01/09/2024 – Il quadro normativo per la lotta alla corruzione è consistente, ma è così complesso da incidere in modo negativo sull’effettiva applicazione delle norme. Ci sono ancora lacune per la prevenzione della corruzione di persone che svolgono funzioni esecutive di alto livello, in particolare nella regolamentazione del conflitto di interessi e nella trasparenza nella presentazione delle dichiarazioni finanziarie da parte di persone con funzioni dirigenziali. Lo scrive il Gruppo di Stati del Consiglio d’Europa contro la corruzione (Greco), che ha pubblicato ieri il rapporto di monitoraggio sull’Italia, conclusivo del quinto ciclo di valutazione dedicato a «prevenzione della corruzione e promozione dell’integrità dei Governi centrali e, in particolare, di coloro che hanno funzioni esecutive di alto livello nel Governo e nelle forze dell’ordine».
Il rapporto riguarda un ambito specifico dal punto di vista soggettivo, perché è limitato a considerare la situazione di persone che hanno particolari cariche e si basa sull’analisi, compiuta a partire dal 2017, che si è conclusa con la visita in Italia a maggio 2023. Il report, adottato a marzo 2024 e reso pubblico ieri, non contiene valutazioni di merito sull’eliminazione del reato di abuso di ufficio, che al momento del lavoro del team del gruppo di esperti era ancora in discussione.
I compiti per l’Italia. L’Italia ha 18 mesi di tempo per inviare al Greco un rapporto sulle azioni messe in campo per adempiere alle 19 raccomandazioni che fanno parte del documento finale, mentre il nuovo rapporto è previsto per il 2026.
Il Greco ha evidenziato la necessità di interventi per assicurare che tutti coloro che svolgono funzioni apicali del potere esecutivo siano sottoposti a controlli di integrità per prevenire e gestire potenziali conflitti di interesse e ha osservato che è necessario che anche i consulenti dei ministeri siano soggetti alle regole sui conflitti di interesse e alle comunicazioni finanziarie.
Inoltre il Greco non sembra convinto dal fatto che il codice di comportamento del settore pubblico, applicabile a dipendenti e dirigenti, non sia esteso anche ai titolari di cariche politiche, a collaboratori e consulenti, «indipendentemente così dal rapporto di lavoro e dal ruolo».
Un intervento normativo, all’insegna della trasparenza, è richiesto per regolare i rapporti tra i membri del Governo e i lobbisti, con l’indicazione specifica dei contatti, oltre a regole più stringenti e supervisione su regali, benefici e inviti.
L’Italia dovrebbe anche rafforzare il regime post-incarico, ampliandolo «nella sua portata per renderlo applicabile a tutte le persone con funzioni dirigenziali di alto livello». A cadenza regolare dovrebbe essere svolta un’analisi sistemica dei rischi di corruzione, con l’introduzione dei correttivi necessari. Nella “lista” del Consiglio d’Europa anche sanzioni effettive per tutte le violazioni, elemento che oggi manca.
Il Greco ha espresso preoccupazioni per la scarsa presenza a livello dirigenziale della rappresentanza femminile nella Polizia, nell’Arma dei Carabinieri e nella Guardia di finanza e ha raccomandato interventi per promuovere una rappresentanza più equilibrata. Infine, sono da incrementare le misure a tutela dei whistleblowers, cioè il dipendente pubblico che segnala alle autorità situazioni sospette all’interno della propria azienda, per far luce sulla situazione. Una figura poco presente in Italia. – [IlSole24Ore]