Ambiente e salute

Liguria, spese pazze secondo atto a base di skypass e champagne

By admin

March 08, 2014

Genova – Dagli scontrini per i soggiorni termali o il coiffeur, i finanzieri sono passati, andando un po’ a ritroso, alle località di montagna. Perché più che il conto finale della sauna, a quei tempi, servivano i soldi per lo skipass. Il problema è che con il passare delle settimane una cosa sta diventando (molto) chiara. Dopo lo sfacelo dell’Idv, un nuovo mini-tsunami si sta per abbattere sulla politica ligure.

È l’inchiesta bis sulle spese pazze che i consiglieri si sono fatti rimborsare con denaro pubblico, di cui finalmente si conosce qualche dettaglio in più. Attenzione: non il primo filone, quello che ha portato all’arresto dell’ex dipietrista Nicolò Scialfa, in mano alla Procura e tutto concentrato sulla legislatura in corso, iniziata nel 2010. Il prossimo terremoto riguarderà gli esponenti della Regione che hanno fatto parte dell’assemblea nel quinquennio precedente, in particolare dal 2008. Su di loro sta lavorando la Corte dei conti e ,sebbene non iscritti sul registro degli indagati, rischiano concretamente di dover mettere mano al portafogli per risarcire.

Che cosa si facevano pagare, con il denaro dei contribuenti? Dai dossier della Corte, di cui si registrano succose avvisaglie all’inaugurazione dell’anno giudiziario, filtrano alcune chicche: «Oltre a esorbitanti esborsi per consumazioni in bar e ristoranti, pure giocate al lotto, acquisti di medicinali, prodotti cosmetici, vini pregiati e champagne». Ma soprattutto: «Articoli di oreficeria, videogiochi nonché spese per viaggi all’estero e per soggiorni in località sciistiche».

Un delizioso mix che in parte anticipava i gusti di svariati successori – talvolta indecisi se comprare a sbafo sushi o cibo per gatti, e poi sempre orientati sull’en-plein – e però con vari tratti di originalità. Dopo aver notificato un primo «invito a dedurre» (in pratica l’avviso di garanzia della Corte dei conti) ai vari capigruppo, gli inquirenti hanno quantificato in quasi un milione le spese «anomale» per le quali sono state presentate, e ottenute, richieste di copertura “pubblica”. FONTE