La lettera di Michele prima del suicidio, la madre: “Di lui ricorderemo il suo gesto di ribellione estrema”
07/02/2017 – Con questa lettera un trentenne friulano ha detto addio alla vita. Si è ucciso stanco del precariato professionale e accusa chi ha tradito la sua generazione, lasciandola senza prospettive. La lettera viene pubblicata per volontà dei genitori, perché questa denuncia non cada nel vuoto: «Di Michele – dice la madre – ricorderemo il suo gesto di ribellione estrema e il suo grido, simile ad altri che migliaia di altri giovani probabilmente pensano ogni giorno di fronte ad una realtà che distrugge i sogni»
di MICHELE
Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi.
Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.
Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.
Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.
Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.
Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione.
Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.
Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno.
Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie.
Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri.
Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.
Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.
Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.
P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto.
FONTE
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PROBLEMI CON EQUITALIA?
PROBLEMI CON EQUITALIA ?
IO URLO IL VOSTRO SILENZIO
E VI CHIEDO DI LEGGERE / CONDIVIDERE / DIFFONDERE L’URLO CHE TRASMETTO ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE ED EQUITALIA PERCHE’ ………
Nel mese di agosto è stata presentata questa denuncia al Presidente della Repubblica (racc. 145734371684), al Governo (racc. 145734370876), alla Corte dei Conti (racc. 145734370888) e all’Autorità anticorruzione (racc. 145734370899) senza ottenere alcuna risposta.
Ma chi sono davvero i rappresentanti dello Stato ?
L’Agenzia delle Entrate sta perseguitando le piccole e medie imprese (pilastro dell’economia e dell’occupazione!), provocando danni enormi all’ economia, praticando una gigantesca estorsione, favorendo la corruzione su centinaia di miliardi di euro e violando leggi e costituzione, affossando la giustizia.
La Storia insegna che quando lo Stato viola i suoi stessi principi costituzionali, le conseguenze sono devastanti e quanto dannosa sia un’ amministrazione pubblica così’ potente, per il paese. Più potente è, più danni procura.
Questi i fatti : INDISCUTIBILI !
1. PERSECUZIONE DELLE PMI – VIOLAZIONE PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA
L’Agenzia “accerta” arbitrariamente su “ presunzioni “ 100 miliardi l’anno tra maggiori imposte, sanzioni, interessi e aggi a seguito della notifica di centinaia di migliaia di “avvisi” per il 90% a carico dei piccoli e medi imprenditori e dei loro familiari, molte volte perfino a “tappeto”, nonostante altre categorie incassino in un’ora quello che un artigiano guadagna in una settimana. E ciò non per il “numero” dei piccoli imprenditori (effettivamente tanti)!
Il paese pullula di DIPENDENTI privati e pubblici percipienti fuori-busta o “doppio-lavoristi” senza che nessuno si sogni di controllarli. Alla stregua del popolo delle partite Iva, la capacità contributiva (art. 53 Cost.) di questi ultimi non è certamente tale da giustificare massicci accertamenti contro di loro.
Il lavoratore (dipendente o autonomo) ha infatti diritto a una retribuzione (bianca o nera) proporzionata alla quantità e qualità (comprensiva dei rischi) del suo lavoro (art. 36 Cost.).
I piccoli e medi imprenditori, poi, lavorano molto di più e si assentano (per ferie, malattia, maternità, assistenza familiari ecc. ecc.) molto di meno rispetto alle altre categorie.
In realtà il fisco accerta le piccole imprese perché facilmente controllabili in base ai costi (mentre gli accertamenti devono essere non più “facili” ma più giusti). Con la conseguenza che le imprese vengono doppiamente colpite: dai costi (oramai insopportabili, a fronte di ricavi aleatori e schiacciati dalla concorrenza sleale estera) e dagli accertamenti fiscali.
L’Agenzia si guarda bene invece dall’accertare “a tappeto” gli “anti-economici” e faraonici, compensi dati dalle “aziende” pubbliche (costantemente in perdita), all’esercito di amministratori, dirigenti e consulenti raccomandati e/o imposti dalla politica.
