Ambiente e salute

Superbonus, superballe per coprire la manovretta. Danno numeri tanto al chilo

By admin

September 18, 2023

17/09/2023 – Parlare del Superbonus fa venire “mal di pancia” al ministro Giancarlo Giorgetti. Forse è per questo che gli è impossibile fornire i dati per districarsi nel caos generato dal suo grido d’allarmein vista di una manovra che si annuncia di piccolo cabotaggio.Al Tesoro rimandano alla Nota di aggiornamento al Def che uscirà entro il 27. Nel frattempo però qualcosa viene fatto filtrare. L’ultimo dato – contenuto in una nota riservata dell’Agenzia delle Entrate – è di 142 miliardi, comprensivo di tutti i bonus edilizi oggetto di cessioni dal 2020 – quando il governo Conte permise la cedibilità – ad agosto scorso, di cui 12 frutto di truffe e 21 già compensati (ne restano109). Quel che conta di più, per la manovra, sono però i dati e il trend del 2023-24.Il primo aspetto da considerare è che il decreto con cui il governo, a febbraio scorso, voleva “uccidere” il bonus 110% e il mercato dei crediti, eliminando la cedibilità, non sta funzionando bene. I lavori ammessi alla detrazione del Superbonus salgono di 3 miliardi al mese, in calo rispetto a prima dello stop ma meno del previsto. Da inizio anno (dati Enea) il conto è salito di 20 miliardi, portando a fine luglio il totale a 83 miliardi. Se va avanti così, a fine anno si arriverebbe a30-35 miliardi in più nel 2023, ma è anche vero che il numero di asseverazioni è in calo e il trendrisente della corsa ad avviare i lavori partita a fine 2022,prima dello stop (quelli per condomini durano 6-7 mesi). Insomma, non è detto che il ritmo resti uguale nei prossimi mesi (al Tesoro si aspettano rallentamenti). Lo stop alle cessioni è arrivato dopo una girandola di interventi (anche se con molte deroghe) che aveva già innescato la corsa a consegnare le certificazioni di avvio lavori. Ad agosto, poi, il dlAsset di agosto ha previsto la proroga al 31 dicembre per le unità unifamiliari. In questi giorni è partito il pressing sul Tesoro per prorogare pure la scadenza dei condomini (ferma a fine 2022).Su questi numeri pesa il vero non detto: l’impatto sui saldi di finanza pubblica che conta ai fini della manovra. Su questo, come noto, la parola finale ce l’ha Eurostat. Tutto ruota intorno alla “classificazione statistica dei crediti” che a febbraio aveva spinto l’esecutivo a intervenire.Un mese dopo, infatti, dopo un’interlocuzione con l’Istat, l’ente di statistica europeo ha considerato “pagabili” i crediti edilizi da Superbonus e bonus facciate, visto che vi è una ragionevole certezza che, nel corso del tempo, il credito sarà utilizzato tutto. L’effetto è che si deve registrare un aumento dellespese subito nell’anno in cui si genera il credito invece che un calo delle entrate spalmato nei 4 o 5 anni in cui viene usato in detrazione. L’impatto sul deficit è quindi immediato: per i vecchi crediti, il disavanzo passato è infatti stato rivisto al rialzo di 0,2 punti di Pil nel 2020, 1,8 nel 2021 e 2,6 2022 (80 miliardi),con l’effetto però di abbassare quello degli anni successivi.Stando al Def di aprile, però, questo spazio fiscale sembra esser già stato utilizzato. Che succede ai nuovi crediti generati nel 2023-25, cioè il triennio su cui si costruisce la manovra? A maggio scorso, ilRagioniere generale Biagio Mazzotta ha stimato un impatto sul deficit dello 0,7% quest’anno (11 miliardi) e dello 0,3 nel 2024-25 (5 miliardi).Sembra poca roba, anche se è vero che la Ragioneria ha finora sbagliato tutte le stime dei costi diSuperbonus e Bonus facciate: a maggio le aveva già riviste per 46 miliardi (di cui 31 per il 110%), e da allora si sono aggiunti 20 miliardi. Eurostat dovrà decidere se quelli generati dopo febbraio vanno considerati “pagabili”: forse si saprà qualcosa il 22 settembre (quando Istat fornirà le stime del2022, in vista della Nadef). Nel frattempo, il Tesoro continua a considerli tali, ma Eurostat puòcambiare lo scenario. In ogni caso, non cambierà il saldo in termini di cassa, che resta lo stesso e impatta sul debito, facendolo salire. Insomma, al netto della contabilizzazione, il costo resta lo stesso, a meno che alla fine molti dei crediti incagliati non verranno usati in detrazione (a settembre ne scadranno per 7 miliardi). – [FONTE]