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Medici di famiglia, 14 milioni di italiani resteranno senza: ecco la situazione

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22/02/2018 – Quasi 34.000 dottori smetteranno di lavorare. Se la formazione post laurea continuerà a essere gestita dalla Regioni, e non dalla Università, ne subentreranno solo 11 mila.
Il problema del numero insufficiente dei medici di medicina generale sta esplodendo in tutta Italia. Nei prossimi 10 anni quasi 34.000 di essi andranno in pensione, circa il 70% di quelli in servizio. Tutte le regioni saranno penalizzate da questo esodo, ma soprattutto Sicilia, Lombardia, Campania e Lazio. Il problema è già da tempo attuale e drammatico nei centri più piccoli, ma anche le grandi città saranno presto in difficoltà. A Milano Città Metropolitana ci sono, nella corrispondente Agenzia di Tutela della Salute (ATS), 868 medici di medicina generale, con un’età media di 59 anni. Ogni anno non meno di 30-40 in media lasceranno la professione per aver raggiunto il limite di età di 70 anni, senza tenere conto dei possibili pre-pensionamenti.

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Formazione e remunerazione
Ovviamente, questi medici dovrebbero essere sostituiti dalle nuove leve che escono delle Università. Ma non basta laurearsi per poter fare il medico di medicina generale, è necessario partecipare ed essere resi idonei in corsi gestiti dalle Regioni: durano tre anni e offrono ai medici selezionati borse di studio di 800 euro al mese. Le scuole di specializzazione delle Università, che danno il titolo necessario per lavorare negli ospedali, durano 4-5 anni, e garantiscono una remunerazione mensile di 1800 euro. È quindi assai più probabile che il giovane laureato preferisca partecipare alle selezioni nazionali per l’ammissione alle scuole di specializzazione che ai concorsi regionali per i pochi posti disponibili per diventare medico di medicina generale.

Interventi indispensabili
Seconda la Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), l’organizzazione sindacale e associazione professionale dei medici di famiglia, se il numero delle borse di studio regionali rimarrà circa 1100 come ora, tra 10 anni saranno rimpiazzati solo 11.000 medici, con un saldo negativo di oltre 22.000. Le dimensioni di questo problema richiedono un intervento tanto urgente quanto drastico, che a mio avviso dovrebbe avvenire a livello dei Ministeri della Salute e dell’Università, non solo delle Regioni: potrebbe essere l’occasione per cambiare l’attuale modello di formazioni professionale dei medici di medicina generale, attraverso la creazione di scuole di specializzazione universitarie.



«Modello» europeo
In quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea la formazione dei medici di medicina generale avviene, come per ogni altra specialità medica, nelle scuole universitarie di Medicina e Chirurgia. Questa soluzione è particolarmente necessaria se si considera il cambiamento demografico, già in corso nel nostro e altri Paesi europei, dovuto all’aumento dell’aspettativa di vita e quindi all’invecchiamento delle popolazioni. L’assistenza all’anziano non può essere centrata sull’ospedale, come avviene purtroppo nella maggior parte delle regioni Italiane, con rare eccezioni. La formazione universitaria degli specialisti in Medicina Generale dovrebbe prioritariamente essere coordinata da discipline olistiche come la Medicina Interna e la Geriatria, e dalla Pediatria per la formazione di pediatri di famiglia (di libera scelta), con il contributo didattico e pratico delle varie discipline specialistiche.


Sistema da riformare
Nel complesso, mi sembra evidente l’inadeguatezza quantitativa e qualitativa dell’attuale sistema dei corsi regionali di formazione in medicina generale, e la necessità di valorizzare questa figura medica con l’evoluzione in disciplina universitaria e la nuova costituzione di scuole di specializzazione. Questa trasformazione avrebbe il vantaggio di enfatizzare la professionalità del medico di medicina generale e il ruolo cardine che ha nella gestione territoriale dell’anziano con più patologie, favorendo una reale integrazione con l’ospedale, ed evitando quella frammentazione di approccio che porta a gravi inconvenienti come l’inadeguatezza gestionale e prescrittiva degli anziani. Questo nuovo modello di cure primarie per affrontare la transizione epidemiologica è sostenuto anche dall’Associazione italiana giovani medici (Sigm. Aumenteranno forse i costi per il Ministero della Salute, ma diminuirebbero quelli assegnati alle Regioni per l’attuale inadeguata formazione. – FONTE
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Matera, un medico si rifiuta di rilasciare un certificato falso: il paziente lo picchia

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Il medico non vuole rilasciargli un certificato falso e il paziente gli frattura il femore. È successo a Ferrandina, nel Materano, dove il dottor Leonardo Trentadue è stato aggredito e malmenato dall’uomo per essersi rifiutato di compilare il referto medico necessario al rinnovo della patente dell’aggressore. La sera di venerdì, 1 settembre, il medico di famiglia di 67 anni è stato pestato con tanta violenza da richiedere una prognosi di quaranta giorni. Il paziente è stato denunciato per lesioni gravissime.

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Lui voleva il certificato per il rinnovo della patente, e pretendeva che il medico omettesse alcune patologie che avrebbero potuto compromettere il buon esito della pratica. Niente da fare: lo specialista non ha voluto rilasciarli il referto falso. Così, in maniera bonaria, aveva invitato l’assistito a scegliere un altro dottore, essendo venuto meno il rapporto di fiducia tra medico e paziente. A questo punto è stato aggredito. I militari della compagnia di Pisticci, Matera, hanno ascoltato entrambi: secondo una prima ricostruzione il professionista è stato aggredito prima verbalmente e poi fisicamente dall’uomo. Il dottore, al momento, è ricoverato nell’ospedale del capoluogo lucano con una prognosi di quaranta giorni.

A denunciare l’episodio è il segretario provinciale di Matera della Federazione dei medici di medicina generale, Michele Campanaro, che in una nota ha espresso solidarietà al collega. Campanaro ha evidenziato che “la certificazione corretta di quanto direttamente constatato o a conoscenza del medico è un atto che, oltre a costituire un obbligo deontologico, si pone anche a tutela della sicurezza di tutti i cittadini”.



La Federazione denuncia oltre alle “aggressioni che vedono vittime i colleghi di Guardia Medica – sottolinea la Fimmg Matera – privati della minima indennità relativa a tale rischio per le ”osservazioni” della Corte dei Conti e i successivi provvedimenti ”cautelativi” della Regione”, anche quelle “verso i medici di famiglia”. Una categoria di professionisti “che si credeva tutelata dal rapporto di fiducia medico/paziente. Crediamo – dice il segretario provinciale Campanaro – che tale episodio sia sintomatico della scarsa considerazione e rispetto verso la professione medica ormai schiacciata tra burocrazia e malcostume”. – FONTE


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