Ambiente e salute

Mosca: “Non lasceremo che Turchia e Siria si scontrino”. Manbij sotto controllo di Damasco

By admin

October 15, 2019

15/10/2019 – “La comunità internazionale deve sostenere gli sforzi del nostro Paese o cominciare ad accettare i rifugiati” dalla Siria. Lo scrive il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in un editoriale pubblicato sul Wall Street Journal per sostenere le sue ragioni sull’offensiva militare contro i curdi nel Nord-Est della Siria, arrivata al quinto giorno.

L’offensiva di Ankara, chiamata “Fonte di pace” dal presidente turco” è iniziat ail 9 ottobre dopo l’annuncio del presidente Donald Trump di ritirare tutte le truppe Usa dal territorio siriano. Annuncio poi in parte ritrattato. Le forze militari americane ora si stanno spostando verso il sud del Paese. L’operazione militare turca è stata lanciata contro le milizie curde nel Nord-Est della Siria, impegnate nella lotta all’Isis.

“La Turchia sta intervenendo dove altri hanno mancato di agire” è il titolo dell’intervento di Erdogan sul quotidiano americano. “I flussi di rifugiati siriani, la violenza e l’instabilità ci hanno spinto ai limiti della nostra tolleranza”, scrive ricordando l’impegno del suo Paese nell’ospitare 3,6 milioni di rifugiati siriani e rivendicando di aver speso “40 miliardi di dollari per offrire loro educazione, assistenza sanitaria e alloggio”. Tuttavia, insiste, “senza supporto finanziario internazionale non possiamo impedire ai rifugiati di andare in Occidente”.

Spiega quindi di aver deciso l’offensiva in Siria dopo aver “concluso che la comunità internazionale non avrebbe compiuto i passi necessari” ad affrontare la situazione. E rassicura, impegnandosi: “Nessun combattente dell’Isis lascerà il Nord-Est della Siria”. Sono venti le prigioni dove sono tenuti 1500 jihadisti tra i più pericolosi su un totale di 12 mila. Centinaia di sostenitori del Califfato sono già scappati da un campodurante l’offensiva militare turca ad Ain Issa, a circa 70 chilometri da Kobane, la roccaforte curda dove da ieri è arrivato l’esercito di Assad a sostegno dei curdi.

“Siamo pronti a cooperare con i Paesi d’origine e le organizzazioni internazionali per la riabilitazione delle mogli e dei figli dei terroristi foreign fighter”, aggiunge il leader di Ankara, che però non risparmia critiche ai Paesi occidentali che non avrebbero finora voluto occuparsi della questione, evitando anche di riprendersi i propri combattenti jihadisti detenuti nelle prigioni curde. “Gli stessi Paesi che oggi danno lezioni alla Turchia sui valori della lotta all’Isis non sono stati capaci di fermare il flusso di terroristi foreign fighter nel 2014 e nel 2015”.

La battaglia di Manbij L’esercito siriano del presidente Bashar al-Assad ha il “totale controllo” della città di Manbij, località curda strategica nel Rojava. Lo ha annunciato il ministero della Difesa russo, citato da Interfax. Mosca ha aggiunto che “la polizia militare russa sta pattugliando il perimetro di Manbij lungo la linea di contatto tra gli eserciti siriano e turco”. Oggi doveva essere il giorno del confronto tra le truppe di Damasco e quelle di Ankara con i ribelli siriani filo-turchi dell’ELS, nella città di Manbij, località strategica.

Le reazioni internazionali L’inviato speciale russo in Siria, Alexander Lavrentyev, ha detto che “L’offensiva turca è inaccettabile. Non permetteremo che Turchia e Siria si scontrino”. Al confine si iniziano a vedere blindati russi affiancati a quelli siriani. Il ministero della Difesa a Mosca ha reso noto infatti che militari russi stanno pattugliando la ‘linea di contatto’ tra le forze siriane e turche nel Nord-Est. Il presidente turco aveva dichiarato ieri che era d’accordo con Putin sulle città di Kobane e Manbij, dichiarazione smentita dal funzionario russo che ci ha tenuto a sottolineare che non c’è mai stato alcun accordo e che invece Mosca sta facendo da intermediario tra i curdi e Damasco.

Donald Trump ieri ha annunciato le sanzioni alla Turchia e invia il suo vice, Mike Pence ad Ankara. E intanto twitta, lavandosi le mani: “Ben venga chiunque voglia aiutare i curdi: russi, cinesi o Napoleone Bonaparte. Spero che abbiano successo. Noi siamo a 7 mila miglia di distanza”. A chiedere uno stop all’offensiva Turca, oggi è intervenuta anche la Cina, che ha chiesto ad Ankara di “tornare sul binario corretto” della ricerca di una soluzione politica della questione. Lo ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Geng Shuang, che ha chiesto anche il rispetto della sovranità, dell’indipendenza, dell’unità e dell’integrità territoriale della Siria. La Volkswagen ha rimandato invece la decisione sulla prossima apertura di uno stabilimento in Turchia a Smirne. Lo ha reso noto un portavoce dell’azienda tedesca. “La decisione sul nuovo stabilimento è stata aggiornata dal board di Volkswagen AG”, ha riferito, aggiungendo che l’azienda guarda con preoccupazione agli sviluppi attuali nella regione. In molti ritengono che la Bulgaria possa sostituire la Turchia nella pianificazione di un nuovo stabilimento, riferisce la Dpa.

La Gran Bretagna ha annunciato la sospensione di “ulteriori licenze” alla Turchia per forniture di “equipaggiamenti che possano essere usate in operazioni militari in Siria”. Lo rende noto il ministro degli Esteri, Dominic Raab, in risposta all’offensiva anti-curda di Ankara promettendo invece solo “una continua revisione” delle esportazioni di armi già in essere. Raab condanna quella turca come “un’azione sconsiderata e controproducente, che dà forza alla Russia e al regime di Assad”, dicendo di non aspettarsela “da un alleato”.

Le Ong lasciano il Nord-Est Si sono interrotti completamente gli aiuti internazionali nel Nord-Est siriano, lo riferiscono fonti curde. Già ieri si era saputo che lo staff internazionale delle organizzazioni umanitarie era stato costretto a lasciare la zona, ormai diventato incandescente. Anche lo staff internazionale dell’ong italiana Un Ponte Per, fino a ieri unica ong italiana presente sul posto, aveva abbandonato l’area. – [FONTE] CONTINUA A LEGGERE >>

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