Cronaca

L’ex pm che indagò su Messina Denaro: «Sempre ostacolata, ho pensato che non lo volessero arrestare»

By admin

January 24, 2023

24/01/2023 – Il magistrato che più ha cercato di arrestare Matteo Messina Denaro è Maria Teresa Principato, la ascolteremo, ascolteremo la testimonianza di un rinomato e stimato investigatore della Procura di Palermo che però ad un certo punto viene coinvolto nell’indagine delle talpe della Dda – appunto – di Palermo, perché passava informazioni su Bernardo Provenzano e su Matteo Messina Denaro. L’ex Magistrata Teresa Principato è stata procuratrice aggiunta a Palermo e pm antimafia. Oggi in pensione, ha dato la caccia a Matteo Messina Denaro per molto tempo. Nei giorni scorsi aveva parlato delle connessioni tra l’ultimo dei Corleonesi e la massoneria. Sostenendo che i grembiulini hanno protetto la latitanza del boss. All’epoca però la pista fu abbandonata. Secondo Prinicipato, perché le sue indagini furono ostacolate. «Pensai davvero che non lo volessero prendere», dice oggi a La Stampa. E ricorda: Sia io sia altri colleghi cercammo di convincere il procuratore a fermare i colleghi del gruppo agrigentino che volevano procedere all’arresto di un boss che secondo noi ci avrebbe portato dal ricercato. Avrebbero vanificato tutto. Anche i carabinieri del Ros ci parlarono. Invano».

Principato si riferisce al caso di Leo Sutera. «Era un capomafia», ricorda oggi. «Appena uscito dal carcere incontrò Messina Denaro. Aveva anche il compito di farlo incontrare con due mafiosi palermitani. Lo fotografammo mentre estraeva da una pietra un pizzino del latitante. Lo lesse e lo rimise al suo posto». Per l’indagine utilizzarono persino i droni. Ma i colleghi di Agrigento vollero arrestarlo in un’altra operazione. Il procuratore capo di allora, Francesco Messineo, le chiese se lei fosse certa dell’intercettazione che collegava Sutera a Messina Denaro. «Confermai, ma non si convinse. E successe un’altra cosa strana. Seppi che poco dopo, in quei giorni, si recò in aula bunker dove venivano effettuate le intercettazioni sulle ricerche del boss. Chiese a un ufficiale di sapere se ve ne fossero di interesse». Successivamente lei portò il caso al Consiglio Superiore della Magistratura. Che però non intervenne. – (Open-OnLine)

Senatore della Repubblica per 24 anni, presidente della provincia di Trapani, sottosegretario all’Interno dal 2001 al 2006, nel più longevo dei governi di Silvio Berlusconi. Dopo cinque processi, Antonio D’Alì è stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione a sei anni di carcere e il 14 dicembre scorso si è costituito nel carcere di Opera a Milano. Un mese dopo è finita la trentennale latitanza di Matteo Messina Denaro. “A Trapani Messina Denaro aveva sin dalla nascita praticamente una rete di protezione tra le più forti. Come si fa a non pensare che la polizia o una polizia così asservita, in fondo, non facesse capo proprio al sottosegretario agli Interni?” afferma Teresa Principato, Procuratore aggiunto di Palermo dal 2019 al 2017. 🔎 Eppure qualcuno a Trapani nei primi anni duemila a fare una piccola rivoluzione ci aveva provato. È l’epoca in cui lo Stato confisca ingenti patrimoni mafiosi che poi non riesce a gestire. E Cosa nostra trova sempre il modo di rimetterci le mani. Si tratta del prefetto Fulvio Sodano. Ma nel 2003 improvvisamente viene trasferito ad Agrigento. La firma sul Decreto è del Ministro dell’Interno Pisanu. Aveva dovuto cedere alle insistenze del suo sottosegretario D’Alì.