Ambiente e salute

Operazione “Confusion”: Fatture false per 93 milioni di euro nel commercio di pellet

By admin

September 18, 2020

18/09/2020 -Un modesto negozio di articoli ortopedici nella Maremma labronica, piccola Srl che, in pochi mesi, ha però visto “lievitare” i propri acquisti da 100.000 a 15.000.000 di euro. È nata da questa intuizione delle fiamme gialle della Tenenza di Cecina l’operazione CONFUSION, complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Livorno che la Guardia di Finanza ha concluso nel commercio di legno combustibile. Un’inchiesta internazionale partita nel giugno 2018, con investigazioni sviluppate in due fasi:

– la prima, in cui è stato scoperto e bloccato dai finanzieri un pernicioso sistema di compensazioni di debiti tributari accollati da 10 soggetti tra Roma, Piedimonte Matese (CE) e Civitavecchia (RM) con, al centro, in qualità di accollante, la Srl cecinese la quale vantava un credito IVA per 3,2 milioni di euro giustificato però dall’utilizzo di 15 milioni di euro di fatture false ricevute nel 2017 per un simulato acquisto di un capannone in Carsoli (AQ). Il tutto con l’ausilio di tre consulenti fiscali in provincia di Roma che hanno apposto il necessario visto di conformità sulla dichiarazione annuale e procacciato i debitori dello Stato (le società accollate) i quali hanno saldato le loro pendenze erariali mediante le compensazioni con il fittizio credito IVA.

Un sistema lecito ma strumentale, nel caso di specie, a una grande evasione fiscale. Attraverso l’istituto dell’accollo infatti, il debitore (l’accollato) e un terzo (l’accollante, la Srl cecinese) stipulavano un contratto in base al quale quest’ultimo, che vantava crediti d’imposta (IVA) non spettanti, si accollava il debito d’imposta che il primo aveva nei confronti dell’erario a fronte della percezione di un “compenso” di importo inferiore all’ammontare del debito medesimo; il vantaggio per l’accollante consisteva nella possibilità di monetizzare in fretta il credito IVA (comunque non autentico) ottenendo somme mediamente pari al 50% del debito accollato; ad esempio, se il debito era di 10.000 euro, l’originario debitore (ossia l’accollato) corrispondeva 5.000 euro all’accollante (la Srl cecinese) la quale estingueva il debito erariale acquisito mediante compensazione con l’IVA a credito artificiosamente creatasi mediante la ricezione di false fatture, intascando i 5.000 euro; in pratica, entrambi ottenevano un vantaggio: l’accollato estingueva il proprio debito tributario di 10.000 euro mediante pagamento di una somma pari alla metà, mentre l’accollante incassava 5.000 euro grazie al credito IVA generato dalle fatture false ricevute (manovra, questa, che oggi non è più possibile attuare dopo gli interventi normativi che l’hanno vietata, proprio originati da indagini della specie). Singolare il fatto che in un caso l’originario debito poi accollato sia scaturito da un verbale da 641.000 euro redatto dalla stessa Guardia di Finanza, a Civitavecchia, trasferito alla società cecinese con un pagamento di soli 130.000 euro;

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– la seconda fase, nella quale è stato messo in luce un reticolo di “scatole vuote” e rapporti soggettivamente inesistenti su tutto il territorio nazionale, sempre finalizzato all’evasione (dell’IVA). In particolare, la Srl cecinese – con a capo un prestanome ma di fatto occultamente gestita dal principale indagato, un 42enne genero dell’ex commerciante di articoli ortopedici, originario di San Vincenzo (LI) poi trasferitosi a Bergamo e solo formalmente residente in Romania – dal 2018 ha anche spostato la sede aziendale a Bari, cambiando denominazione e dichiarando di esercitare oltre che la compravendita di articoli ortopedici, pure quella del pellet – materiale slegato dai prodotti ortopedici – in assenza di idonee strutture commerciali: nessun capannone quindi, né magazzini, nessun mezzo di trasporto. Infatti, tutte le società della maxi frode IVA avevano solo mere caselle postali o uffici dove far girare le fatture per operazioni inesistenti. Il GIP presso il Tribunale di Livorno ha già emesso, in relazione alla prima fase delle indagini, un decreto di sequestro preventivo, fino a concorrenza dell’importo di 6,3 milioni di euro la cui esecuzione ha consentito di sequestrare 3 terreni agricoli a Velletri (RM), 7 unità immobiliari tra negozi e capannoni industriali sempre a Velletri e a Paliano (FR) nonché disponibilità finanziarie. Tra gli immobili sequestrati ne figurano tre, del valore commerciale di 1,4 milioni, ricondotti a uno dei commercialisti indagati ancorché “schermati” da una società britannica, una LTD con sede a Londra.

600 mila euro, ossia una parte degli oltre 16 milioni di euro di IVA complessivamente evasa dai responsabili, sono stati “autoriciclati” mediante trasferimento in un portafoglio digitale o wallet, per l’acquisto di criptovalute, gestito da una seconda importante società inglese, sempre di Londra, molto nota nel settore; una tra le caratteristiche più insidiose di questo sistema è il c.d. “pseudonimato” che ne caratterizza le transazioni, dal momento che a ogni soggetto titolare di una posizione finanziaria viene garantita la più completa riservatezza, sia per quanto riguarda la propria individuazione soggettiva che per l’oggetto delle transazioni poste in essere. Le ricerche ora puntano a individuare ulteriori beni, valori e wallet, eventualmente riconducibili agli indagati.

L’attività condotta dai finanzieri della Tenenza di Cecina ha permesso di scovare fatture per operazioni inesistenti, emesse o utilizzate, per oltre 93 milioni di euro, un’IVA evasa per oltre 16 milioni, 11 società “cartiere” e di denunciare all’Autorità giudiziaria 22 persone per dichiarazione fraudolenta, 3 per riciclaggio e 2 per autoriciclaggio del denaro illecitamente accumulato grazie alla stessa evasione fiscale, con la segnalazione a 63 Reparti del Corpo di 100 imprenditori e prestanome beneficiari della grave frode. – [Continua su FONTE] CONTINUA A LEGGERE >>

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