Ambiente e salute

La grande rapina all’Europa: scomparsi 1.260 miliardi di Iva

By admin

May 07, 2019

07/05/2019 – La più grande rapina del secolo ha numeri da brividi. Più di 1.260 miliardi di euro destinati ai 28 paesi dell’Unione europea sono scomparsi in otto anni tra il 2009 e il 2016 e solo in minima parte sono stati rintracciati. Un fiume di denaro, grande quanto il Pil dell’Australia, che doveva essere incassato dalle autorità fiscali dei paesi europei sotto forma di Imposta sul valore aggiunto (Iva) ma che si è inabissato come un fiume carsico e non è mai riaffiorato in superficie.

I soldi dell’Iva che mancano all’appello sono tanti anche se si restringe l’obiettivo all’Italia: 213,8 miliardi di euro in sei anni, tra il 2011 e il 2016. Tecnicamente si chiama “Vat Gap”, dove Vat sta per “Value added tax”, cioé Imposta sul valore aggiunto, e il gap è la differenza tra l’Iva che dovrebbe essere versata e quella che viene pagata realmente. Solo nel 2016 (ultimo anno di cui si hanno dati omogenei) la somma non incassata dal Fisco è stata di 34,8 miliardi in Italia e di 147,1 miliardi nell’intera Unione europea, una cifra di poco inferiore al bilancio della Ue. È come se l’intero fatturato della General Motors, la più grande società automobilistica degli Stati Uniti, evaporasse in un colpo solo.

I 50 miliardi sottratti con le frodi carosello Solo con le frodi carosello, ogni anno vengono sottratti ai contribuenti europei 50 miliardi di euro. Facendo circolare beni e servizi attraverso i confini interni dell’Unione europea, truffatori, criminali e persino terroristi stanno sottraendo denaro ai bilanci pubblici. Il loro trucco: recuperare tasse che non sono mai state pagate. E l’arma che usano sono le frodi carosello sull’Iva.

Nonostante queste truffe siano conosciute alle autorità fiscali europee fin dall’introduzione dell’Iva comunitaria nel 1993, quasi nessuna misura a livello globale è stata presa per ridurre efficacemente l’ammontare di queste perdite. L’incapacità degli stati membri della Ue di accordarsi all’unanimità sulle questioni fiscali e la mancanza di fiducia reciproca costano molto care ai contribuenti.

E così, mentre alcuni paesi agiscono a livello nazionale per ridurre i danni, questi gli sforzi spesso spostano la frode verso gli altri stati membri e non riescono a sradicarla. Il denaro sottratto attraverso queste truffe sfocia nel crimine organizzato e nel finanziamento del terrorismo, distorcendo l’economia e mettendo a repentaglio le piccole e medie imprese.

Per far luce su questa enorme rapina in corso, la redazione tedesca Correctiv ha promosso il progetto transfrontaliero “Grand Theft Europe” e ha coordinato un’inchiesta internazionale sulle frodi carosello sull’Iva realizzata da 35 media dei 28 paesi dell’Unione europea più Norvegia e Svizzera, a cui per l’Italia ha partecipato Il Sole 24 Ore. In un’indagine durata alcuni mesi, 63 giornalisti hanno analizzato 315mila pagine di documenti confidenziali tra cui i file di indagini penali, intercettazioni telefoniche e email, oltre ai flussi di denaro relativi ai più importanti casi europei di frodi carosello. La rete di giornalisti ha condotto centinaia di interviste e ha parlato con decine di esperti e addetti ai lavori per rivelare la portata della più grande frode fiscale in corso in Europa.

Sotto gli occhi di un’Europa divisa e impotente si consuma, dunque, ogni giorno un grande furto che non conosce confini. Le frodi sull’Iva sono una piaga in tutti i paesi del Vecchio continente e sfuggono ai controlli perché si sviluppano in più Stati contemporaneamente, fluide, scivolose, difficili da individuare. Le truffe camminano il più delle volte sulle gambe delle famigerate “cartiere”, società create con l’unico scopo di sfuggire al pagamento dell’imposta e che vengono aperte e chiuse alla velocità della luce. E c’è poco da fare di fronte a tanta rapidità.

Una società “fantasma” ogni quattro ore Il fenomeno in Italia è racchiuso nelle cifre messe in fila dagli uomini della Guardia di Finanza. Dal gennaio 2017 al maggio 2018 – e cioé in 17 mesi – le società fantasma create ad hoc per le frodi dell’Iva e scoperte durante delle indagini in tutto il paese sono state 3.188. Facendo un po’ di conti si tratta di 187 società al mese, sei al giorno, una ogni quattro ore, festivi e domeniche comprese. E si tratta soltanto delle “cartiere” venute alla luce.

Quante ce ne sono ancora nascoste e in continua attività? Facile intuire, con questi numeri, quanto sia ardua la lotta all’evasione dell’Iva, che ha consentito comunque di scoprire nel 2017 imposta evasa per più di 7,6 miliardi di euro. Ma è anche facile capire quante risorse questa “grande truffa” tolga ai cittadini. Due dati ne fotografano la gravità. Il primo: è come se ogni anno a ognuno dei 503 milioni di abitanti dell’Unione europea – neonati e centenari compresi – venissero sottratti 292 euro. Il secondo dato è ancora più negativo, perché riguarda l’Italia. Ognuno dei suoi 60,5 milioni di abitanti subisce ogni anno un “furto” di 576 euro, il 197% in più della media europea. E infatti è l’Italia il paese nel quale l’evasione dell’Iva è più pesante.

Secondo i dati della Commissione europea (che registrano qualche differenza rispetto alle cifre dell’Agenzia delle Entrate), l’Iva evasa in Italia è stata di 35,9 miliardi di euro nel 2016. La Germania è seconda con 22,6 miliardi, seguita dalla Francia con 20,8 miliardi di euro. Se si guarda invece alla percentuale di Iva evasa sul totale dell’imposta che dovrebbe essere incassata, per l’Italia le cose vanno un po’ meglio. Il paese messo peggio è la Romania, dove non viene versato il 35,8% dell’imposta. Segue la Grecia con il 29,2% e solo al terzo posto c’è l’Italia con una percentuale del 25,9%.

L’arma letale della grande truffa ha un nome che sembra un ossimoro: “frode carosello”. C’è il raggiro, l’imbroglio, il tranello, unito al vorticoso movimento di una giostra come quelle della nostra infanzia. Il risultato, però, è una sottrazione di soldi per la collettività e un arricchimento illecito per chi quella giostra la muove. – Continua su Fonte CONTINUA A LEGGERE >> VIDEO CORRELATI:

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