Democrazia diretta

Bankitalia ammette il favore alle banche

By admin

February 05, 2014

La Banca d’Italia ha diffuso un comunicato stampa in cui ha preso posizione sul decreto legge che ha rivalutato le sue quote, portandole da 56 mila euro a 7,5 miliardi. Questa normativa è stata al centro degli scontri tra M5S e la maggioranza visti settimana scorsa alla Camera dei Deputati. Il Movimento di Grillo aveva parlato, anche in termini esagerati, di un regalo da 7,5 miliardi alle banche, ma come ha ammesso lo stesso istituto centrale, il decreto consente più forti requisti patrimoniali a costo praticamente zero. Come nota oggi Stefano Feltri sul “Fatto Quotidiano”, il Core Tier 1, una delle misure di riferimento per valutare la capitalizzazione delle banche, salirà in media dello 0,3% e dello 0,4% per i 15 più grandi istituti italiani. Il beneficio sarà dilatato nel tempo, per evitare che venga preso in considerazione negli imminenti stress test della Bce; la Bundesbank, la banca centrale tedesca, aveva posto il veto ad un misura così favorevole. Il secondo bonus concesso alle banche è invece l’aumento dei dividendi.

Finora infatti le banche azioniste dell’istituto centrale avrebbero potuto, teoricamente, rivendicare diritti sulle riserve, che sono patrimonio pubblico. La riforma invece garantisce agli azionisti rendimenti basati sull’utile di Via Nazionale. Come nota Feltri, prima il dividendo era pari a 70 milioni di euro, ora a 450. Prima però non c’era alcun tetto massimo, e i dividendi avrebbero potuto arrivare anche ad una cifra massima non lontana dalla soglia dei 450 milioni. Il direttorio di Bankitalia però, come è scritto nella nota, non aumenterà automaticamente i dividendi. I principali beneficiari dell’incremento, ovvero Unicredit e Intesa, che da sole detengono più del 50% delle quote, saranno però costrette a cedere le proprie partecipazioni, per scendere al tetto massimo del 3% di azioni di Bankitalia. Il punto più problematico della riforma è in effetti questo, perché l’istituto centrale non è una banca commerciale, ed il mercato per le sue quote è assolutamente teorico. Il comunicato stampa si spinge ad affermare che detenere azioni di Bankitalia sia prestigioso, un valore certo importante ma non così fondamentale quando si hanno problemi di redditività e patrimonializzazione come molte banche italiane. Se tra tre anni nessuno avrò comprato le azioni di Intesa ed Unicredit, Bankitalia potrebbe teoricamente doverle comprare spendendo 3,5 miliardi, e garantendo una sicuramente rilevante plusvalenza ai due istituti. Anche in questo caso, la nota di Via Nazionale rassicura su quanto succederà. La nota dell’istituto centrale conferma i molti limiti del decreto di Bankitalia, che pare cristallizzare la crisi fiscale italiana, e la stretta creditizia che ha reso così prolungata e profonda la recessione. Il nostro paese dovrebbe ricapitalizzare le sue banche, ma non ci sono i soldi per farlo, e si è tentata una via fittizia e certo insufficiente a risolvere il problema. La bad bank interna di Intesa sta lì a dimostrarlo, come anche la cessione a Cerberus di quasi un miliardo di crediti deteriorati di Unicredit. Ripensare la partecipazione azionaria di Bankitalia era anche sensato, ma affrontare un simile tema con un decreto legge al fine di trovare risorse per l’abolizione temporanea dell’Imu sulla prima casa è stato sicuramente un grave errore da parte del governo. Vista la nulla o peggio crescita risorse non ce ne sono, a meno di apportare tagli alla spesa pubblica che nessuno vuole realizzare visto il loro costo sociale e politico. Si pensi solo al crollo di popolarità subito da Monti quando la riforma delle pensioni ha palesato i suoi effetti. Prendere risorse dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia e al contempo aumentare i requisiti patrimoniali degli istituti di credito può sembrare il classico “prendere due piccioni con una fava”, ma assomiglia in realtà solo ad un brutto pasticcio. Sarebbe però opportuno che chi come il M5S si schiera all’opposizione facesse conti con la realtà, e non con il complotto a favore dei banchieri che assolutamente non esiste in questo decreto. FONTE