Ambiente e salute

Le riforme di Conte al secondo atto che duella con la Lega: Si alla fiducia del nuovo governo

By admin

September 10, 2019

10/09/2019 – La Camera ha votato la fiducia al governo Conte. I sì sono stati 343 i no 263, gli astenuti 3. I deputati hanno concesso il via libera al nuovo governo dopo avere discusso tutto il pomeriggio e ascoltato la replica del presidente del Consiglio. Un discorso a singhiozzo, interrotto continuamente dai banchi del centrodestra. Alcuni deputati seduti nella parte alta dell’emiciclo sono arrivati anche a sollevare una poltrona, gridando “cadrega”, poltrona in veneto, e intonando il coro “poltrona, poltrona”.

Alla fine hanno votato a favore del nuovo esecutivo, come previsto, il Movimento Cinque Stelle, il Pd e Liberi e Uguali. Contro, invece, la Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Lega e Fratelli d’Italia, oltre a dire no alla fiducia al governo, hanno espresso la loro contrarietà al nuovo esecutivo con una manifestazione in piazza Montecitorio alla quale però non ha partecipato Forza Italia. In mattinata Silvio Berlusconi ha riunito i gruppi parlamentari azzurri a Montecitorio per indicare la prossima linea politica.”Prima di avviare le mie comunicazioni concedetemi di rivolgere un saluto e un ringraziamento al presidente della Repubblica, un riferimento imprescindibile”.

Il pallottoliere dunque sorride al nuovo governo. Alla Camera i numeri non prevedevano problemi problemi e problemi non ce ne sono stati. E anche al Senato, dove la fiducia sarà votata domani, la conta non preoccupa, almeno per il momento: l’asticella dovrebbe fermarsi al massimo a quota 172, anche se sono possibili defezioni dell’ultima ora. Nel dettaglio: Movimento e Pd hanno 155 voti (non si contano i due dissidenti interni, il 5S Gianluigi Paragone e il dem Matteo Richetti, più un’altra senatrice assente da tempo), ai quali vanno sommati undici senatori del Misto – quattro sono di LeU, quattro ex grillini, due del Maie e Riccardo Nencini – tre del gruppo delle Autonomie, tre senatori a vita (Liliana Segre, Elena Cattaneo e, probabilmente, Mario Monti). Altri tre senatori, quelli dell’Svp, si asterranno, ma poi sosterranno l’esecutivo nel corso della navigazione.

Restano le polemiche e gli scontri registrati durante la replica. Il premier ha risposto alle molte obiezioni sollevate durante il dibattito e non ha rinunciato ad alcune frecciate polemiche verso gli ex alleati. Ha detto, per esempio “che una forza politica, e un leader politico, possa decidere ogni anno di poter portare il paese e elezioni è irresponsabile”. Un attacco a Matteo Salvini. Come quando, sempre senza nominarlo, ma alzando il tono della voce ha replicato sulla tutela degli interessi degli italiani. “Mi sembrava che per 14 mesi avessimo una concezione coincidente, adesso scopro che non è così”, dice. Per me, continua il premier tutela degli interessi “significa ottenere un portfolio di primaria importanza, prendere parte a tutti i Consigli europei, a tutti, ci siamo intesi, e non a nessuno. Arrivare preparati, studiare i dossier, negoziare e cercare di orientare le discussione a tutela dell’interesse degli italiani”, conclude.

Un altro affondo Conte lo ha portato sulla sicurezza. “State tranquilli: pensavate di avere ipotecato la rappresentanza e il presidio del comparto della sicurezza, ma non è così”, ha detto il premier rivolgendosi ai banchi della Lega. “E’ inaccettabile per il governo che chi presta il proprio servizio per proteggere i cittadini sia costretto a operare in condizioni di carenza dei mezzi e personale. Tuteleremo anche centri urbani e delle periferie”, ha affermato il presidente del Consiglio.

Il premier ha anche risposto a chi lo ha accusato di volere smantellare il welfare. “Sul reddito di cittadinanza, qualcuno si è interrogato: cosa farete? Il reddito di cittadinanza è una misura di protezione sociale che rimarrà assolutamente in piedi”. – ha detto. – “Non intendiamo affatto smantellare le misure di protezione sociale e welfare ma anzi nei ventinove punti del programma le misure di welfare a favore dei redditi più svantaggiati e dei disabili sono al centro della nostra azione. State tranquilli”. Il presidente del Consiglio aveva aperto la giornata dedicata alla fiducia cominciando il suo discorso in aula ringraziando il Capo dello Stato per la sua guida. “Il programma che mi accingo a presentare è una sintesi che guarda al futuro”, ha proseguito, “questo progetto politico segna l’inizio di una nuova stagione riformatrice”. Del programma “sarò il garante e il primo responsabile”, ha affermato Conte, così come nel 2018 fu garante del “contratto” giallo-verde. Un discorso durato questa volta un’ora e 30 minuti – battendo di un quarto d’ora il record di più lungo della storia della Repubblica già segnato quattordici mesi fa – e interrotto per cinquanta volte sia dagli applausi della nuova maggioranza sia dalle proteste delle opposizioni.

Conte ha citato Saragat (“Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano”) per sottolineare il cambiamento dei toni rispetto all’esperienza precedente a trazione salviniana: “Io e tutti i miei ministri – ha afferma- prendiamo il solenne impegno, oggi davanti a voi, a curare le parole, ad adoperare un lessico più consotono e più rispettoso delle persone, della diversità delle idee. La lingua del governo sarà mite, l’azione non si misura con l’arroganza delle parole”. Il primo banco di prova sarà la manovra. Ma il presidente del Consiglio ha annunciato riforme nel campo del fisco e della giustizia, il taglio dei parlamentari e una nuova legge elettorale, l’autonomia regionale e la revisione del decreto sicurezza, opere pubbliche e più lavoro, un’Italia più verde e più ‘smart’.

Ha concluso con un elogio alle forze politiche – Pd, M5s e Leu – che comporranno la nuova maggioranza: “Hanno dato prova di coraggio. Hanno messo da parte i ‘pre-giudizi’, che come riconosceva Hanna Arendt, esistono in politica, sono in parte ineliminabili e sono un pezzo del nostro passato. Oggi hanno accettato di affidarsi ai giudizi e si impegnano a sollecitare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”. E ha stigmatizzato infine gli “ignobili attacchi” rivolti a due ministre del suo goveno, ovvero Teresa Bellanova e Paola De Micheli, invitando anche a una maggiore sobrietà nell’uso dei social network. – [Repubblica.it] CONTINUA A LEGGERE >>

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