2. VIOLAZIONE
PRINCIPIO DI CAPACITÀ CONTRIBUTIVA (ART. 53 COST.)
Dotata di strumenti talmente invasivi (banche-dati, indagini finanziarie, misure cautelari ecc.) da incidere fino all’ultimo euro e dalla Cassazione di poter aggredire anche i soci delle società a “ristretta base” (quasi tutte quelle italiane), a causa dell’Agenzia delle Entrate, in Italia è stata cosi’ abolita di fatto, la Responsabilità Limitata, uno dei pilastri dell’economia mondiale!
Nonostante lo Stato gli dia tali enormi mezzi, l’Agenzia non gli rende neanche l’ UNO per CENTO degli “ accertamenti “! ; infatti il suo organo di riscossione Equitalia, sconfessa la falsità delle sue pretese di esigibilità, arrivate ad oltre un migliaio di Miliardi di infondati addebiti gonfiati, incassandone, in modo molto discutibile, a malapena 7- 8 all’ anno !
E’ la prova che la presunta capacità contributiva “emersa ” dai maggiori imponibili accertati, semplicemente non esiste, altrimenti, con così forti poteri e facoltà e l’ enorme dispendio di uomini, mezzi e strumenti, si sarebbe trasformata in danaro o beni.
E che l’Agenzia delle Entrate viola sistematicamente lo stesso principale fondamento del suo operato, ovvero il principio di “capacità contributiva” ..
E’ ovvio per chiunque, tranne per l’ Agenzia, che (a differenza di altri soggetti), gli imprenditori evadono per far quadrare i conti, retribuire i dipendenti, acquistare macchinari ecc. E che è impossibile rubare utili o ricchezze inesistenti.
L’Agenzia sa bene invece, che gran parte dei “ maggiori imponibili”, sono falsi , come nel caso da noi denunciato al Sole 24 Ore del reddito professionale di oltre 20 milioni in due anni “accertato” a carico di un anziano malato.
Oltreché violazione del principio di “indisponibilità dell’obbligazione tributaria ”, ciò costituisce falso in atto pubblico.
3.DANNI,
ALLA NAZIONE, PROVOCATI DAL CONTENZIOSO FISCALE
Tutti gli accertamenti “presuntivi” vengono contestati davanti ai giudici tributari che ne annullano circa la META’ ( pur avendo interesse morale (come servitori dello Stato) e materiale (come beneficiari delle pubbliche entrate) a confermarli.
L’Agenzia delle Entrate mira al 60% di vittorie (come se un’azienda, cui si vanta di assomigliare , puntasse a sbagliare “solo” il 40% dei propri prodotti!), fregandosene che il 50% di vittorie o di sconfitte è un’inevitabile conseguenza statistica del fatto che gli accertamenti (discutibili, opinabili e presuntivi) sono troppi e troppo infondati.
Il “mondo accademico ” ( e professionale, sindacale , C.A.F. ecc. ) tace, perché ci lucra anch’ esso :
Infatti ai cittadini colpiti, queste vessazioni costano per difendersi, almeno il 20% del valore delle cause :
20 Miliardi di spese ogni 100 di accertamenti, ogni anno se ne va in parcelle, giornate di lavoro perse, distrazione mentale, stress, svendite e prestiti per farvi fronte ecc. , oltre a malattie, depressione, fallimenti, suicidi ecc.
Per la collettività, il costo dei contenziosi dell’Agenzia e delle sue migliaia di funzionari, addetti, avvocati, è 10 volte superiore ai risultati della sua finta “lotta all’evasione”,
ma è un fallimento voluto : comodo a parassiti ed avvoltoi Infatti, in realtà è solo un abominevole trasferimento di gigantesche risorse, dall’economia reale del lavoro a quella virtuale (e di carta), del mondo professionale;
Dai beni strumentali dell’occupazione in produzione, ai “Rolex d’oro” per la dannosità fallimentare dei colletti bianchi : è anche per questo che l’ Italia è il paese con più avvocati (e la peggiore burocrazia) del mondo intero !
