Cronaca

Russia-Ucraina, Kiev: “Ci hanno dichiarato guerra”. Assalto alle caserme in Crimea

By admin

March 02, 2014

A nulla è servita una telefonata di 90 minuti tra Obama e Putin: “Ritirate le truppe”, “No, tuteliamo i nostri interessi”. La Francia: “No al G8 di Sochi in queste condizioni”. Intanto però l’esercito dello “zar Vladimir” ha già attaccato reparti a Sebastopoli e secondo l’agenzia Interfax “i militari stanno passando in massa dalla parte delle autorità locali filorusse”

Alle porte dell’Europa la Russia va alla guerra che è già guerra fredda. Non è servita una telefonata fiume di 90 minuti tra il capo del Cremlino Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. La Casa Bianca ha chiesto il ritiro delle truppe già dispiegate da Mosca in Crimea (secondo il ministro degli Esteri ucraino ci sono già 15mila soldati) e si è dichiarata pronta ad aiutare il governo di Kiev. Ma Putin non ha sentito ragioni, ribadendo la necessità “di tutelare i propri interessi” e “la popolazione russa” che vive nella zona. Il risultato è nelle parole del premier ucraino: “La Russia ci ha dichiarato guerra, siamo sull’orlo del disastro”. ”Questo è un allarme rosso. Questa non è una minaccia, questa è di fatto una dichiarazione di guerra contro il mio Paese”, ha detto Arseni Iatseniuk. ”Noi esortiamo il presidente Putin a ritirare le sue forze armate dall’Ucraina”, ha aggiunto.

A poco era servita ieri (primo marzo) anche la telefonata tra i ministri della Difesa statunitense e russo. E poco significato (per l’ennesima volta, si potrebbe dire) ha avuto il Consiglio di sicurezza dell’Onu convocato d’urgenza. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si dice “gravemente preoccupato per la situazione e continua a monitorare gli eventi”, chiedendo “il pieno rispetto e la protezione dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”. Kiev già ieri aveva chiesto protezione alla comunità internazionale, Ue, Usa e Nato in testa. Gli alleati del Patto atlantico si riuniranno oggi, mentre i ministri degli Esteri europei aspetteranno domani (lunedì 3). Quello italiano Federica Mogherini (che oggi vedrà il presidente del Consiglio Matteo Renzi e la collega della Difesa Roberta Pinotti) ha partecipato in serata ad una conference call con l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Catherine Ashton e con alcuni suoi omologhi, tra cui Kerry, Hague (Gran Bretagna), Fabius (Francia) e Sikorski (Polonia) e ha sottolineato la necessità “di garantire unità, sovranità, inclusività e integrità territoriale dell’Ucraina”. La Francia ora auspica “la sospensione dei preparativi del G8 di Sochi” a giugno, come ha detto il ministro degli esteri Laurent Fabius, perché vanno rispettati i “principi conformi al G7 e al G8”. Mentre il Canada ha richiamato il suo ambasciatore a Mosca e minaccia di boicottare il vertice degli otto “grandi”.

Ma le battaglie diplomatiche sembrano superate in queste ore dai fatti. Il primo è noto grazie al racconto di un deputato del partito liberale ucraino Udar, citato dall’agenzia Unian e dal quotidiano Ukrainskaia Pravda: l‘esercito russo ha iniziato l’assalto di un reparto della Marina militare ucraina a Sebastopoli. Secondo la ricostruzione del parlamentare un ufficiale ucraino inviato per trattare è stato fatto prigioniero. In un locale sarebbe scoppiato anche un incendio. I militari ucraini hanno bloccato un mezzo blindato russo e si preparano alla difesa, mentre lungo il perimetro della caserma sono disposti uomini armati di mitra. L’Ucraina non si fida di certo e quindi ha richiamato i riservisti. “Il ministero della Difesa deverichiamare in tutta l’Ucraina tutti coloro di cui le sue Forze Armate hanno bisogno in questo momento”, ha detto il responsabile del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Andrii Paroubii. Questa misura permetterà, ha aggiunto, “di assicurare la sicurezza e l’integrità territoriale dell’Ucraina” dopo la “violazione da parte della Russia degli accordi bilaterali, in particolare riguardanti la flotta del Mar Nero”.

Nel frattempo miliziani armati fino ai denti hanno impedito l’accesso a diversi giornalisti stranieri al check-point nei pressi di Armiank, nel nord della Crimea, come ha constatato direttamente l’inviato dell’Ansa. Tra le troupe respinte quelle di Bbc, della tv pubblica olandese Nos e di Mtv Finlandia. Ai reporter sono anche stati requisiti i giubbotti antiproiettile. Lungo la “linea di frontiera” i miliziani scavano buche per posizionare armamenti difensivi e cecchini. E l’arrivo di truppe e mezzi russi sembra non fermarsi, in Crimea: circa 12 mezzi militari russi, con a bordo soldati e mitragliatrici, si trovano sulla strada che da Sebastopoli porta a Sinferopoli, la capitale della Repubblica autonoma (che però è sempre territorio ucraino). I giornalisti di Associated Press che si trovano nella zona riferiscono che il convoglio militare – che conta centinaia di soldati – è diretto verso la capitale della Crimea. Ma ci sono anche le prime diserzioni: militari dei reparti dell’esercito ucraino dislocati in Crimea passano in massa dalla parte delle autorità locali filorusse, secondo l’agenzia non governativa russa Interfax. Molte caserme sono state abbandonate insieme agli arsenali, quest’ultimi presi in consegna dalle forze di autodifesa della Crimea. I militari che non si affidano alle autorità locali presentano le loro dimissioni.

E la Russia non pecca certo di coerenza e alla durezza in politica estera fa corrispondere la consueta severità in politica interna: si registrano i primi fermi a Mosca in una manifestazione di una cinquantina di persone contro l’intervento militare russo in Ucraina. La polizia ha cominciato a portar via gli attivisti, almeno sette, mentre protestavano davanti al ministero della difesa, presidiato da un ingente schieramento di forze dell’ordine. I manifestanti avevano qualche cartello (“No war”, “Perdonaci Ucraina”, “Mi vergogno per i tank in Crimea”) e gridavano “No alla guerra“. FONTE