Ambiente e salute

CAPORALATO, FENOMENO CRIMINALE A RAGUSA: IL NUOVO ORRORE DELLE SCHIAVE RUMENE, VIOLENTATE NEL SILENZIO DEI CAMPI

By admin

October 05, 2014

Nel distretto di Ragusa, fiore all’occhiello italiano per la produzione ortofrutticola, i proprietari terrieri considerano le proprie lavoranti, immigrate rumene, come una loro proprietà assoluta, da poter usare a proprio piacimento, sessuale compreso. Le donne stuprate non possono nemmeno abortire perchè nella intera Azienda sanitaria del Comune di Vittoria sono tutti obiettori. La cosa va avanti da anni nel silenzio dei più. Si dimostra il lato bigotto della comunità che da un lato tollera tali intollerabili violenze e dall’altro non ammette di fatto la libertà di abortire. 

Violentate nel silenzio dei campi a Ragusa Il nuovo orrore delle schiave rumene. Cinquemila donne lavorano nelle serre della provincia siciliana. Vivono segregate in campagna. Spesso con i figli piccoli. Nel totale isolamento subiscono ogni genere di violenza sessuale. Una realtà fatta di aborti, “festini” e ipocrisia. Dove tutti sanno e nessuno parla.

Violentate nel silenzio dei campi a Ragusa Il nuovo orrore delle schiave rumene VITTORIA (RG) – «Possono prendere il mio corpo. Possono farmi tutto. Ma l’anima no. Quella non possono toccarmela». Alina mi indica un

locale in mezzo alla campagna. «Lì dentro succede tutte cose possibili». È uno dei pochi edifici che interrompe la serie infinita di serre. Il bianco dei teli di plastica va da Acate a Santa Croce Camerina. Siamo a Sud di Tunisi, terra rossa e mare azzurro che guarda l’Africa. Siamo nella “città delle primizie”, uno dei distretti ortofrutticoli più importanti d’Italia. Il centro di un sistema produttivo che esporta in tutta Europa annullando il tempo e le stagioni. Gli ortaggi che altrove maturano a giugno qui sono pronti a gennaio. Un miracolo chimico che ha ancora bisogno di braccia.

I tunisini arrivarono già negli anni ’80, a frontiere aperte. Le dune di sabbia, il clima rovente, le case cubiche più o meno incomplete ricordavano la nazione di provenienza. Hanno contribuito al miracolo economico della provincia – l’oro verde – e poi sono stati sostituiti senza un grazie. Dal 2007 arrivano nuovi migranti che lavorano per metà salario. I rumeni. E soprattutto le rumene. Nell’isolamento della campagna sono una presenza gradita. Così è nato il distretto del doppio sfruttamento: agricolo e sessuale.

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