4. AFFOSSAMENTO DELLA GIUSTIZIA
In Cassazione arrivano 50.000 cause all’ anno, provenienti dal paese più litigioso d’Europa (e con intere regioni in mano alla criminalità organizzata), da una valanga di ricorsi sulle questioni più varie: cause di lavoro (ben 25% del totale), rapine, violenze, omicidi (più o meno colposi o tentati), minacce, lesioni, incidenti stradali e non, furti, truffe, corruzioni, ingiurie, diffamazioni, inquinamento, liti tra aziende, vicini e condomini, contro le amministrazioni in generale, ecc..
In proporzione, di questa assurda enormità, le liti promosse da un’amministrazione pubblica seria, tenuta (a differenza dei cittadini), al principio del Buon andamento, non dovrebbero superare il 2-3 % .
Invece i ricorsi fiscali in Cassazione, a cura dell’Agenzia delle Entrate (che si vanta di vincere di più in tale sede), arrivano a ben il 50% del totale !
META’ impegno di un organo tenuto a dirimere i mali e le ingiustizie del Paese….perde tempo a tormentare per anni, piccoli e medi imprenditori, che tentano ad arrivare a fine mese pagando i dipendenti!
Oltre alle responsabilità della stessa Cassazione, l’Agenzia delle Entrate sta quindi affossando, con l’economia, anche la giustizia .
5. GIGANTESCA ESTORSIONE IN CORSO
Per sua stessa ammissione scritta, le intimazioni agli utenti vessati, con avvertimenti intimidatori di pagare subito e che altrimenti, se “non aderiscono ”, rischiano “altri controlli ” (anche a carico dei familiari), con “promesse ” che, in caso contrario, possono “star tranquilli per qualche anno ” , sono espressioni comportamentali che << rientrano nella normale dialettica fisco-contribuente >> !
E infatti, ogni 8 miliardi di incasso ( quasi ) reale, da questa falsa “lotta all’evasione ”, ben 5 sono pagamenti estorti con richieste 10 volte più alte e con definizioni, curate ad arte, dagli stessi funzionari che hanno eseguito l’accertamento !
Per giunta, la tangente :
dal 5 al 10 % sul “risparmiato ”, che i professionisti spesso pretendono dai malcapitati contribuenti !
6. INCENTIVO ALLA CORRUZIONE
L’Agenzia delle Entrate “regala”, ogni anno, a una ristretta cerchia di persone, il potere di iniziare, gestire, modificare, trattare e/o decidere, accertamenti discrezionali e arbitrari, per decine di miliardi !
E la corruzione (anche delle menti e delle abitudini) è notoriamente favorita dal potere discrezionale, figuriamoci da quello arbitrario !
Si noti che il personale dell’Agenzia, è diviso in dipendenti di “serie A” (controllo) e di “serie B” (servizi al contribuente) nonostante, lo stesso Statuto dell’ente metta in primo piano quest’ultima “missione ”…
7. I TENTATIVI (INUTILI) DI CAMBIARE
La situazione non è certo migliorata con l’introduzione, nel 2004-2005, dei famigerati “obiettivi monetari” in violazione dell’obbligo di astensione previsto dal Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (oltreché dell’art. 97 della Costituzione) contro cui ci siamo battuti, prima da soli nel 2007 , poi con il sostegno indiretto dei Commercialisti di Milano nel 2010 e infine con quello del sottosegretario Zanetti.
È come se i giudici venissero retribuiti in base agli anni inflitti; o i Carabinieri premiati in base ai proiettili sparati o ai “malviventi” feriti: le aziende vengono pur ferite e spesso uccise da accertamenti infondati!
Per limitare i danni basterebbe che l’Agenzia applicasse il principio “In dubio pro reo” rettificando gli imponibili solo con la sicurezza al 100 % delle proprie ragioni .
