Ambiente e salute

ENI INDAGATA A MILANO SUL CASO NIGERIA, PER CORRUZIONE INTERNAZIONALE,

By admin

July 06, 2014

L’Eni è indagata per corruzione internazionale per l’acquisizione nel 2011 di un giacimento petrolifero al largo della Nigeria del valore di un miliardo e 300 milioni di dollari. Mercoledì 11 giugno i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano su mandato dei pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, della Procura di Milano, sono entrati nella sede della società energetica quotata in borsa e controllata dal ministero dell’economia per notificare due atti. Il primo era un avviso di garanzia per responsabilità di tipo amministrativo secondo il decreto legislativo 231 del 2001 nei confronti della società. L’ipotesi contestata è la corruzione internazionale e l’Eni è stata iscritta nel registro degli indagati perché la legge del 2001 estende alle persone giuridiche la responsabilità per reati commessi in Italia e all’estero da persone fisiche che operano per la società.

La Procura di Milano ha iscritto sul registro degli indagati Paolo Scaroni e Luigi Bisignani insieme al mediatore Gianluca Di Nardo e alla società stessa Eni spa, per l’ipotesi di corruzione internazionale in merito all’acquisto della concessione petrolifera OPL 245 al largo della Nigeria, nell’aprile del 2011. La conferma arriva anche dall’agenzia Reuters. Gli investigatori non rilasciano alcun commento. Tanto meno sul nome degli altri indagati. I pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, dopo avere iscritto sul registro  l’Eni come persona giuridica ai sensi della legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle imprese, stanno valutando anche la posizione di altri top manager che si sono occupati dell’acquisizione. Manager come Roberto Casula, allora presidente della controllata locale NAE, Nigerian Agip Exploration Ltd, e ora promosso a coordinare tutte le esplorazioni e anche lo stesso Claudio Descalzi, allora direttore generale di Eni e ora divenuto amministratore delegato al posto di Paolo Scaroni sono citati più volte nelle carte dell’indagine.  Continua su FONTE