Tutti d’accordo – La proposta di legge è stata firmata da parlamentari di tutti gli schieramenti. Uomini di Pd, Pdl, Scelta Civica e Sel sono tutti d’accordo sull’Istituto per la storia politica. A gestire i fondi saranno tutte le più grandi fondazioni che alla larga fanno riferimento ai vari partiti del panorama politico. Quelle citate nel disegno di legge sono: “Istituto Luigi Sturzo, la Fondazione istituto Gramsci, la Fondazione Filippo Turati, la Fondazione Luigi Einaudi, la Fondazione Ugo La Malfa e la Fondazione Ugo Spirito”. Insomma sta per nascere, a spese nostre, una maxi-fondazione gestita dalle fondazioni. Sembra un gioco di parole, ma è la realtà della proprosta di legge.
Poltrone e assunzioni – L’Istituto, oltre ad essere finanziato con fondi pubblici, prevede anche un piano di assunzioni. Insomma altre poltrone che si aggiungono a quelle già esistenti. La proposta di legge su questo puntom è molto chiara: “Nelle strutture dell’Istituto opera personale tecnico e amministrativo dipendente dal medesimo Istituto nonché personale scientifico proveniente da università o altri enti pubblici o privati, nazionali e stranieri, autorizzato a prestare servizio presso l’Istituto sulla base di convenzioni. Il personale scientifico è costituito da professori e da ricercatori che svolgono i propri compiti di ricerca presso le strutture dell’Istituto previa autorizzazione dell’ente di appartenenza”.
Il conto salato – Infine ecco che arriva il punto più ghiotto: i fondi per l’Istituto: “Per la costituzione dell’Istituto e l’avvio delle sue attività è previsto un finanziamento statale di importo pari a 1,5 milioni di euro per ciascun anno del primo triennio di funzionamento. In aggiunta ad esso, all’Istituto è attribuito, nel primo anno di funzionamento, un fondo iniziale di avviamento dell’importo di 500.000 euro”. In tempi di crisi si può rinunciare a tutto, ma no ad un Istituto per la storia politica italiana.