Lo abbiamo proposto, per anni (inutilmente), in base al D.Lgs 80/98 che prevede, quale compito principale dei dirigenti pubblici, non l’organizzazione degli uffici (che, ridotti come sono, vanno avanti da soli) ma “la formulazione di proposte” in favore dell’ente.
Il paese si sta impoverendo; la fame (di giustizia) aguzza l’ingegno; i cambiamenti partono dal basso (principio democratico); tale disposizione avrebbe rivoluzionato una pubblica amministrazione notoriamente ostile ai cambiamenti (vedasi altro articolo interessante in calce) .
Come volevasi dimostrare non è mai stata applicata; men che meno dall’Agenzia che, presa da “obiettivi ” di ogni genere (alcuni, come quello di indurre i contribuenti a versare denaro a enti di beneficenza, perfino illegali), non ha mai assegnato ai dirigenti, il principale compito previsto dalla legge! Peggio, lo ha relegato addirittura in secondo piano nel proprio Statuto !
8. FUGA DEGLI IMPRENDITORI DALL’IMPRESA E DAL PAESE
Non bastasse, l’Agenzia tratta i piccoli e medi imprenditori, cui capita di non rilasciare qualche ricevuta o scontrino, cioè quasi tutti, da “vermi intestinali ” e “parassiti ”. Così sono indotti a lasciare l’impresa o il paese; che va in rovina.
Sia al Sud dove l’economia si sta estinguendo (anche a causa della criminalità e della corruzione), che al Nord, dove sta per accadere altrettanto, alle estorsioni malavitose, si è aggiunta quella sistematica dell’ Agenzia delle Entrate. Con esiti drammatici e perfino tragici. Il tutto per un enclave economicidiaria di burocrati e nemici del lavoro.
Nel mese di agosto 2015 è stata trasmessa presentato questa denuncia al Presidente della Repubblica (racc. 145734371684), al Governo (racc. 145734370876), alla Corte dei Conti (racc. 145734370888) e all’Autorità anticorruzione (racc. 145734370899) senza ottenere alcuna risposta.
Ma costoro vi rappresentano per davvero ?
CITTADINI, IMPARATE A DIFENDERVI
DIFESA DA EQUITALIA
IO AFFERMO CHE PER DIFENDERSI BISOGNA SMETTERE DI PAGARE , SE PAGARE SI DEVE PRIMA BISOGNA CONTROLLARE.
RICHIEDETE IL VOSTRO ESTRATTO DI RUOLO E TRASMETTETELO A : info@avvocatoinfamiglia.com
LA MIGLIOR DIFESA E’ LA CONSCENZA . !
LA PRESIDENZA PROTEMPORE ANDREA FISCO
agenzia entrate vessatoria equitalia
Un altra tragedia della crisi, dramma in un’azienda: uno dei titolari si toglie la vita
RAVENNA 23/03/2016 – Al rientro, la madre ha trovato la vittima senza sensi. E’ stato immediatamente dato l’allarme al 118: dalla centrale operativa è stato disposto l’intervento dell’elimedica e di un’ambulanza.
Dramma in un’azienda di Villanova di Bagnacavallo. Un uomo di circa 50 anni si è tolto la vita nella tarda mattinata di mercoledì, impiccandosi durante l’orario della pausa pranzo. Si tratta di uno dei titolari dell’azienda di famiglia. A trovarlo è stata la madre, che dopo aver avvisato i soccorsi, è stata a sua volta soccorsa per lo stato di choc.
Il suicida ha approfittato dell’assenza degli addetti per compiere il suo gesto. E’ stato immediatamente dato l’allarme al 118: dalla centrale operativa è stato disposto l’intervento dell’elimedica e di un’ambulanza. Ma i sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Compagnia di Lugo, che hanno avviato i primi accertamenti. Non è stato lasciato alcun biglietto con le indicazioni sulle motivazioni. FONTE
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Ennesima vittima di stato: imprenditore bresciano si toglie la vita nella sua azienda
21/03/2016 – Dramma a Gussago, imprenditore trovato impiccato in azienda. A trovare il corpo senza vita dell’uomo, un 52enne residente a Brione, sarebbe stato il fratello. Sulle cause del gesto indagano i Carabinieri di Gussago e Gardone Val Trompia.
