Cronaca

GASPARRI, accusato di corruzione e concussione, è ex compagno di scuola di SAGGESE

By admin

February 09, 2014

Il Faraone, ora, è accusato di corruzione e concussione. Dopo tre anni di denunce sindacali, esposti alla Corte dei Conti e soffiate ai giornali, un dirigente dell’Agenzia spaziale italiana – 530 milioni di affari, commesse su satelliti e razzi da mandare in orbita – è andato alla procura di Roma e ai pm Ielo e Palazzi ha raccontato appalti, assunzioni e nomine di Enrico Saggese, 64 anni, ingegnere elettronico, soprattutto compagno di scuola dell’ex ministro Maurizio Gasparri, rapporto che gli ha consentito di diventare prima commissario e poi presidente dell’agenzia pubblica. I suoi sei anni di governo dell’Asi ora sono sotto inchiesta.

La prima fase dell’indagine ha maturato sette iscrizioni nel registro degli indagati (corruzione e concussione) e ha fatto emergere un vorticoso giro di appalti truccati affidati – da Saggese e dai suoi controllati – alle stesse aziende. Fin qui sono state individuate le romane Art Work communication, relazioni esterne, fornitore di hostess per convegni, la Sistina Travel che con Saggese era diventata la biglietteria dell’Agenzia spaziale, la Triumph comunicazione & congressi e la Space Engineering, tecnologie radar. Quindi, la torinese Eurofiere, azienda di design, e la californiana 9Pm, sedi a Milano, eventi e intrattenimento.

Queste sei società nel cerchio del presidente organizzavano ricche fiere nel mondo – per un congresso a Napoli sono stati spesi 4 milioni di euro – affidando sub-contratti alla Get-It di Torino, società gestita da Vittorio Sette ed Elena Oteri, scelti solo perché genitori di due protetti del grande capo: i fratelli Francesca e Mario Giacomo Sette, diventati addetti stampa, lui soprannominato “Curriculum Zero” visti i titoli che poteva vantare (era un bravo ballerino).

La famiglia Sette è stata indagata in blocco e con loro i legali rappresentanti di alcune imprese del giro: Salvatore Marascia e Alfiero Pignataro, che pochi giorni fa ha dato a Saggese una carta di credito ricaricabile.

Le consulenze della Get-It, fatturate, non esistevano. Quei pagamenti, secondo l’accusa, servivano a pagare le tangenti a Saggese e i suoi. Roberto Borsa, responsabile dei rapporti istituzionali dell’Agenzia spaziale, ha visto le “strane fatture” e ha provato a chiederne conto al presidente. Ha ricevuto, in ritorno, minacce: «Fatti gli affari tuoi se non vuoi avere guai professionali». A quel punto ha scelto di portare tutto in procura.

Le carte, la testimonianza dall’interno e le intercettazioni sullo stesso Saggese hanno fatto emergere un panorama (noto alle cronache) di viaggi dispendiosi e familistici (trentatré persone portate per venti giorni a Vanderberg, in California, per il lancio di un satellite mai avvenuto: 1,1 milioni spesi), di autonomine (Saggese, già presidente dell’Asi a 80 mila euro l’anno e con una pensione da Finmeccanica, si è preso altre 90 mila euro con la presidenza del controllato Cira), di assunzioni di amici An (Enzo Savarese sempre al Cira), di portaborse distaccati alla presidenza del Consiglio a 23 mila euro al mese (l’ex finiano Antonio Menè).

Lo scorso 23 ottobre Saggese era stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 19 mila euro per l’assunzione immotivata di una psicologa: era la moglie di un dirigente Finmeccanica, Marcello Spagnulo, autori di libri comprati dall’Agenzia spaziale in quantità industriali.

Il nucleo di polizia tributaria e i carabinieri del nucleo investigativo di Roma nella sede Asi di Roma Tor Vergata (12 milioni il progetto, 84 milioni il costo finale) e nella sede Cira di Capua, provincia di Napoli, hanno sequestrato il dossier sui viaggi negli Stati Uniti degli ultimi tre anni, gli atti della gara vinta dalla società tedesca Ohb e una serie di contratti di consulenza (tra cui quello del professor Mariano Bizzarri, ricercatore della Sapienza di area An), e di nomina (compreso l’attuale direttore generale dell’Agenzia, Fabrizio Tuzi).

«Saggese ha abusato del ruolo apicale rivestito nell’ente», si legge nel decreto di perquisizioni. Il Faraone si difende: «Era una vicenda interna, non doveva venire fuori, ma sono estraneo a qualsiasi ipotesi di reato ». Fonti Repubblica