23/07/2024 – Dovevano essere i giorni del suo riscatto. «Sono stato massacrato per sei anni, minacciato anche di morte per le mie scelte. Ora sono più sereno», aveva detto Claudio Vanin, dirigente aziendale di 56 anni, l’indomani dell’esplosione della nuova tangentopoli veneziana. E aveva aggiunto: «Non credo di essere indagato, io ho saputo che quei soldi erano una tangente solo dopo che era stata versata e quando l’ho saputo ho denunciato». Speranza delusa: pure lui, il grande accusatore dell’indagine che sta terremotando il Comune di Venezia, risulta indagato e il reato è quello degli altri: corruzione.
L’accusa
Per quali fatti? Per quelli che ha raccontato lui stesso, prima alla Guardia di Finanza, poi ai politici dell’opposizione e, da ultimo a giornalisti: «Ho dato 73 mila euro all’assessore Renato Boraso su indicazione di Luis Lotti (il manager italiano del magnate di Singapore Chiat Ching Kwong, ndr)». Una mazzetta. Pagata nell’ambito dell’operazione di acquisito del palazzo storico veneziano Papadopoli da parte del Comune di Venezia. Secondo l’accusa quel denaro è il prezzo di una corruzione. Alla base del pagamento c’era il valore dell’immobile: «L’hanno fatto scendere da una stima iniziale di 14 milioni di euro al prezzo vantaggioso (per Kwong) di 10,7», scrivono i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini nel loro atto d’accusa che ha portato a nove arresti fra imprenditori e dirigenti comunali, compreso quello in carcere di Boraso.
Fascicolo a tutela
«La somma di 73,2 mila euro veniva corrisposta a Boraso dal Vanin su indicazione di Lotti e Pasqualetto (l’architetto Fabiano Pasqualetto, ndr) attraverso il pagamento di due fatture dell’importo ciascuna di 30 mila euro più Iva emesse dalla Stella consulting di Boraso per una consulenza mai eseguita», aggiungono gli inquirenti. Le fatture sarebbero state emesse nel confronti della Falc immobiliare, azienda gestita da Vanin e Lotti, i due manager che la Procura definisce collaboratori di Wong.
L’indagine su Vanin, come fanno intendere gli stessi pm nella richiesta di misure cautelari senza però aggiungere altro, fa parte di un fascicolo separato. Domanda: perché è stato separato? Pare che la scelta sia legata a una forma di tutela nei confronti di chi ha aiutato l’attività d’indagine fornendo molti spunti investigativi che sono stati riscontrati. Riguardanti soprattutto la vicenda dell’area Pili di proprietà del sindaco Brugnaro, il cuore dell’indagine: «Il suo racconto è risultato attendibile, spontaneo e preciso». Un’«attendibilità oggettiva… – scrivono i pm – senza in alcun modo sottrarsi al riferire anche aspetti potenzialmente dannosi per la sua stessa posizione». Posizione singolare: supertestimone e indagato. – [FONTE]