Stellantis: 160 milioni di buonuscita a Tavares per i suoi fallimenti. Premiato per aver rovinato i dipendenti FIAT.

03/11/2024 – Carlos Tavares conclude la sua cavalcata al vertice di Stellantis, il gruppo nato dall’ex Fiat Chrysler e la francese Peugeot-Citroën, con compensi incassati per circa 60 milioni e che, con la buonuscita sulla quale per ora ci sono solo indiscrezioni, potrebbero arrivare a 160 milioni, al lordo delle tasse. Dopo l’addio anticipato di Carlos Tavares da Stellantis, circola l’ipotesi di una buonuscita da 100 milioni di euro per l’ormai ex ad dell’azienda. Se confermata “sarebbe uno schiaffo in faccia ai lavoratori”, ha detto il segretario della Cgil Maurizio Landini.

L’addio di Carlos Tavares a Stellantis (arrivato, secondo Bloomberg, dopo il crollo delle vendite del gruppo negli Stati Uniti) si è guadagnato le prime pagine dei giornali, anche perché inatteso. Ma c’è un’altra notizia che ha sorpreso molti: il manager portoghese potrebbe incassare una buonuscita da 100 milioni di euro. Abbastanza per smettere di lavorare, verrebbe da dire. Poco importa che, a 66 anni, Tavares non paia intenzionato ad avviarsi alla pensione.

Certo, non è l’unico a congedarsi con un sostanzioso assegno, anche a fronte di performance che hanno deluso l’azionista. Situazioni difficili da comprendere per chi è abituato alle normali logiche del mercato del lavoro. Possibili, spiegano gli esperti, in virtù del potere negoziale dei super dirigenti. Ma anche di una precisa visione strategica. Accordi di questo tipo sono presi contestualmente alla firma del contratto e servono a spingere i manager con la responsabilità di grandi gruppi ad assumersi dei rischi. L’idea è quella di disincentivare gli atteggiamenti conservativi, quelli – cioè – volti a mantenere lo status quo. Con la garanzia di un trattamento regale anche in caso di addio, si spingerebbero i capitani d’impresa ad assumere rischi che, altrimenti, sarebbero poco propensi a correre. E si favorirebbe la crescita a lungo termine delle compagnie, possibilmente a due cifre.

Ma la riflessione, anche accademica, si è sempre più spesso chiesta se sia etico che società quotate (e che, quindi, devono rispondere agli azionisti-investitori) concedano questo tipo di clausole. Il fenomeno, abbastanza comune Oltreoceano, cominciò a fare sempre più scalpore dopo la Grande Crisi del 2008. Da allora, gli assegni si sono sgonfiati parecchio: ma restano irraggiungibili per i comuni mortali.

Le cose vanno decisamente peggio per i dipendenti ai gradini inferiori della scala gerarchica: al tempo dei grandi (e improvvisi) licenziamenti del tech degli anni scorsi, le aziende hanno cercato di addolcire la pillola aumentando progressivamente le buonuscite per chi decideva di lasciare, o era costretto a farlo. Salesforce, per esempio, avrebbe offerto cinque mesi di copertura sanitaria, Meta quattro mesi di stipendio. Un modo per rendere meno indigesto il boccone amaro. E, forse, per evitare strascichi legali.