15/10/2024 -– “Sono la persona più dossierata d’Italia” dice la premier Giorgia Meloni, intervistata l’altro ieri dal direttore del Tg5 Clemente Mimun. “Nel dramma c’è la buona notizia: la mia vita è stata proprio passata allo scanner e non si è trovato niente. E forse questa è anche la ragione per la quale io sono così dossierata”. Ma è proprio così? La premier è intervenuta commentando l’inchiesta di Bari sugli accessi abusivi dell’ex dipendente di Intesa Sanpaolo, Vincenzo Coviello, che però sbirciò il suo conto corrente il 17 luglio 2022, quando non era ancora presidente del Consiglio. Meloni comunque commenta: “In questa Nazione ci sono probabilmente gruppi di pressione che non accettano di avere al governo qualcuno che pressioni non se ne fa fare, che non si può ricattare. E allora, magari tentano di toglierselo di torno con altri strumenti. Temo che non riusciranno”. Aggiungiamo che Coviello spiava pure i conti correnti di morti illustri (da Eugenio Scalfari a Diego Maradona) e membri dell’opposizione come Angelo Bonelli. Il che non rende meno grave la sua condotta. Ma non può certo definirsi mirata al solo governo. Il responsabile organizzativo di FdI Giovanni Donzelli parla di “un vero e proprio attentato alla democrazia. C’è qualcuno che non accetta di aver perso le elezioni e cerca in tutti i modi di provare a condizionare e ribaltare il risultato elettorale”. In effetti, tra gli accessi di Coviello, si conta anche il conto corrente di Ciriaco De Mita, avvenuto il 26 maggio 2022, giorno in cui muore a 94 anni: forse l’ex bancario voleva condizionare anche il governo da lui presieduto nel 1988. E così ribaltare la fu maggioranza del pentapartito. Il punto è che la parola dossieraggio è ormai il mantra quotidiano della destra al governo.
Non a caso lo rilancia anche Bruno Vespa, nel suo editoriale pubblicato dal Quotidiano Nazionale, quando denuncia il dossieraggio “continuo e solo su una parte politica” (la destra, ndr). E sottolinea le incursioni del bancario Coviello sui conti correnti delle sorelle Meloni e di Guido Crosetto.
A proposito di dossieraggi solo su una parte politica. Ci torna in mente il 31 dicembre 2005, quando Il Giornale della famiglia Berlusconi pubblica l’intercettazione della telefonata ‘Abbiamo una banca?’ tra Piero Fassino e Giovanni Consorte. Bruno Vespa già conduce ‘Porta a porta’ da un decennio. E non si ricordano intemerate sul “dossieraggio” dei nastri Unipol contro la sinistra (per il quale Silvio Berlusconi fu condannato a un anno e Paolo Berlusconi a due anni e tre mesi, prima che Santa Prescrizione, protettrice dei colletti bianchi, apparisse in appello e Cassazione). Certo, una notizia è una notizia, quindi va pubblicata. Quindi non è questo il punto. Ma chi – e come – recuperò quel file audio, mai depositato agli atti dell’inchiesta Unipol, per poi passarlo a Il Giornale? E come definire questa condotta, se non un dossieraggio in purezza? Che, peraltro, quasi costò la sconfitta all’Ulivo di Prodi: al momento della pubblicazione dell’intercettazione aveva oltre dieci punti di vantaggio nei sondaggi, tre mesi dopo vinse solo al fotofinish. Ma allora i dossieraggi non erano di moda come oggi. E Vespa editorialeggia, omettendo di ricordare che il dipendente di Banca Intesa, aveva ficcato il naso pure nei dati bancari di Luigi Di Maio, Matteo Renzi, Michele Emiliano, Francesco Boccia, Alessandro Di Battista, Nichi Vendola, Massimo D’Alema, Giuliano Amato, Antonio De Caro, Enrico Letta e Carlo Calenda. Non proprio il parterre della squadra di governo. Ma come detto, la vulgata è ormai chiara: i dossier sono tutti mirati contro la destra al governo. Peccato che la realtà sia un (bel) po’ diversa.
Prendiamo il caso di Pasquale Striano, tenente della Finanza sotto inchiesta a Perugia, accusato di migliaia di accessi illegittimi alle banche dati della Direzione Nazionale Antimafia. Un altro disco rotto che ripete un’unica canzone: Striano, nelle sue ricerche, mirava sempre e solo a una parte politica: la destra. Eppure un solo premier era finito nel mirino delle ricerche del finanziere. E si chiamava Giuseppe Conte. – [Di Vincenzo Iurillo – ilfattoquotidiano.it]
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