Ambiente e salute

Dal 2015 direttamente dalle tasche degli Italiani, 606 euro di nuove tasse da pagare: grazie alla Stangata Renzi alle famiglie, ecco perché

By admin

October 26, 2014

Una piog­gia di tagli la legge di sta­bi­lità, e man mano che si va defi­nendo emer­gono nuove sor­prese. Spia­ce­voli. Ad esem­pio, le Regioni hanno cal­co­lato che oltre ai 5,8 miliardi di minori entrate già cal­co­late (i 4 di Renzi più il lascito dei governi Monti e Letta), dovranno rinun­ciare a ulte­riori 450 milioni di euro a causa della pre­vi­sta riforma dell’Irap. Ancora, secondo i conti dell’associazione Link, all’università potreb­bero venire a man­care 300 milioni. E i con­su­ma­tori denun­ciano il rischio di una pos­si­bile stan­gata da 606 euro a famiglia.

Ma soprat­tutto a far discu­tere è il “bonus neo­mamma” o “bonus bebé” annun­ciato a sor­presa dome­nica sera da Mat­teo Renzi durante la tra­smis­sione di Bar­bara D’Urso: costo 500 milioni di euro per il primo anno. Ovvia­mente, come d’altronde tutto il resto della legge, non è ancora spe­ci­fi­cato, ma secondo le dichia­ra­zioni della mini­stra Bea­trice Loren­zin (che in quanto Ncd inte­sta al pro­prio par­tito que­sto soste­gno alle fami­glie) si trat­te­rebbe di 80 euro al mese nei primi 3 anni di vita del bam­bino, per i nati dal 2015 in poi: andreb­bero ai nuclei con uno o più figli e con red­dito annuo fino a 90 mila euro, men­tre dai 90 mila euro in su se ne avrebbe diritto solo dal terzo figlio in poi. Per i red­diti fino a 26 mila euro si som­merà agli 80 euro da bonus Irpef.

La misura è stata cri­ti­cata da Pippo Civati – che ha anche annun­ciato il voto con­tra­rio sullo “Sblocca Ita­lia” — e per la stesse ragioni addotte dal pid­dino “dis­si­dente” ha mostrato per­ples­sità la Cgil: «Sono soldi spesi male – osserva Ros­sana Det­tori, segre­ta­ria Fp Cgil – Con le stesse risorse messe sul piatto dal pre­si­dente del con­si­glio, 500 milioni in 3 anni, si potreb­bero atti­vare 1000 asili per 60 mila bam­bini, creando al tempo stesso 12 mila posti di lavoro».

Attacca la norma anche la lea­der Cgil, Susanna Camusso: «Non so se l’intervento potrà essere coperto dal fondo pre­vi­sto nella legge di sta­bi­lità e mi col­pi­sce che non si decida mai una poli­tica orga­nica sulla povertà – com­menta – Ci vedo anche il rischio che possa essere con­trad­dit­to­rio con il lavoro delle donne».

Sul fronte delle Regioni ancora si tratta. Il pre­si­dente della Con­fe­renza dei gover­na­tori, Ser­gio Chiam­pa­rino, ha pro­po­sto uno scam­bio: le ammi­ni­stra­zioni rinun­ce­reb­bero ai 2 miliardi desti­nati alla sanità dal Patto per la salute, rimo­du­lando in cam­bio i 4 miliardi di tagli pre­vi­sti da Renzi. Soldi che però, come abbiamo già detto, in realtà si vanno a som­mare ad altre cifre decurtate.

Il coor­di­na­tore degli asses­sori al Bilan­cio, Mas­simo Gara­va­glia (Lom­bar­dia), ha cal­co­lato che «oltre ai 5,8 miliardi di tagli (tra Salva-Italia, dl Irpef e legge di Sta­bi­lità 2015), le Regioni dal pros­simo anno dovranno far fronte anche a un calo del get­tito di 450 milioni per effetto del taglio dell’Irap pro­po­sto dal governo». Quindi la triade Monti-Letta-Renzi pese­rebbe per 6,2 miliardi su bilanci già disastrati.

Cata­stro­fico anche il costo per le uni­ver­sità: «L’articolo 28 della legge di sta­bi­lità pre­vede tagli per cen­ti­naia di milioni di euro su spese e ser­vizi – spiega l’associazione stu­den­te­sca Link – Vanno aggiunti 18,8 milioni di decur­ta­zione del Fondo 2015–2016 pre­vi­sta dal decreto Irpef e 170 milioni di tagli già dispo­sti per il 2015 e non abro­gati. Sono 287,5 i milioni di euro di tagli pre­vi­sti per il 2015».