Un imprenditore di 52 anni, residente a Brione, si è tolto la vita impiccandosi nel capannone della sua azienda, la Svabo di Via Donatori del Sangue.
La tragedia nella serata di domenica: l’uomo avrebbe compiuto il drammatico gesto intorno alle 20.40. A trovare il corpo senza vita sarebbe stato il fratello, che ha bussato alla porta dei Carabinieri poco prima delle 21.00. Allertati i soccorsi, sul posto si sono precipitate due ambulanze, ma per il 52enne non c’è stato nulla da fare.
Sulla vicenda indagano i carabinieri della locale stazione e della compagnia di Gardone Val Trompia, che mantengono il più stretto riserbo.
Pare che l’uomo non avesse né problemi economici, né di salute e che non soffrisse di depressione. Sgomenta la compagna, già sentita dai militari, che non riesce a dare una spiegazione al gesto estremo. FONTE
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Lo stato in guerra con i propri cittadini: ennesimo suicidio per crisi economica
24/02/2016 CORNUDA (TV) – Artigiano ed ex parà si spara in piazza sotto la bandiera italiana. Drammatico suicidio ieri sera a Cornuda. A togliersi la vita un ex parà, ora artigiano, davanti al monumento dedicato proprio alla Folgore.
Secondo uno studio della rivista Lancet e del sociologo svizzero Nordt un quinto di coloro che si tolgono la vita lo fa per problemi economici e di disoccupazione.
Suicidi per crisi economica. Italia, Dati completi relativi al triennio 2012-2014. In totale 439: nel 2014 sono stati 201, nel 2013 erano 149, nel 2012 se ne contavano 89. Il picco massimo nel 2° trimestre del 2014, poi in in diminuzione. Il fenomeno non conosce più differenze geografiche o di tipologia lavorativa: 45% gli imprenditori suicidi, 42 i disoccupati.
Ha voluto farla finita davanti al monumento dei caduti di El Alamein in piazza Marconi. Il monumento caro ai parà della Folgore, di cui lui stesso aveva fatto parte. È morto sparandosi un colpo di pistola e pare per problemi economici legati, forse a una cartella esattoriale che gli chiedeva di rientrare di un debito.
L’uomo, Ivan Bolzonello, elettricista, ex paracadutista. Il colpo a quell’ora che è risuonato, in piazza,è risuonato in tutto il paese. Poi, alcuni passanti hanno notato il corpo senza vita dell’uomo ed hanno immediatamente chiamato i soccorsi. In breve tempo, la piazza di Cornuda si è riempita delle pattuglie dei carabinieri della compagnia di Montebelluna e le ambulanze del 118. Un gesto che molti ritengono ancora inspiegabile. In primis il sindaco di Cornuda, Claudio Sartor: «Un gesto che nemmeno io so spiegarmi. È stato lui stesso a volere fortemente quel monumento ai caduti di El Alamain».
Sul posto è arrivata la madre della vittima. Scene strazianti quelle che si sono viste. I carabinieri della compagnia di Montebelluna hanno lavorato fino a notte nelle indagini.Lascia la moglie e due figlie di 14 e 17 anni. FONTE
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Nel silenzio dei media si da fuoco nella propria auto: L’ultimo sms alla figlia recitava: “perdonami, ti voglio bene
11/02/2016 – COSA SUCCEDE IN ITALIA?
