Ambiente e salute

Voto di scambio, ‘Ndrangheta tra Reggio e Trentino, colpo ai Serraino: 5 arresti, anche ex assessore poliziotto

By admin

October 16, 2020

16/10/2020 – C’è anche l’ex assessore comunale di Reggio Calabria Seby Vecchio tra gli arrestati dalla squadra mobile e dai carabinieri del Ros nell’ambito dell’inchiesta Pedigree 2 contro la cosca Serraino. È accusato di associazione mafiosa. Per il procuratore Giovanni Bombardieri e per i sostituti della Dda Stefano Musolino, Sara Amerio e Walter Ignazitto era lui il “politico di riferimento della cosca”.

Il clan gli assicurava “consistenti pacchetti di voti in occasione delle elezioni” e lui “sfruttava il ruolo di consigliere e assessore comunale per garantire favori ai membri della cosca di appartenenza e agli esponenti di altre articolazioni della ‘ndrangheta reggina”. L’operazione Pedegree 2 è il seguito dell’inchiesta che a luglio aveva portato all’arresto di 12 persone e tra questi il reggente della cosca Serraino, M. C., e la moglie S. P. ritenuta promotrice del clan e “portavoce” sul territorio del marito detenuto. In quell’inchiesta, la polizia aveva arrestato anche A. F., il gestore di un bar ritenuto intraneo alla consorteria mafiosa. Poche settimane dopo l’ordinanza di custodia cautelare, però, Filocamo ha scelto di collaborare con la giustizia e le sue dichiarazioni sono state utilizzate dai pm per ricostruire un altro tassello del clan Serraino.

È stato proprio il nuovo pentito a spiegare che “Seby Vecchio una settimana prima che ci arrestassero ci rassicurò circa il fatto che non correvamo (noi del gruppo Serraino) particolari rischi giudiziari: parlò con me una domenica mattina dopo il mio rientro da Verona. Ci siamo visti a San Sperato al bivio dopo Cataforio”. Ma Seby Vecchio non era solo un politico. Assistente capo della polizia di Stato, infatti, l’arrestato avrebbe assicurato “protezione ai sodali” e avrebbe procurato “notizie riservate sulle indagini in corso”. Avrebbe inoltre agevolato – è scritto nel capo di imputazione – “la latitanza dei capi della cosca che intendevano sottrarsi alla cattura” e supportato “gli interessi economici del sodalizio e dei suoi capi, agevolando l’apertura di attività commerciali ed instaurando rapporti societari di fatto (tramite il ricorso a fittizie intestazioni) per consentire l’avviamento di nuove attività imprenditoriali e scongiurare il rischio di sequestri”. – [Continua su FONTE] CONTINUA A LEGGERE >>

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