Secondo Adu­sbef e Feder­con­su­ma­tori, la mano­vra è «reces­siva e con coper­ture alea­to­rie, come il recu­pero di 3,8 miliardi di eva­sione. Inol­tre «addossa a Sanità, Regioni ed enti Locali oneri per circa 8 miliardi di euro che dovranno essere coperti da nuove tasse, sti­mate in almeno 330 euro per ogni nucleo fami­liare, anche per pagare l’Irap delle imprese». Ma ci sono anche «14 euro dall’inasprimento delle tasse sui fondi pen­sione; 23 euro dall’anticipo Tfr delle ban­che; 239 euro per la clau­sola di sal­va­guar­dia rin­caro Iva dal 4 al 10% su pane, latte, pasta. Per un totale di 606 euro».

Lo sgra­vio con­tri­bu­tivo sui neoas­sunti, infine, ha spie­gato il con­su­lente di Renzi, Yoram Gut­geld, varrà 1,9 miliardi di euro: dai 6200 agli 8060 euro l’anno, dando luogo secondo il governo a ben 800 mila nuovi posti in 3 anni. (Fonte)

Se i conti italiani non raggiungeranno gli obiettivi prefissati con Bruxelles, scatterà la clausola di salvaguardia che prevede l’aumento automatico dell’Iva. La manovra del governo Renzi porta in dote a Bruxelles, in caso di necessità, un aumento dell’aliquota Iva agevolata del 10% di 2 punti percentuali nel 2016 e poi di un altro punto nel 2017, arrivando così al 13%. Mentre l’attuale aliquota ordinaria del 22% salirebbe al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e al 25,5% nel 2018.

Non vi è soltanto questo. Nella finanziaria è anche previsto l’aumento delle accise sulla benzina come copertura. Questo, nel caso in cui l’Unione europea non accogliesse il meccanismo per il quale sarebbero le Pa a versare l’Iva e non le imprese.

Un’altra questione importante riguarda l’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive). Ecco cosa scrive la giornalista:

Già dall’anno d’imposta in corso la legge di stabilità prevede l’aumento dell’aliquota Irap dal 3,5 al 3,9%. Dall’altra parte, c’è da dirlo, va considerata l’eliminazione della componente lavoro dalla base imponibile Irap, valida però soltanto per le imprese con lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato. Per le piccole aziende, quelle con pochi dipendenti precari oltre alla mancata agevolazione si aggiunge anche la beffa dell’aumento dell’Irap al 3,9%.

Non finisce qui. Nella legge di stabilità è stata inserita anche la cancellazione dell’esenzione dal pagamento del bollo per le auto storiche. Una cancellazione che peserà non poco sui cittadini che possiedono una macchina d’epoca.

tfr. La legge varata dal Governo prevede che il lavoratore possa scegliere se ricevere parte del suo Tfr direttamente in busta paga, con un aggiunta del 7,41% della retribuzione. Ma la fregatura c’è. Leggiamo:

Ma la fregatura è proprio dietro l’angolo e colpisce soprattutto i poco informati. Prima di decidere se prendere o meno il Tfr in busta paga è necessario sapere che la tassazione a cui è sottoposto il Tfr sarà quella ordinaria come per tutti gli altri redditi da lavoro e non quella agevolata che si applica solitamente sul trattamento di fine rapporto. Non va meglio a chi decide di accantonare il Tfr in fondi pensione e casse previdenziali. La legge di stabilità infatti, prevede l’aumento della tassazione per la previdenza complementare: le tasse sui fondi pensione passano dall’11,5% al 20%, mentre quelle delle casse di previdenza dal 20 al 26%.

Altra fregatura. Mettere il Tfr in busta paga significa aumentare il proprio ISEE. Il lavoratore può così superare il tetto massimo di reddito per altre agevolazioni come il bonus Irpef di 80 euro o altri benefici assistenziali come sconti sull’iscrizione del figlio all’asilo.

Dulcis in fundo. Un colpo anche ai professionisti con redditi bassi. Leggiamo nei dettagli:

Si tratta del regime dei minimi, il regime fiscale agevolato (con una imposta sui redditi inferiore rispetto a quella ordinaria), applicato a professionisti, lavoratori autonomi e titolari di partita Iva i cui guadagni non superano una certa soglia. Con la legge di stabilità la tassazione dei minimi passa dal 5% attuale ad un’aliquota forfettaria del 15%. In pratica, chi godeva di un regime agevolato perché guadagna poco, nel 2015 si troverà un’aliquota triplicata.

 

 

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“Crediamo che la battaglia sia giusta e che sia quella dell’articolo 18 e su questo sapete benissimo che il M5S si è speso”. Così il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, che aggiunge: “M5S si è speso anche per spiegare bene ai cittadini italiani che i sindacati, soprattutto quelli storici che si sono trasformati in questi anni, sono i veri responsabili del disastro delle condizioni dei lavoratori in questo momento”.

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