Queste le risicate considerazioni di un giornale locale dove è avvenuto l’episodio sconcertante nella giornata di ieri:
Un uomo si e’ dato fuoco all’interno della propria auto. La vittima e’ un autotrasportatore, Ferdinando Bosco, di 54 anni. La tragedia si e’ consumata in piazza Figurella, davanti al mercato ortofrutticolo di Villabate, in provincia di PALERMO. Sul posto, scattato l’allarme, sono intervenuti i carabinieri ed il personale del 118, ma per l’uomo non c’e’ stato nulla da fare. Il camionista, secondo una prima ricostruzione degli investigatori, sembra che avesse da poco perso il lavoro.
Nell’auto, oltre al cadavere del disoccupato, è stata trovata anche una tanica di benzina. L’ uomo non ha lasciato nulla al caso. “Era disperato – commenta un altro parente – questo suicidio è uno schiaffo per tutti. Ci vuole coraggio a togliersi la vita in questo modo”. “Non si può morire così – dice tra le lacrime un’altra cognata – Non è giusto”. L’ uomo, che si era da poco trasferito da Palermo a Villabate, era separato. La figlia, alla quale era legatissimo, viveva con la moglie.
ED ECCO UN POST DI TUTTO RISPETTO DI UN NORMALE CITTADINO:
PRIORITA’. UN TERMINE SCONOSCIUTO.
-La Kidman arriva a Sanremo e in pochi minuti le regaliamo 300.000 euro di compenso, l’equivalente di 3.000 abbonamenti RAI.
-I cantanti si esibiscono sul palco con i nastri colorati stracciandosi le vesti a tutela delle UNIONI CIVILI che sono diventate la priorità nazionale.
-Un uomo qualunque di Palermo, in preda alla disperazione per la perdita del lavoro, NEL SILENZIO DI TUTTI I MEDIA SI DA FUOCO nella propria auto. L’ultimo sms alla figlia recitava: “perdonami, ti voglio bene!!”
Le foto le ho messe provocatoriamente insieme per rappresentare tutto LO SCHIFO di una società che ormai ha perso ogni riferimento e sensibilità.
Ma soprattutto ha perso la capacità di discernere LE PRIORITA’ da quelle che non lo sono.
Proprio non ci arriviamo che ESISTONO DELLE EMERGENZE che richiedono PRECEDENZA rispetto ad altre!!!
Mi piace pensare che se la RAI avesse devoluto appena 10.000 euro al poveretto suicida…magari sarebbe ancora vivo. E la Kidman non sarebbe morta di fame! Facebook
FESTIVAL DI SANREMO, COMPENSI DA CAPOGIRO PER CONDUTTORI E OSPITI, ECCO TUTTI I DATI DEI CACHET
alt=”sanremo” width=”1″ height=”1″ />(10 Febbraio 2016) Questo Sanremo è destinato a far discutere non solo per abiti, canzoni e personaggi, ma anche e soprattutto per i cachet vari.
In un articolo di Libero a firma di Riccardo Stella, vengono appunto esaminati i compensi di conduttori e ospiti non solo di questo Sanremo, ma anche delle edizioni precedenti. Incassi da mille e una notte per Tyson, Travolta e Grant, non scherza nemmeno Laura Pausini che ha incassato in questa edizione più dell’ospitata di Adriano Celentano.
Onesta Madalina Ghenea che, rispetto a Virginia Raffaele e Gabriel Garko ha quasi 30mila euro di differenza.
Edizioni precedenti:
PAOLO BONOLIS: 1 milione di euro
ANTONELLA CLERICI: 800mila euro
GIANNI MORANDI: 800mila euro
FABIO FAZIO: 700mila euro
MIKE TYSON: 600mila euro
JOHN TRAVOLTA: 600mila euro
HUGH GRANT: 600mila euro
Edizione 2016:
CARLO CONTI: 500mila euro nel 2015, 550mila euro nel 2016
MADALINA GHENEA: 15mila euro
GABRIEL GARKO: 42mila euro
VIRGINIA RAFFAELE: 42mila euro
LAURA PAUSINI: 250mila euro
ELTON JOHN: 300mila euro
NICOLE KIDMAN: 300mila euro
(Fonte: retenews24.it – M.G.)
