Ambiente e salute

Confermata nuova stangata: aumento IVA fino al 25,5%

By admin

October 23, 2014

L’aumento dell’IVA scatterà solo se la spending review prevista dal Governo con l’ultima legge di Stabilità non sarà sufficiente a comprimere la spesa pubblica. Allora, gli italiani restituiranno, di fatto, gli 80 euro ricevuti sulla busta paga (almeno quei fortunati che li hanno ricevuti): lo faranno attraverso le imposte indirette sui consumi, pagando di più ogni singolo bene acquistato. Infatti, l’imposta sul valore aggiunto grava, in sostanza, solo sul consumatore finale e sul prezzo che questi paga.

Il testo del DdL Stabilità bollinato ieri dalla Ragioneria di Stato conferma, dunque, le indiscrezioni della prima ora e i timori paventati qualche giorno fa. Scatterà un primo aumento dell’IVA tra poco più di un anno. E non sarà un aumento da poco. Laddove oggi l’imposta grava nella misura del 22% (gran parte dei beni di consumo) passerà al 24% nel 2016; l’anno successivo (2017) passerà al 25% e solo 12 mesi dopo (2018) sfiorerà il tetto record del 25,5%.

Stessa sorte per l’Iva agevolata che oggi gli italiani pagano nella misura del 10%: in questo caso gli aumenti saranno del 12% per il 2016 e del 13% nel 2017. Ricordiamo che poco più di un anno fa l’IVA era già stata ritoccata dal 21 al 22%. Mentre circa tre anni fa era ancora al 20%.

Ma quanto costerà agli italiani il passaggio dell’Iva dal 22 al 24%? Due punti percentuali potrebbe sembrare poco, sin anche per alzarsi dalla sedia e protestare: in una fattura di 100 euro significa 2 euro soltanto. Purtroppo, almeno per il consumatore, non è così. Quell’aumento di due punti andrà a gravare molto più di questa somma e, soprattutto, a pagare sarà solo il privato cittadino e non gli imprenditori (che possono scaricare quanto hanno pagato a titolo di imposta sul valore aggiunto).

Infatti, l’Iva è un’imposta “a cascata”: si paga ad ogni singolo passaggio della produzione. Quindi, per ogni vendita del bene (dalla materia prima al semi lavorato; dal produttore al grossista; dal grossista al rivenditore; dal rivenditore al consumatore) viene applicata l’IVA, che, ovviamente, divenendo “prezzo”, finisce per aggravare la base imponibile del successivo passaggio. I due punti percentuali in più andranno a incidere su ogni passaggio e, quindi, all’atto della vendita al consumatore, l’incidenza sul prezzo finale sarà di gran lunga superiore che non 2 euro. Seguendo l’esempio contenuto in “Ecco quanto peserà l’aumento dell’IVA”, su una iniziale prestazione di 100 euro il consumatore potrebbe pagare fino a 30 euro in più.

Inoltre, se gli imprenditori scaricano e, quindi, recuperano l’imposta pagata, non è così per il consumatore che la paga per intero (quindi, per ogni passaggio della produzione avvenuto) e non può neanche rivalersi su altri soggetti.

Fonte: laleggepertutti.it