A chiamare la prefettura fu il cameriere Gabriele D’Angelo, deceduto nella disgrazia con altre 28 persone. Erano le 11.38 di quel fatidico 18 gennaio 2017. Non sappiamo che cosa disse e con chi parlò. Sappiamo solo, grazie al certosino lavoro dei carabinieri pescaresi sui tabulati telefonici, che la telefonata durò 230 secondi.

A chiamare la prefettura fu il cameriere Gabriele D’Angelo, deceduto nella disgrazia con altre 28 persone. Erano le 11.38 di quel fatidico 18 gennaio 2017. Non sappiamo che cosa disse e con chi parlò. Sappiamo solo, grazie al certosino lavoro dei carabinieri pescaresi sui tabulati telefonici, che la telefonata durò 230 secondi. «Probabilmente chiese aiuto, chiese di portare tutti via perché scendeva troppa neve», ipotizza ora il fratello di Gabriele, il signor Francesco. È alla sua disperazione di famigliare che si deve questo nuovo troncone d’indagine. Dopo che ricevette il cellulare di Gabriele, lo ha conservato nella cassaforte del suo avvocato. Sapeva però da amici che il fratello quel mattino aveva telefonato alla Croce Rossa del comune di Penne, lì vicino. Aveva chiesto di mandare i soccorsi.

E naturalmente sapeva che pochi minuti prima della valanga aveva parlato con la mamma. «Si erano dati appuntamento al giorno dopo. Sarebbero venute le turbine a ripulire la strada, mi ha detto mia madre, che gli aveva promesso gli gnocchi a tavola». Siccome però si è sostenuto che nessuno aveva mai chiamato la prefettura da Rigopiano dato che «non era possibile telefonare», Francesco D’Angelo qualche tempo fa ha fatto un esposto perché si esaminasse il traffico telefonico. E così i carabinieri hanno scoperto che c’era stata una terza telefonata. Quella «scomparsa» dai brogliacci. Si è sostenuto che nessuno aveva mai chiamato la prefettura da Rigopiano dato che «non era possibile telefonare», ma Francesco D’Angelo qualche tempo fa ha fatto un esposto perché si esaminasse il traffico telefonico. E così i carabinieri hanno scoperto che c’era stata una terza telefonata. Quella «scomparsa» dai brogliacci.

Riascoltando le registrazioni di tutte le telefonate alla centrale operativa della prefettura, peraltro, è saltata fuori una clamorosa controprova. Verso sera, quando la valanga c’era già stata, i carabinieri chiamano la prefettura per capire. Sono stati mobilitati da un ristoratore pescarese, Quintino Marcella, che ha ricevuto i messaggi disperati dal suo cuoco, Giampiero Parete, uno che si salverà. Il Parete gli chiede di attivare gli aiuti perchè a lui non credono. Il carabiniere fa il suo dovere di informare la prefettura. La funzionaria Daniela Acquaviva (quella che in un’altra telefonata disse: «La mamma degli imbecilli è sempre incinta») però lo blocca subito: «Guardi, l’hotel Rigopiano è già stato fatto questa mattina. C’erano dei problemi. Sono stati raggiunti e sta tutto a posto». Non è affatto così, anzi, ma come ormai è chiaro alla prefettura vivono un gigantesco corto circuito: ogni segnalazione viene cestinata e addirittura respinta con irritazione perchè si sono convinti che il problema sia solo la paura degli ospiti e loro devono provvedere a ben altre emergenze da neve.

Il carabiniere al telefono, tranquillizzato, si sfoga: «Ah, ’sto deficiente mi ha fatto spaventare. Mi ha detto, guardi, mi ha detto: è crollato l’hotel Rigopiano e ci sono delle persone dentro». Lo scambio di battute di fatto termina con la voce di un terzo nella stanza della prefettura che dice alla funzionaria: «È uscito fuori che era uno scherzo». L’operatore del 112 sente e tira un sospiro di sollievo: «Ah, addirittura è uscito fuori che era uno scherzo». E allora si sentono altre voci di sottofondo: «Ho parlato pure io con uno di Rigopiano… dice che siccome ci sono problemi con le linee telefoniche… scusa, contattate là. Eh no, io credo sia tutta una montatura». Tabulati alla mano, ora la magistratura ritiene che la voce si riferisse alla telefonata di D’Angelo del mattino. Chiamata di cui non c’è traccia in nessun brogliaccio, eppure c’è stata. – [LaStampa.it] CONTINUA A LEGGERE >>

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