Ambiente e salute

Ferrara mafia nigeriana mette a ferro e fuoco un intero quartiere, gli agenti in 4 contro 40

By admin

February 18, 2019

18/02/2019 – Titola il Giornale.it: “Noi agenti in 4, i nigeriani in 40. Così fanno guerra allo Stato”, continua nella didascalia dell’articolo: Rivolta degli immigrati a Ferrara nel quartiere dello spaccio. La polizia rivela: “È stata una reazione importante. Si sentono impuniti. La loro è una sfida a noi e allo Stato”

Sapete cosa significa questo? Significa che siamo difronte ad un problema di sicurezza grave, causato da immigrazione incontrollata che ha favorito l’importazione di nuove mafie, come se di delinquenza fossimo scarsi!

Continuiamo a leggere l’articolo del il Giornale: In Gad, dove ieri sera è esplosa la “rivolta dei nigeriani”, i problemi sono all’ordine del giorno. Spaccio, droga, immigrazione, ma anche crimini, aggressioni e violenze. In una parola: degrado. Solo lo scorso luglio le bande di immigrati si sono fronteggiate in una battaglia (in)civile a suon di mannaie. Gli agenti li chiamano “fatti comuni”, eventi quotidiani da fronteggiare con rassegnazione. Non proprio il sinonimo della legalità. (continua dopo il mio commento). “Adesso mi chiedo se finalmente qualche intellettuale, scrittore o politico dell’area permessivista e radical chic ipocrita falso buonista riesce finalmente ad ammettere che siamo difronte palesemente ad un problema di delinquenza sempre negato che è la mafia nigeriana che, ormai hai invaso la nostra nazione!”

Il Gad della città degli Estensi è un’area limitrofa alla stazione, caratterizzata da un alto grattacelo diventato condominio di numerosi stranieri. “Vivono tutti in quell’area – racconta alGiornale.it David Marinai, segretario provinciale del Fsp Ferrara – E il degrado va avanti da almeno cinque anni”. Di arresti la polizia e i carabinieri ne fanno tanti, peccato che spesso vengano vanificati in breve tempo. Ogni operazione si trasforma in una “goccia nel mare”: chi viene fermato per motivi di droga poche ore dopo è già libero e torna in Gad come se nulla fosse. “È la norma”, dice Marinai. E c’è un motivo. (continua dopo il mio commento)

“E’ certo che si sentono forti e diventano sempre più pericolosi se la parte che dovrebbe essere la parte giudicante, il braccio dello stato che condanna chi commette reati, poi alla fine per motivi ideoligici non solge correttamente e corentemente le proprie funzioni, mi dispiace ma accettare sentenze che dicono che si può spacciare perchè unico mezzo per sostenersi, è poco serio e va contro i criteri principali di sicurezza, i quali stabiliscono che delinquere non può essere ne un lavoro e non un mezzo per sostenersi!”

Da quando gli immigrati (molti richiedenti asilo, altri irregolari) hanno “preso casa” in quella zona di Ferrara le grandi dosi di coaina o eroina “le tengono negli appartamenti”. Non più in tasca. “Quando li catturiamo – spiega l’agente – li troviamo con addosso solo pochi grammi di droga”. In questo modo, il reato che si configura è quello di possesso e spaccio “di modica quantità”, un “reato minore” che “non prevede il carcere”. È problema di legge, non di giudici. Il traffico si è evoluto, ma la normativa è rimasta “indietro”. Così il risultato è lo stesso: i migranti tornano sempre in Gad liberi di portare avanti la loro attività criminale. (Continua dopo il mio commento)

“Se il problema è la quantità che diventa reato minore allore è venutà l’ora di rivedere la legge e stabilire che l’uso personale è una cosa e lo spaccio è altro, perseguibile da un grammo ad un quintale!”

Impossibile fare un blitz negli appartamenti. “Non si riesce a capire dove vivono e così una perquisizione è difficile da realizzare”, spiega Marinai. Basterebbe chiederlo a loro, ma “fingono di non ricordarsi e non si possono mica forzare”. Così l’illegalità dilaga, si sedimenta, prende forza. E poi esplode come ieri sera.

Marinai è tra gli agenti della polizia che ha controllato la zona dopo la rivolta degli immigrati. Una pattuglia aveva inseguito un migrante che, nella fuga, è stato investito da un’auto in via Po’. La notizia (falsa) del decesso dell’immigrato ha fatto scattare la rabbia dei nigeriani: cassonetti in strada, bottiglie rotte, grida, minacce. Per poco non è esplosa una guerriglia urbana. “Merito dei Carabinieri se tutto è tornato alla normalità”, spiega l’agente. Ma c’è mancato davvero poco.

Marinai non la chiama mai “mafia nigeriana“, perché “non ne ho l’autorità”. Ma è a quello che sembra pensare. “I fatti di ieri – continua – dimostrano che esiste un fenomeno di coalizione di nigeriani”. Le bande rivali “solidarizzano” contro la polizia, superano le divisioni in nome della “guerra contro lo Stato”.

Alla base della reazione ostentata dei nigeriani c’è il “senso di impunità” in cui sguazzano. “Non deve succedere più”, sospira il segretario del Fsp. Ma la miccia è davvero corta. “Qui a Ferrara siamo pochi, quando usciamo di pattuglia siamo quattro contro quaranta”.

“Alla fine voglio dire anche che, bisogna rivedere leggi e modi d’identificazione e nessuno dei responsabili che tramite permessivismo ci ha messo in questo guaio sbraiti, lo dobbiamo fare in modo serio per capire chi abbiamo sul nostro territorio!” CONTINUA A LEGGERE >>

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