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Matteo e Silvio hanno siglato un accordo anche per il successore di Napolitano: la Finocchiaro

By admin

October 03, 2014

Già, cosa c’è davvero nel patto del Nazareno, al di là dell’accordo sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale? Innanzitutto si tratta di un accordo fatto in vari tempi. Nell’incontro del 18 gennaio alla sede del Pd si è raggiunta piena condivisione sull’abolizione dell’articolo 18 e sul nuovo inquilino del Quirinale. Negli incontri successivi ci si è accordati sulle tv e sulla riforma della giustizia. Un lavoro che per il fronte Berlusconiano è stato condotto da Denis Verdini nel ruolo dell’attaccante e del “duro” della situazione, mentre Gianni Letta ha vestito i consueti panni dell’ammorbidente che chiude la trattativa.

Sull’articolo 18 il punto è presto detto. Renzie ha sempre saputo di non avere i numeri in Senato e allora l’accordo prevede un soccorso azzurro che non crei problemi di nuove maggioranze con il Quirinale, ovvero l’uscita dall’Aula dei senatori di Forza Italia in modo da far abbattere il numero dei votanti.

Ben più delicato l’accordo sul successore di Re Giorgio, che sarà, fiato alle trombette, una donna. Una volta approvata la riforma del lavoro con l’ok di Bruxelles e Francoforte, Bella Napoli potrebbe decidere di dimettersi, all’inizio del 2015, ritenendo di aver garantito il garantibile. Renzie e il Banana hanno pronta la candidatura di Anna Finocchiaro, siciliana, classe 1955, presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.

Renzie ha imparato ad apprezzarla in occasione della riforma del Senato, sulla quale l’ex magistrato ha avuto un ruolo importante e decisivo. Anche perché ha letteralmente dato ripetizioni alla ministra Boschi, invitandola a casa e spiegandole passo a passo come muoversi. Renzi ha apprezzato e mostra di non dimenticare.

La Finocchiaro garantisce anche Forza Italia, o meglio, per lei garantisce Gianni Letta. Il gran ciambellano di Berlusconi ha un ottimo rapporto tanto con lei, quanto con una persona vicinissima alla Finocchiaro, Alessandro De Dominicis, un ingegnere che lavorava per il gruppo Finmeccanica.

Il terzo punto all’ordine del giorno del patto del Nazareno riguarda i magistrati, nervo scoperto della carriera politica del condannato Silvio Berlusconi. Il ministro Andrea Orlando ha preparato una riforma della giustizia che Forza Italia ha giudicato all’acqua di rose, ma che nel suo impianto non è stata bocciata senza appello. Soprattutto, vi ha inserito un punto che sta molto a cuore ai berlusconiani come la responsabilità civile delle toghe che sbagliano.

L’altro punto qualificante di un intervento sulla giustizia riguarda la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante. Anche su questo c’è l’accordo tra Renzie e l’ex Cavaliere, ma si è deciso di pensarci più avanti, per non mettere troppa carne al fuoco contemporaneamente con le toghe.

Di sicuro, le recenti traversie giudiziarie del padre Tiziano hanno convinto Pittibimbo che sulla giustizia bisogna muoversi con i piedi di piombo, ma bisogna muoversi.

Il quarto capitolo del Patto, come intuito anche da De Bortoli, riguarda la Rai. Qui l’accordo tra Renzi e Berlusconi è per prima cosa di natura economica: vista la perdurante crisi della pubblicità bisogna che Rai e Mediaset tengano sotto controllo i costi senza farsi scherzi reciproci.

E allora, tanto per fare un esempio, se uno vuole andare da Urbano Cairo a La7 a incassare compensi stellari, che si accomodi pure, ma Rai e Mediaset stanno con il freno a mano tirato e non si fanno concorrenza su ingaggi e acquisti. La doppia politica di austerity Rai-Mediaset, questo il ragionamento di Berlusconi e Renzie, non può che far bene a entrambe le aziende.

Sul fronte delle poltrone, va detto che il presidente Anna Maria Tarantola potrebbe lasciare presto, per motivi personali, la presidenza di viale Mazzini. Al suo posto Palazzo Grazioli sta pensando di mettere l’ex membro dell’Authority Antonio Pilati, ma sul suo nome c’è da registrare la contrarietà del mondo Mediaset, per il quale Pilati rischia di essere troppo debole.

La sedia che conta, comunque, è sempre quella del direttore generale. Luigi Gubitosi potrebbe andarsene con un beau geste per la fine dell’anno e al suo posto Renzie, con il via libera di Berlusconi, ha in mente di piazzare Antonio Campo dall’Orto, attualmente parcheggiato in Poste.

Il bello del Patto del Nazareno è che non ha una scadenza precisa e che nel corso di periodici incontri può sempre essere allargato a nuovi temi. Di sicuro, di carne al fuoco ne ha già parecchia. FONTE