Ambiente e salute

Banda larga, l’Italia è in ritardo: ecco cosa dice il rapporto Caio

By admin

February 01, 2014

Dovremmo raggiungere i 30 Megabit al secondo entro i prossimi sette anni. Ma la strada è ancora lunga. Come al solito, il bastone e la (piccola) carota. Partiamo dalla carota: il presidente del Consiglio Enrico Letta ci ha messo la faccia e ha ribadito a chiare lettere l’importanza della Rapporto Caio sulla banda larga: obiettivi Ue sono lontani per lo sviluppo dell’economia del paese. Ha parlato di “interesse primario” e ha auspicato un lavoro congiunto di pubblico e privati, con una spinta sugli investimenti da parte di questi ultimi. Il pubblico dovrà invece impegnarsi con la calendarizzazione e il monitoraggio degli obiettivi da raggiungere. Una confortante presa di posizione, soprattutto perché Letta è apparso consapevole del ritardo accumulato e dell’urgenza del problema.

E il ritardo è il bastone, il lato meno sorridente della medaglia. Secondo il rapporto stilato da Francesco Caio, Gerard Pogorel, docente dell’università ParisTech di Parigi, e Scott Marcus, advisor del regolatore statunitense Federal Communication Commission gli obiettivi comunitari per il 2020 sono tutt’altro che a portata di mano. Abbiamo sostanzialmente centrato la copertura della totalità della Penisola con la banda larga base nello scorso anno, ma il successivo scalino dei 30 Megabit al secondo a tutte la popolazione entro i prossimi sette anni è al momento difficile da raggiungere. Caio ha dichiarato che partendo da una situazione ancora limitata, i 30 Megabit potranno arrivare nella metà delle abitazioni dotate di linea fisse entro il 2017. Questo grazie alla tecnologia Vdsl e ai piani già messi nero su bianco da Telecom Italia, Fastweb e Vodafone, pronti a investire 1,7 miliardi e 0,4 miliardi di euro nei primi due casi e ad assicurare una copertura del 29% nel terzo. “A differenza del passato i piani sono già in esecuzione”, ha dichiarato Caio con una punta di ottimismo. Per raggiungere il risultato bisognerà anche lavorare sulla domanda di banda, più contenuta nel nostro paese rispetto agli altri per stessa ammissione di Caio. Il commissario ha citato la trasmissione di contenuti televisivi online, il cosiddetto catch-up video, come stimolo. Ha nominato i servizi nostrani firmati Sky o Mediaset, ma in sostanza ha chiamato a gran voce Netflix, in arrivo in Francia e Germania nel 2014 e ancora titubante nei nostri confronti.

I problemi iniziano quando si guarda al 2020: secondo Caio, allo stato attuale possiamo puntare in alcuni casi a una copertura del 70% con i 30 Megabit. “A oggi una parte rilevante del paese non ha prospettive definite”, in questo senso, si legge nel rapporto. Ancor più preoccupante la situazione dei 100 Mbps, che entro il 2020 dovrebbero raggiungere la metà della popolazione. Non c’è alcun piano. Si può guardare a picchi di 60-70 Mbps nelle aree più popolate lavorando sull’alfabetizzazione, stando con il fiato sul collo degli operatori e intervenendo con decisione sulla questione dei fondi europei, considerati centrali anche per il raggiungimento dell’obiettivo dei 30 Mbps.

A questo punto non resta che verificare (e sperare) che il Governo metta in atto l’attività di controllo e stimolo auspicata oggi. E che anche il prossimi esecutivo sia consapevole dell’importanza dell’argomento e dell’urgenza in atto. FONTE