Ambiente e salute

Acqua, la proposta M5S: «Basta privati, gestione torni pubblica»

By admin

January 18, 2019

18/01/2019 – Se dovesse passare così com’è, sarebbe una mezza rivoluzione nel mondo dei servizi pubblici. È la proposta di legge di M5S, presentata dall’onorevole Federica Daga, ora in discussione alla commissione Ambiente della Camera. Il testo riforma l’attuale ciclo integrato delle acque, che include la captazione, la distribuzione e la potabilizzazione delle risorse. Rispetto all’attuale stato dell’arte, riposizionato da tempo sulla partecipazione di soggetti privati alla gestione dei servizi idrici, la proposta dei Cinque Stelle prevede un totale ritorno al pubblico. Più precisamente: ritorno a soggetti politici-amministrativi della regolazione tariffaria (oggi è affidata all’Arera, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente); ritorno del controllo pubblico della gestione delle acque, affidato a enti di diritto pubblico o aziende speciali o a spa pubbliche; l’attività di un Fondo per la ripubblicizzazione del servizio; scadenze delle concessioni non più in là del 2020; investimenti da sostenere in gran parte con denaro pubblico nazionale o Ue; 50 litri di acqua al giorno come quantità minima per persona garantita dalla fiscalità.

Il referendum del 2011 Il tema del servizio idrico pubblico è un vecchio cavallo di battaglia dei pentastellati. La convinzione è che il privato non ha portato i risultati sperati ma aumento delle bollette a fronte di scarsi investimenti. Daga, a conclusione del ciclo di audizioni parlamentari in commissione Ambiente, ha detto: «La riforma del sistema che sovrintende alla gestione delle risorse idriche in Italia non è più rinviabile. Ce lo chiedono i cittadini che hanno votato per l’acqua pubblica al referendum del 2011 e ce lo impongono le criticità dell’attuale modello». Il referendum fu quello del giugno 2011, riguardante la «determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma», promosso dal comitato referendario “2 Sì per l’Acqua bene comune”. Lo slogan era «fermare la privatizzazione dell’acqua». In particolare, erano in gioco gli affidamenti senza gara a spa pubbliche imponendo un limite minimo di capitale privato al 40%. Il referendum passò: 54,8% i votanti, di cui il 95,8% schierato per il sì. In Parlamento gli M5S ancora non c’erano, la Pdl suggerì invece ai cittadini l’astensione, il Pd si schierò a favore mentre la Lega optò per la libertà di voto. Da allora, un’accusa diffusa sul territorio e fatta propria dai Cinque Stelle è stata quella di aver disatteso l’esito del referendum, con i grillini decisi quindi a «voler limitare i profitti delle multinazionali». – [Corriere.it] CONTINUA A LEGGERE >> VIDEO CORRELATI: Dal momento che sei qui…. … abbiamo un piccolo favore da chiedere. Scegliere di mantenere gratuito l’accesso a un SITO di informazioni come Lonesto.it significa dover contare anche sulla pubblicità: questa è la ragione per cui vedi tanti annunci. Se vuoi contribuire a migliorare il nostro giornale, basta davvero poco. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire senza pubblicità.

Se segui Lonesto.it fai una donazione! Grazie al tuo contributo, ci aiuterai a mantenere la nostra indipendenza Dona oggi, e rimani informato anche domani. (Donazione Minima 5€):