Ambiente e salute

Un incrociatore nucleare, 350 missili russi, cinque navi da guerra: la scorta alle armi chimiche verso Sicilia e Calabria

By admin

January 29, 2014

Stando alle informazioni pubblicate in rete da vari organi d’informazione, una delle navi di scorta alla Ark Futura, la ben nota nave delle armi chimiche siriane in viaggio verso la Calabria, sarebbe la “warship” Pyotr Veliky, ossia l’incrociatore da battaglia russo “Pietro il Grande”.

La nave, della classe Kirov, è entrata in servizio nel 2004 e risulta che sia a propulsione nucleare. Secondo informazioni pubblicate da RT e numerosi siti di marina specializzati, la Pietro il Grande è armata anche da decine di missili tattici dei quali non è dato sapere, ovviamente, se siano armati con testate nucleari o meno. Si presume che siano “solo” convenzionali.Cape Ray

La scorta della nave danese Ark Futura con armi chimiche da movimentare nel porto calabrese di Gioia Tauro consta di almeno altre quattro navi da guerra: una britannica (la HMS Warship Montroy), una cinese (la Yancheng) una norvegese (la HNoMS Helge Ingstad) e una danese (la HDMS Esbern Snare)

Tutte assieme hanno un equipaggio stimabile in quasi 1400 marinai militari (non civili, ovviamente) dei quali la metà circa nella nave russa, e sono in assetto di guerra per ridurre al minimo i rischi di attacchi terroristici o di altra provenienza.

Descriviamo in breve e con relative foto, le navi da guerra che, per arrivare a Gioia Tauro, dovranno necessariamente navigare ben addentro le acque territoriali della Sicilia e della Calabria attraversando insieme alla Ark Futura lo Stretto di Messina: un punto strategico al centro del Mediterraneo, economicamente e militarmente sensibile fin dai tempi di Ulisse.

L’incrociatore da battaglia russo Pietro il Grande è decisamente la più grande nave nella scorta, con un dislocamento a pieno carico (che ne misura la “grandezza” per dirla in termini semplici) di 28.000 tonnellate. Come nave da guerra è di ragguardevoli dimensioni, potentemente armata ed equipaggiata: lunga 252 metri ospita ben 727 marinai. Da informazioni di dominio pubblico si evince che sia dotata di ben 350 missili di vario tipo. In più è provvista di un vasto arsenale di siluri e anche di cannoni fino a 305 mm di calibro. In pratica, per dimensioni e potenza, è l’ammiraglia della flotta di scorta alla Ark Futura.

 

La fregata cinese Yancheng è la seconda nave di scorta che non fa parte della NATO. Lunga 134 metri e con un dislocamento di 4.053 tonnellate è servita da 165 uomini d’equipaggio. Armata di quattro missili navali, possiede cannoni e siluri e un sistema di radar e decoder non meno sofisticato di quello presente nelle altre navi della squadra “multinazionale”.

La fregata britannica HMS Warship Montroy della British Royal Navy è grosso modo delle stesse dimensioni: 133 metri di lunghezza e 4.900 tonnellate a pieno carico. Provvista di 32 missili antiaerei, si difende con siluri e cannoni di vario calibro. L’equipaggio è di 185 uomini.

La fregata norvegese HNoMS Helge Ingstad fa parte della classe Fridtjof Nansen. La Royal Norwegian Navy ha a disposizione cinque navi di questa classe che rappresentano l’unità da combattimento navale principale della marina norvegese. Anch’essa paragonabile alle fregate inglese e cinese della scorta, è più pesante, 5.290 tonnellate a pieno carico e grosso modo della stessa lunghezza: 134 metri. Ha un equipaggio standard di 120 uomini. Armata da almeno 16 missili è dotata come le altre, di cannoni e siluri, etc. Tecnologia e armamento sono di ultima generazione e ha anche un elicottero a bordo.

Infine la nave da guerra danese HDMS Esbern Snare è la più nuova della squadra e anche la più potente e pesante tra le quattro fregate. In servizio attivo da quest’anno (2014) è praticamente alla sua prima missione. Lunga 137 metri disloca 6.300 tonnellate e fa parte della classe Absalon. L’equipaggio è di 169 uomini e dispone di almeno 36 missili, vari cannoni e due elicotteri, oltre alla tipica dotazione di siluri di vario tipo.