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Denuncia chock: Uomo e imprenditore, massacrato fino a renderlo un malato mentale
20/10/2015 – “Le banche si sono adoperate per smantellare ogni suo bene anche se accusate di aver praticato usura e anatocismo”
“Stefano B. è stato screditato, additato come persona depressa, psicologicamente fragile, in procinto di uccidersi e quindi invitato a curarsi. Non è malato è solo un imprenditore padovano che non aveva problemi di lavoro fino a quando le società creditrici non sono fallite e le banche, vista la difficoltà per il rientro sul conto anticipi, non si sono adoperate per smantellare ogni suo bene anche se accusate di aver praticato usura e anatocismo”. La denuncia è di Federcontribuenti Veneto.
IL RACCONTO DI STEFANO B. “Non avendo mai avuto bisogno delle forze dell’ordine non mi sarei mai immaginato una cosa del genere – dichiara lo stesso Stefano B. – rubare, estorcere, istigare al suicidio non sono più considerati reati, siamo solo limoni da spremere. Voglio che la mia persona sia pulita come lo era prima – afferma – per quello che riguarda la mia attività di imprenditore, in sede civile il giudice ha riscontrato usura nel conto corrente; per quello che riguarda i concordati, sono io che avanzo denaro e i debiti li pago quando sarò stato pagato per il mio lavoro. Se sto male è colpa degli usurai estorsori che non vengono puniti: è da quì che nasce il disagio”.
LA STORIA. “Nel dicembre 2013, Stefano B. ha comunicato alle proprie banche di aver ricevuto dalle aziende sue clienti comunicazione di inizio procedure concorsuali per 400mila euro – spiega Federcontribuenti – lo ha fatto perchè la sua azienda utilizzava il conto anticipi e gli serviva che le banche attendessero per il rientro. Una di queste, ricevuta comunicazione e senza avvisarlo, gli ha congelato il conto aziendale, per poi intimargli di rientrare di tutte le somme, prospettandogli, come unica alternativa, un mutuo ipotecario intestato a terza persona estranea all’azienda, mettendo le mani sulla casa dei genitori”. A questo punto, Stefano B., cittadino italiano, contribuente senza alcun debito con il fisco, lavoratore senza problemi di lavoro, viene sbattuto spalle al muro con l’azienda che gli si sbriciola tra le mani, con i conti da far quadrare, in azienda e in casa, e una vita di colpo non più sua ma della banca. Decide di farsi fare una perizia econometrica sui movimenti bancari, decide cioè di passare all’attacco e “la perizia riscontra usura e anatocismo, ma il giudice per le indagini preliminari, riscontrate anomalie nel calcolo, ne dispone l’archiviazione per il reato di usura”. I legali di Stefano B. si sono opposti alla richiesta.
FEDERCONTRIBUENTI. ”Accertare l’usura è affare sempre più complicato – afferma Federcontrinuenti – specie quando si accavallano i periodi anti e post Csm ( Commissione massimo scoperto in vigore fino al 2010 e sostituita con Commissione istruttoria veloce ), la Civ penalizza fortemente gli utenti bancari perché, anche per poche ore di scoperto, si trovano addebitati costi di Civ altissimi. Non è vero che l’usura non si applica più, è vero che dimostrarla, calcolarla e quindi accertarla è stato reso più difficile”.
LA SITUAZIONE ECONOMICA DI STEFANO B. 400mila euro è la somma che Stefano B. dovrebbe vedersi accreditare dalle aziende in concordato; 300mila euro quella che dovrebbe ricevere avere da società fallite; 270mila euro il debito con la banca: meno i 110mila euro che la banca ha prelevato dal conto di famiglia e meno 154mila euro conteggiati dal perito per gli interessi anatocistici, sarebbe rimasto un residuo di 6mila euro, a fronte di un’azione esecutiva dal valore di 700mila euro.
