14/11/2024 – Associazione per delinquere finalizzata alle frodi fiscali e al riciclaggio, aggravata dal metodo mafioso. È scattata all’alba l’operazione ‘Moby dick’ della polizia e della guardia di finanza, sotto il coordinamento degli uffici di Milano e Palermo della procura europea, che hanno arrestato 43 persone (34 in carcere e 9 ai domiciliari, a cui si aggiungono altre 4 misure interdittive) ed eseguito un sequestro di beni per un totale di circa 520 milioni in relazione a una maxi truffa con false fatturazioni per 1,3 miliardi di euro. Come riportato da PalermoToday, nel provvedimento di sequestro ci sono complessi residenziali e immobiliari, per un valore di circa 10 milioni di euro, a Cefalù, Chiavari, Bellano, Noli, Cinisello Balsamo e Milano. Alcune delle misure sono state eseguite tra Italia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Lussemburgo, Bulgaria, Croazia e gli Emirati Arabi.
“L’indagine – si legge in una nota della Eppo, l’European public prosecutor’s office – è il frutto della convergenza di due distinti filoni investigativi originati dai nuclei di Polizia economico-finanziaria di Varese, Milano e Palermo sotto il profilo delle frodi carosello, e da personale della squadra mobile e del Sisco della polizia con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo, nell’ambito del quale emergeva la finalizzazione e partecipazione alla commissione di frodi carosello di esponenti della criminalità organizzata di stampo mafioso e camorristico, gestori di alcune delle filiere di società utilizzate nei circuiti già oggetto di indagine di Milano e incaricati, anche del rinvestimento dei profitti illeciti. I due procedimenti sono stati riuniti consentendo ai procuratori europei delegati di Milano e Palermo di avanzare una richiesta di applicazione di misure cautelari poi accolta dal gip del tribunale di Milano”.
Da questa mattina sono in corso oltre 160 perquisizioni in 30 diverse province italiane tra abitazioni, uffici e aziende riconducibili agli indagati, che sono effettuate anche con l’ausilio di unità cinofile “cash dog” della guardia di finanza, specializzate nel rinvenimento di banconote nascoste. Sono in tutto 200 le persone indagate e oltre 400 le società coinvolte. L’indagine, ricostruiscono gli investigatori, ha riguardato una cosiddetta “frode carosello” sull’Iva intracomunitaria nel settore del commercio dei prodotti elettronici e informatici tra Olanda, Lussemburgo, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Romania, coinvolgendo anche una ventina di società estere e alcuni “esponenti della criminalità organizzata siciliana e campana – si legge ancora nella nota – i quali, intravedendo gli ingenti profitti del business delle frodi carosello, ne sono entrati a far parte fornendo provviste finanziarie, così riciclando altresì i proventi di altre attività criminali”.
La frode sarebbe stata realizzata sfruttando il regime di non imponibilità ai fini Iva previsto per le operazioni commerciali intracomunitarie, interponendo in un’operazione tra imprese di Paesi diversi un soggetto economico fittizio, cosiddetta “cartiera” (o società fantasma o missing trader), che acquista la merce dal fornitore comunitario senza l’applicazione dell’Iva per poi rivenderla a un’impresa nazionale (anch’essa coinvolta nella frode) con l’applicazione dell’Iva ordinaria italiana. Ed è in questa fase che si realizza la condotta fraudolenta in quanto la società “cartiera”, invece di vendere la merce maggiorata del proprio utile e versare l’Iva incassata dalla sua cessione, la venderebbe sottocosto senza versare all’Erario l’imposta indicata sulla relativa fattura emessa. La missing trader, infatti, sprovvista di strutture operative e di dipendenti, di norma gestita da prestanome, senza adempiere ad alcun obbligo fiscale se non quello di emettere fatture false, dopo una breve vita, all’incirca 2 anni, viene fatta cessare e sostituita da altra impresa dalle analoghe caratteristiche.
Tale schema fraudolento avrebbe consentito agli indagati di immettere sul mercato nazionale beni a prezzi molto concorrenziali e prevede, di norma, ulteriori passaggi in cui la merce viene venduta, sempre sottocosto, a favore di altre imprese italiane (cosiddette “filtro” o “buffer”), inserite nel circuito con l’esclusiva finalità di rendere più difficile l’identificazione dello schema e dei suoi beneficiari finali, rappresentati dalle società cosiddette broker, ovvero le imprese effettivamente operative che, acquistando il prodotto dalla buffer con applicazione dell’Iva, vantano nei confronti dell’Erario il credito Iva corrispondente. L’effetto finale è quello di rivendere la merce sul mercato interno, approfittando del prezzo d’acquisto artificiosamente concorrenziale, oppure rivenderla all’estero spesso alle stesse aziende comunitarie (denominate “conduit”) che hanno originato la catena commerciale vendendo originariamente alla missing trader, per far sì che il carosello ricominci.
Il danno per l’Unione europea è costituito dall’Iva indicata nelle fatture emesse dalle missing trader o “cartiere”, che hanno acquistato la merce senza applicare l’imposta e che la collocano sul mercato nazionale applicandola invece al compratore, senza però versarla all’erario, ma ripartendola tra i complici della frode. “Imponenti – conclude la nota – i numeri delle imprese coinvolte nella frode scoperta: 269 missing trader, 55 buffer, 28 società broker e 52 conduit estere, per un volume complessivo di fatture soggettivamene false pari a 1,3 miliardi di euro nel quadriennio 2020-2023”. – [Fonte]