Ambiente e salute

Lavoratori per un giorno, pensionati per la vita

By admin

September 24, 2014

Scalfari, deputato per 3 anni, incassa oltre 3mila euro al mese. Non è il solo privilegiato: da Ciampi a Toni Negri, quando bastano poche mensilità di contributi per vitalizi d’oro. Il radicale Boneschi fu in carica solo il 12 maggio 1982: in pensione a 44 anni.

Fino a 65 anni? Trentacinque anni di contributi? Quaranta? Quan­to pensate di dover ancora faticare prima di poter battere cassa al­l’Inps? E vabbè, consolatevi: ci sono alcuni italiani che, a differenza vo­stra, da tempo ricevono la pensione avendo lavorato la bellezza di una settimana. O, meglio, la bellezza di un giorno.

Proprio così: un solo gior­no di lavoro, pensione per il resto della vita. Vi sembra strano? Forse. Ma vi sembrerà un po’ meno strano appena conoscerete il lavoro (si fa per dire) svolto dai fortunati sogget­ti. Si tratta, in effetti, di ex parlamen­tari. Cominciamo dall’avvocato Luca Boneschi? Ma sì, cominciamo da lui: eletto per i radicali nel collegio di Como, fu proclamato depu­tato il 12 maggio 1982; il giorno dopo, il 13 maggio 1982, terminò ufficialmen­te il mandato. Ventiquat­tr’ore in carica, nemmeno una presenza in aula. L’uni­co suo atto formale alla Ca­mera? La lettera di dimissio­ni. Non si può dire che fu una gran fatica l’attività a Montecitorio dell’avvocato Boneschi. Eppe­rò è valsa una sempiterna rendi­ta che, secondo quando dichiarò lo stesso Bone­schi, gli è stata gentilmente offer­ta addirittura nel 1983. Cioè quan­do aveva appena 44 anni. Continua su FONTE

 

Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell’Italia dei Valori ha proposto l’abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione.

Indovinate un po’ come è andata a finire ! : Presenti 525 Votanti 520 Astenuti 5 Maggioranza 261 Hanno votato sì 22 Hanno votato no 498.

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera:

Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno – ce ne sono tre – e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C’è lavedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.

Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con gestione a tassazione separata.

Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.

Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno. Fonte