10/09/2024 – Una notte in silenzio dopo l’intervista con lacrime e scuse al Tg1 di Gennaro Sangiuliano. Poi a metà mattina, la “non consulente” ed ex amante Maria Rosaria Boccia spara. Ma non solo contro il ministro della Cultura. Stavolta alza il tiro direttamente contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Oggi vengo accusata di essere una ricattatrice, ma in realtà non sono io ad aver creato il ricatto – scrive su Instagram – Sono coloro che occupano i palazzi del potere ad esercitarlo”. E ancora: “Il potere ha spinto il ministro alle dimissioni per poi respingerle”. Infine il messaggio a Meloni: “Ma chi ha davvero fatto gossip: io, lui, o ‘l’altra persona’, sfruttando un momento strategico per il Paese?”. Il riferimento di Boccia è alla premier, si intuisce dalle parole dell’ex amante di Sangiuliano, avrebbe avuto un ruolo nella fine del rapporto, almeno di lavoro, tra il ministro e colei che doveva diventare la sua consulente.
Secondo quanto è in grado di ricostruire Il Fatto da fonti di primo piano nel governo, infatti, è stato proprio Palazzo Chigi a chiedere a Sangiuliano di stracciare il contratto di collaborazione all’influencer dopo settimane di litigi al ministero della Cultura, voci incontrollate e ricatti che circolavano nei palazzi del potere. Un passaggio che è avvenuto a metà agosto quando ormai i campanelli d’allarme erano troppi: il ministro ha dato seguito alla richiesta, che sarebbe avvenuta insieme a quella della moglie, con una mail che risale al 26 agosto scorso, da lui stesso mostrata al Tg1.
Tutto inizia ai primi di giugno, quando Sangiuliano ha già approfondito i legami con Boccia durante la campagna per le europee. Il primo allarme arriva da “Noi Moderati” di Maurizio Lupi: con l’ex ministro centrista Boccia aveva fatto un’iniziativa l’11 ottobre 2022 per sostenere l’italianità della pizza e poi ne aveva fatto un altro il 2 febbraio 2023 insieme al deputato Andrea Costa alla Camera sulla medicina estetica. Nel partito centrista si accorgono, però, che qualcosa non va. E quando notano che la donna accompagna spesso Sangiuliano, avvertono Fratelli d’Italia: Boccia, è la tesi, è “pericolosa”, registra tutto, meglio tenerla alla larga.
L’allarme a inizio giugno diventa rosso perchè l’influencer aveva fatto alcune attività con due deputati di FdI – Marta Schifone e Gimmy Cangiano – in altrettanti intergruppi parlamentari. Ma Boccia non si accontenta: punta al bersaglio grosso. Che nel governo Meloni ha il volto del cognato ministro Francesco Lollobrigida che, però, respinge le sue richieste di collaborazione. È a inizio giugno che vengono avvertiti i vertici di FdI: Sangiuliano deve liberarsi di quella donna. Suggerimenti che arrivano anche a Palazzo Chigi.
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Al ministero della Cultura il clima non è migliore. Da settimane Sangiuliano si aggira con la donna e, secondo fonti del ministero, il 22 giugno avviene un litigio tra il ministro e i collaboratori: questi gli chiedono se la donna sia la sua amante, lui nega. Lo staff spiega a Sangiuliano che la donna è incontrollabile ma lui non vuole sentirne parlare. La lite è furibonda. Tra i collaboratori c’è chi non va in ufficio o prende ferie per non incrociare la coppia.
Anche da Palazzo Chigi e dai vertici di FdI inizia moral suasion col ministro: “Non la nominare consulente“. Ma lui non ci sta: a tutti dice lei non si tocca. Il 16 luglio la donna si presenta al ministero per firmare il pre-contratto, che sarà stracciato solo un mese dopo, il 26 agosto: quel giorno Sangiuliano manda la mail al capo di gabinetto Francesco Gilioli per interrompere la collaborazione, lui avverte la donna che, venti minuti dopo, fa invece il post per dare l’ufficialità all’incarico sfumato, facendo esplodere il caso. Cos’è successo nel frattempo? I campanelli d’allarme nel governo sono aumentati – chissà, forse per alcune foto che iniziavano a circolare – e intorno a Ferragosto l’entourage della premier (insieme alla moglie) impone a Sangiuliano di cancellare il contratto. Il 16 agosto il portavoce del ministro la butta fuori dalla chat del ministero e dieci giorni dopo la nomina salta. A quel punto inizia la telenovela, ancora senza un finale. – [Di Thomas Mackinson e Giacomo Salvini – ilfattoquotidiano.it]