Ambiente e salute

“ANOMALA GESTIONE DI 170 MILIONI SEQUESTRATI” COSÌ IL PROCURATORE DI MILANO TOGLIE IL POOL ALL’AGGIUNTO CHE L’HA DENUNCIATO AL CONSIGLIO SUPERIORE

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October 04, 2014

BRUTI PRENDE TUTTO: ROBLEDO LICENZIATO DALL’ANTICORRUZIONE

di Gianni Barbacetto Da il Fatto Quotidiano del 4 ottobre 2014

da Milano

Quando questa storia iniziò, già venne evocata l’esecuzione penale. È la sezione della procura che calcola le pene dei condannati. Non fa indagini, dunque non è particolarmente ambita dai pm, anzi. Ebbene, era il 15 marzo 2010 quando Alfredo Robledo, appena nominato procuratore aggiunto, andò a parlare con Edmondo Bruti Liberati, che stava per prendere possesso dell’ufficio di procuratore, in sostituzione di Manlio Minale. Si doveva stabilire quali compiti assegnare a Robledo. Bruti accennò ai reati sul lavoro, a quelli edilizi, “disponibile ad assegnarmi comunque in futuro fascicoli di reati di corruzione su cui avessi manifestato interesse”, racconta Robledo in una lettera inviata il giorno dopo a Minale. “Gli ho fatto presente che tale suddivisione di compiti non mi vedeva d’accordo. Allora Bruti, cambiando tono, mi ha detto: ‘Ricordati che sei stato nominato aggiunto per un solo voto di scarto, e che questo è un voto di Magistratura democratica. Avrei potuto dire a uno dei miei colleghi al Csm che Robledo mi rompeva i coglioni e di andare a fare la pipì al momento del voto, così sarebbe stata nominata la Gatto, che poi avremmo sbattuto all’esecuzione’”. “La Gatto” è Nunzia Gatto, che effettivamente, fino a ieri, era il coordinatore dell’esecuzione penale. Fino a ieri, perché ora il suo posto sarà preso da Robledo, che dovrà lasciare la guida del più ambito dei dipartimenti della procura, quello sui reati contro la pubblica amministrazione, erede diretto del pool Mani pulite. Ieri mattina, una circolare di 25 righe, firmata da Bruti e mandata via e-mail a tutti i pm, dispone che Robledo perda il dipartimento anti-corruzione. “Viene sbattuto” all’esecuzione penale, mentre Nunzia Gatto passa al dipartimento ambiente e salute al posto di Nicola Cerrato, per il quale è scaduto il termine di permanenza come dirigente. LA DECISIONE di Bruti è accompagnata da una durissima motivazione in cui il procuratore elenca una serie di comportamenti che giustificano l’esclusione di Robledo. Non avrebbe organizzato in modo efficiente il dipartimento, non avrebbe convocato riunioni mensili dei pm da lui coordinati, avrebbe commesso errori e scorrettezze in diverse indagini, da quelle sul San Raffaele a quella su Unicredit fino a quella sugli agenti della Polfer arrestati con scorte di droga. L’accusa più pesante è relativa alla gestione del denaro sequestrato a quattro banche (Ubs, Deutsche, JpMorgan, Depfa) durante le indagini sui derivati venduti al Comune di Milano. Ben 170 milioni di euro sono stati depositati non nell’apposito Fondo Unico Giustizia, ma presso la Banca di Credito Cooperativo di Carate Brianza e di Barlassina “senza che sia stata data motivazione alcuna della scelta di tali banche” e con “rilevanti scelte discrezionali in ordine alle banche e ai custodi, di cui il pm dottor Robledo non ha dato alcuna previa informazione”. Robledo replica che una cifra inferiore a quella segnalata da Bruti, 100 milioni, è stata davvero depositata presso la Banca di Credito Cooperativo, perché garantiva una gestione più efficiente del denaro, tanto che generò 22 milioni di interessi. I soldi furono comunque poi restituiti alle quattro banche da un giudice, con parere favorevole del pm, per favorire l’accordo che gli istituti siglarono con il Comune di Milano, a cui furono restituiti ben 455 milioni di euro, di cui 40 per il risarcimento del danno. La decisione di esautorare Robledo arriva al culmine di un conflitto che dura ormai da mesi, dopo che Robledo ha inviato esposti al Csm lamentando una gestione discrezionale della Procura da parte del capo, accusato di assegnare i fascicoli delle inchieste contravvenendo ai criteri organizzativi da lui stesso stabiliti. Il Csm appena scaduto non ha decretato né vincitori né vinti, anche per l’intervento del capo dello Stato a favore di Bruti. Il procuratore aveva allora tentato di esautorare Robledo dalle indagini più delicate costituendo una “area omogenea Expo” da lui personalmente guidata. Ma il Consiglio giudiziario di Milano, dieci giorni fa, aveva bocciato quell’inedita e incerta struttura organizzativa. ECCO ALLORA la scelta di ieri: via Robledo dal dipartimento anti-corruzione. Continuerà a lavorare soltanto sui fascicoli che si era personalmente assegnato: una trentina, di cui un paio su Expo. Tra le reazioni, quella di Antonio Di Pietro che polemicamente si chiede: “Ma questa e-mail l’ha firmata il procuratore di Milano o ‘sua eccellenza’ Giorgio Napolitano?”. Un magistrato commenta: “Se passa questa decisione a Milano, da domani ogni magistrato in tutta Italia sarà meno autonomo e dovrà obbedire non soltanto alla legge, ma ai suoi capi, con la prospettiva di essere trasferito ed esautorato se disobbedisce”. Appare difficile che, nei prossimi giorni, Robledo non risponda con un nuovo esposto al Csm e magari anche con interventi presso la procura di Brescia, competente a indagare sui magistrati di Milano.