Cronaca

25 luglio 1943 – L’arresto di Mussolini e la caduta del fascismo

By nicola stefanini

July 25, 2014

Coltivare la storia per non ricadere in certi errori è un dovere di tutti. La vigilanza alla democrazia deve essere una prerogativa di ogni cittadino (Aristotele). La più bella Costituzione del mondo, fondata sui valori dell’antifascismo oggi è in pericolo, alcune modifiche che il governo attuerà con forza vanno a premere sul delicato equilibrio della Democrazia. Propongo una breve testimonianza inedita di quel giorno, per ricordare e riflettere, giusto per il tempo della lettura, giusto per le guerre in corso. Buona giornata.

LIVORNO – 25 LUGLIO 1943

“…lavoravo alla costruzione di un rifugio in via Trieste nei pressi della Stazione Centrale di Livorno e quella mattina del 25 luglio 1943, mi recavo a lavoro in bicicletta, anche se chiamarla tale era un eufemismo, alle ruote non avendo i fascioni avevo adattato un tubo di gomma e potrete immaginare come ci andavo bene. Bè, tutto sembrava tranquillo, il sole, sopra il cielo della guerra splendeva incurante colorando allegramente qualsiasi forma, l’aria non era tanto afosa e non tanto in fretta venivo giù da Montenero dove ero sfollato con la famiglia. Quando arrivai al cantiere mi corsero incontro alcuni Compagni dicendomi che il Re aveva arrestato Mussolini e che alcuni cittadini stavano cercando di occupare la vicina sede fascista sul viale della stazione. Non volli sapere altro, fui preso da una tale gioia che volai a dar manforte. Salendo al primo piano, mi trovai una scure fra le mani come quelle che adoperavano i boia per tagliare le teste, cominciai a menar botte da per tutto, andai sul terrazzo e ritto sul parapetto mi misi a colpire l’emblema fascista e mentre si sfaceva per terra, altri

compagni corsero ad informarmi che alcuni ufficiali tedeschi stavano fotografandomi; ero troppo preso: dopo le sevizie e la segregazione al San Giorgio di Lucca, dopo la condanna al tribunale speciale, dopo quello che fecero passare ai miei bimbi e a Nella, solo una schioppettata sarebbe riuscita a sottrarmi dalle mie faccende, scrollai le spalle e detti seguito al mio lavoro, in effetti rischiavo grosso perché ero ancora vigilato dal giorno della sentenza del ’36, con la motivazione che ero pericoloso verso l’ordine sociale. Dopo mi portarono un ometto anziano che mi si inginocchiò davanti, e continuava a ripetere che lui non si era reso responsabile di nulla, lo feci alzare e gli dissi che io non ero fascista, che non lo avrei ammazzato e che anzi, per me poteva campare altri cento anni, piuttosto ci dicesse dove tenevano nascosti i generi alimentari. Ci indicò una porta ben serrata, ripresi l’ascia, strumento del quale la sede era ben fornita e con quello riuscì a scardinare l’uscio blindato con non poche difficoltà. Si presentò ai nostri occhi un vero e proprio tesoro, ci trovammo di fronte ad una enorme quantità di scatolame di latte condensato, scatolette di carne, biscotti, e tanta altra roba che feci caricare su dei carretti per portarli al vicino ospedale civile, scortati da dei Compagni di fiducia. Il regime fascista era disfatto, ma al governo subentrò il Maresciallo Badoglio, sì, proprio uno dei maggiori responsabili della disfatta di Caporetto del ’17; il suo motto fu: La guerra continua! e questo non diceva molto sulla nostra conduzione di vita, anzi ci proiettò verso un altro anno di atrocità…..”

Giuseppe Stefanini