LA POSIZIONE DELLA BANCA. “La Banca ha precisato che la legge li autorizza a passare all’azione esecutiva anche per soli 100 euro – spiega Federcontribuenti – iniziano le attività di blocco, l’impossibilità cioè di lavorare per Stefano B., che, senza un conto corrente, si vede occludere ogni canale per pagare ma anche per riscuotere. Neanche la garanzia di Artigianfidi convince le banche a mollar l’osso e rifiutano come garanzia il capannone dell’azienda. Pressano B. con doppi appuntamenti settimanali, infine si prospetta il fallimento”.
DA IMPRENDITORE SANO A “MALATO MENTALE”. Il 9 aprile 2015, un anno dopo la denuncia di Stefano B. alla caserma dei carabinieri di Legnaro, con le accuse contro la banca di usura, atti persecutori, lesione del diritto di immagine, estorsione e istigazione al suicidio, la stessa caserma ha scritto ai servizi sociali del proprio Comune. Il comandante era preoccupato: “Stefano B. non intende arrendersi e continua a portare avanti l’azienda tra enormi difficoltà, tanto da causargli uno stato di ansia e depressione. L’uomo riferisce che tra le 4 e le 5 del mattino sente il bisogno di compiere gesti insani e, per scongiurare tali eventi, invoca l’aiuto alle forze dell’ordine o scrive email al ministero dell’Interno, alla Prefettura, al Centro anti racket, anti usura. Non chiede aiuto però al servizio sanitario né intende recarsi per sottoporsi alle cure del caso”.
I SERVIZI SOCIALI. I servizi sociali hanno risposto al comandante (conversazione del 2 maggio in caserma a Legnaro): “Il signor Stefano B., pur non essendo stato informato preventivamente dell’incontro con un medico, ha accettato il colloquio senza irrigidirsi. Si è presentato lucido, orientato, senza evidenziare turbe della percezione e dell’ideazione. Ha raccontato con adeguata preoccupazione una vicenda di lavoro molto complessa e i vari passi che sta mettendo in atto per garantire la prosecuzione della propria attività e la salvaguardia della propria famiglia.Non ho ritenuto necessario proporgli una terapia farmacologica, non avendo riscontrato una sintomatologia inquadrabile in una patologia”.
LA DENUNCIA DI FEDERCONTRINUENTI. “Perchè non c’è pillola o altra terapia che possa far guarire dalla rabbia un uomo che aveva chiesto solo tempo alla propria banca – conclude Federcontribuenti – un temporeggiare che avrebbe risolto tutto senza lasciare una lunga scia di sangue, amarezza e voglia di riscatto. Perchè un uomo, in Italia, viene attaccato in tutti i modi con cui si può attaccar un uomo, defraudandolo di ogni bene, dalla casa, ai conti bancari, al lavoro finanche della propria dignità umana”. FONTE
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Si uccide in azienda l’imprenditore Egidio Maschio: colpo di fucile al petto Pesanti debiti con le banche
24/06/2015 – Si è ucciso oggi un capitano dell’industria veneta. Anzi no, lo ha ucciso lo stato italiano. E’ infatti sempre più chiaro ed evidente a tutti che fare impresa in Italia è diventata un’avventura assurda e al di sopra di ogni logica e ogni giorno di più perde qualsiasi senso investire in uno stato in completo degrado che ha deciso di nutrirsi in modo parassitario delle risorse e delle speranze dei propri cittadini.
Tutto il Veneto è sconvolto da questa ennesima tragica notizia, che colpisce chi era ritenuto essere al di sopra di ogni rischio. Egidio Maschio è stato un grande imprenditore e un grande veneto che ha fatto la storia imprenditoriale della nostra Terra e che oggi rappresenta l’emblema del fallimento della speranza sotto la morsa del peggiore inferno fiscale del mondo occidentale, il burosauro odiato in ogni dove dai propri sudditi.
L’unica via di uscita è la nostra piena indipendenza, come hanno decretato in modo plebiscitario oltre 2,1 milioni di veneti, l’89,10% dei votanti nel referendum di indipendenza del Veneto del 16-21 marzo 2014. FONTE
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