Presupponendo una velocità di crociera sostenuta per le possibilità della Ark Futura (Max 18 nodi), e cioè di 15 nodi o meno, la squadra impiegherebbe tra 15 e 36 ore per avvicinarsi alla Sicilia, passare lo Stretto di Messina e portarsi all’imbocco del porto di Gioia Tauro. In tutto questo tempo, le navi di scorta, comprese quelle non facenti parte della NATO, saranno nelle acque territoriali italiane.

Si presuppone quindi che la marina militare italiana, l’esercito, l’aviazione e la capitaneria di porto siano in massimo stato di allerta. Ci si può facilmente immaginare che la marina italiana, l’aviazione e l’esercito, mobilitino altre unità da guerra a controllo dell’operazione che per almeno due giorni si svolgerà in acque territoriali vicinissime a Sicilia e Calabria con la presenza di arsenali bellici di altre nazioni, due delle quali appartenenti ad alleanze estranee e teoricamente contrapposte alla NATO. Inoltre ci dovrebbero essere, a terra, circa 500-600 paracadutisti nell’area portuale sui quali si sono sparse voci mai smentite.

A questo si deve aggiungere che la marina e l’aviazione americana in zona non sarà certo assente: non stupirebbe il controllo, anche da lontano, di tutta l’operazione. Stesso dicasi per la consistente flotta russa al momento nel Mediterraneo. Dunque, lo Stretto di Messina sarà in massima allerta e il centro del Mediterraneo potrebbe pullulare letteralmente di navi da guerra, aerei e unità di ogni tipo, nazionalità e alleanza.

Si tratta quindi di una pronunciata militarizzazione dell’area dello Stretto, e della Calabria in particolare, con modalità, tipo di operazione e unità coinvolte decisamente straordinarie e, anzi, totalmente inedite.Stretto di messina

Di fronte a tutto questo l’ insistenza del governo italiano a considerare “ordinaria” l’operazione armi chimiche a Gioia Tauro lascia semplicemente basiti, così come la singolare idea di proporre un “opuscolo” d’informazione alla popolazione. Opuscolo del quale, per altro, si è persa traccia.

A rimanere col fiato sospeso per almeno 3–5 giorni (c’è il tempo di trasbordo e anche il ritorno attraverso lo Stretto), non saranno solo gli abitanti della Piana di Gioia Tauro, ma tutti i calabresi e i siciliani. E questo sarà solo per iniziare l’operazione-smaltimento con il trasbordo di tonnellate di pericolosi agenti chimici progettati per uccidere. Poi ci saranno lunghe settimane in cui la Cape Ray dovrà smaltire, in massima sicurezza, grandi quantità di sarin e iprite con un processo fortemente criticato da esponenti del mondo accademico greco per le sue ricadute sull’ecosistema dell’intero Mediterraneo. E si presume che le unità delle marine militari di mezzo mondo rimarranno al centro del Mediterraneo per tutto questo tempo e oltre.

Mamme e bambini di San Ferdinando. Per carità, tutti siamo d’accordo nell’eliminare le armi chimiche quanto prima. Ma sorgono spontanee una serie di domande da porre al governo italiano: non era il caso di informare e preparare la popolazione civile siciliana e calabrese sulla sua inevitabile vicinanza e “partecipazione passiva” a un’encomiabile quanto delicata, onorevole e pericolosa missione di pace? Non andava, forse, scelto un punto meno sensibile del Mediterraneo per questa operazione possibilmente senza costringere la Ark Futura a passare lo Stretto di Messina? Non era logico evitare un trasbordo e caricare il tutto direttamente sulla nave-smaltimento? Non era logico per lo meno evitare che tutte queste navi si avvicinassero così tanto al porto di Augusta, altro punto strategicamente sensibile? Addirittura risulta che il porto di Priolo-Augusta, principale terminale petrolifero italiano, fosse inizialmente individuato come possibile luogo di trasbordo. D’altronde, al peggio non c’è fine. Ma anche al meglio, per fortuna.  FONTE