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VITALIZIO DA PARLAMENTARE. ANCHE LORO SE LO TENGONO STRETTO: DA VERSACE A BENETTON PASSANDO PER INDUSTRIALI E BANCHIERI MILIONARI. ECCO IL LUNGHISSIMO ELENCO

By admin

October 20, 2014

Vitalizi agli ex parlamentari Paperoni. Ricchissimi, ma costano 20 milioni al mese. Rampolli del capitalismo industriale italiano, imprenditori e banchieri. Siedono tutti su enormi patrimoni personali ma nessuno rinuncia alla rendita a vita che ha conquistato in Parlamento, anche per due anni soltanto o quando ne aveva 40. E così incrementano ancora la loro ricchezza a spese dello Stato. Ecco una lista.

Due miliardi di patrimonio, tremila euro di vitalizio. Luciano Benetton ha quasi 80 anni ed è seduto su un impero. Per Forbes è 13esimo nella classifica dei più ricchi d’Italia. Ma in ogni caso non rinuncia a 3.108 euro di vitalizio. E per che cosa? Per aver passato due anni in Parlamento. Che dire poi del re degli elettrodomestici, Francesco Merloni? Ex senatore della Repubblica è a capo di un gruppo industriale che all’ultimo bilancio ha registrato un fatturato di 1,3 miliardi di euro. Un patrimonio ragguardevole che arrotonda poi con i 6.087 euro accreditati ogni mese dalla tesoreria di Palazzo Madama, dove non mette piede da 14 anni. E dopo i capitani dell’industria arrivano i re della finanza, gli avvocati d’affari e i banchieri. Tutti uniti nel sacro vincolo del vitalizio.

Ebbene sì, il Monumento alla Casta è ancora in piedi. E con tanto di epigrafe. Ufficialmente è stato abolito nel 2012, ma solo per gli eletti delle legislature successive. Quelli che vanno all’incasso con le vecchie regole sono 2.450 e alle finanze pubbliche costano la bellezza di 230 milioni di euro l’anno, quasi 20 milioni al mese.

Scorrendo l’elenco dei beneficiari salta all’occhio la categoria meno sopportabile dei “Paperoni”, cioé coloro che erano ricchi prima ancora di candidarsi e che dalla politica hanno ottenuto pure una rendita fino a 9.470 euro al mese. Avete capito bene. C’è un’Italia che tira la carretta per una magra pensione e un’altra che si gonfia tasche già piene a spese di contribuenti più poveri di loro e attraverso una forma particolarmente odiosa di arricchimento degli eletti a danno degli elettori. Sopratutto alla luce della condizione del Paese.

Nel club dei “sei zeri” si ritrovano dunque rampolli del capitalismo industriale, top manager e finanzieri da rotocalco, banchieri e bancarottieri. Va tutto bene, ma se uno è proprio ricco sfondato? Pace, i privilegi devono essere uguali per tutti. E’ pur sempre una forma di redistribuzione della ricchezza, solo funziona al contrario: chi più ha più riceve, chi meno ha più versa. Di rinunciare spontaneamente non se ne parla proprio: il pudore non è di casa. E allora, visto che li dobbiamo proprio pagare e costano all’incirca 4 euro a contribuente, facciamo almeno le presentazioni. Ecco per chi si apre il nostro borsello. Continua Su Fonte