22/04/2017 – Arrivato nel 1988 alla Popolare di Asolo e Montebelluna, fa carriera fino a diventarne vicedirettore generale. Nel 1997 prende il comando di Veneto Banca e da allora è il numero uno fino al 2014. Per 17 anni Vincenzo Consoli ha guidato l’ex popolare trevigiana.
Ora come qualsiasi lavoratore pretende gli venga pagata la risoluzione consensuale del contratto: in totale 3,5 milioni. E per averli si è risvolto al giudice del lavoro di Treviso.
Poco importante l’azzeramento delle quote che hanno subito gli azionisti, su questo sta indagando la magistratura romana per le accuse di aggiotaggio e ostacolo all’attività di vigilanza, che gli sono costate gli arresti domiciliari. La risoluzione è un suo diritto.
Consoli ha interrotto il suo rapporto di lavoro con la banca il 25 luglio 2015 e ha ricevuto “solo” 150mila euro per il mancato preavviso.
Ora pretende la somma in conseguenza di un accordo sottoscritto prima di interrompere il contratto che prevedeva il versamento di 1,8 milioni a titolo di corrispettivo per il patto di non concorrenza, 900mila euro a titolo transattivo, 761mila come penale per anticipata risoluzione e 189mila come indennità sostitutiva.
A queste richieste si oppone l’istituto di Montebelluna. Nel frattempo Veneto Banca ha reso note le politiche di remunerazione e incentivazione per i componenti del consiglio di amministrazione.
L’anno è il 2016, quando si sono succeduti ben tre cda. Quello presieduto da Pierluigi Bolla è durato 125 giorni ed è costato oltre 835mila euro. Per il presidente Bolla il compenso è stato di 168mila ero, la vicepresidente Cristina Rossello 123mila.
Con il “ribaltone” del 5 maggio si è insediato il nuovo cda che è rimasto in carica 95 giorni. La “spesa” complessiva è di poco superiore i 600mila euro. Dal cda eletto l’8 agosto, con l’ingresso di Atlante, viene tolto il gettone di presenza di 250 euro a seduta.
Il presidente Beniamino Anselmi (in carica dall’8 agosto al 7 novembre) riceve 101 mila euro, il suo successore e attuale presidente Massimo Lanza 86mila, il vicepresidente Maurizio Lauri 113mila.
Questo cda è costato complessivamente oltre 750mila euro. Per il 2016 lo stipendio del direttore generale Cristiano Carrus è stato di 900mila euro, il vice dg Michele Barbisan (dal primo gennaio al 1 settembre) è di 216mila e Dario Accetta (dal 23 maggio al 1 settembre) si ferma a 50mila.
Intanto Il gip di Milano ha disposto l’imputazione coatta per Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, rispettivamente ex presidente ed ex ad di Mps. Quest’ultimo oggi è consigliere delegato di Bpvi e consigliere di Veneto Banca.
La decisione del gip di Milano si riferisce alla nuova tranche di indagine della Procura di Milano con al centro presunte operazioni finanziarie irregolari. L’ipotesi è di una non corretta contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria, operazioni strutturate
la prima con Deutsche Bank e la seconda con Nomura.
La Pubblica accusa aveva chiesto l’archiviazione ma il giudice ha disposto che i pm dovranno formulare la richiesta di rinvio a giudizio per Profumo, Viola e un terzo indagato. Archiviate, invece, le posizioni di altri indagati. – fonte
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