
15/03/2025 – Ancora una storia di lobbisti. Ancora un’inchiesta per corruzione. E ancora parlamentari italiani al centro dell’indagine. Dopo il Qatargate, la polizia belga ha bussato ieri di nuovo alle porte del parlamento europeo: un centinaio di investigatori, su ordine del giudice istruttore e della procura federale, hanno condotto perquisizioni a tappeto a Bruxelles, in Vallonia e nelle Fiandre fermando diversi lobbisti legati al colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei. Ventuno le persone fermate per poi essere interrogate. Tra loro, come riporta il quotidiano belga le Soir, il lobbista italiano Valerio Ottati, 41 anni, che, dopo due legislature come assistente parlamentare, nel 2019 è entrato a far parte di Huawei, proprio nel momento in cui il gigante cinese stava lavorando per estendere la sua attività di influenza in Europa per proporsi come player principale della tecnologia 5 G.
Regali e partite di calcio
“La corruzione sarebbe stata praticata regolarmente e in modo molto discreto dal 2021 a oggi, sotto le mentite spoglie di attività di lobbying commerciale e assumendo varie forme, come regali, spese di vitto e di viaggio, o inviti regolari a partite di calcio”, ha spiegato la procura federale. Le accuse sono di corruzione, falsificazione e uso di documenti falsi, riciclaggio di denaro e organizzazione criminale.
Al centro dell’indagine ci sarebbero regali, biglietti per partite di calcio (Huawei è sponsor di diverse squadre) e viaggi da migliaia di euro mai denunciati dai parlamentari. Ottati è stato assunto, secondo l’inchiesta, dal colosso cinese proprio per i suoi rapporti con i gruppi all’europarlamento. Trasversali: nell’indagine si fa riferimento a deputati, anche italiani, sia del Partito popolare sia del gruppo socialista.
Le perquisizioni
I fermati attendono di essere interrogati. A loro verrà chiesto dei rapporti con i parlamentari (italiani, rumeni, spagnoli) e del perché nessuno di questi regali, come impone il regolamento del Parlamento, sia stato denunciato. Tra i luoghi perquisiti anche gli uffici del parlamento europeo di due assistenti a cui sono stati apposti i sigilli. Come nel caso del Qatargate anche questa volta le indagini sono partite da una segnalazione dei servizi di intelligence. Da tempo i servizi belgi lavoravano per ricostruire le modalità di selezione da pare della Huawei: era evidente, infatti, come i lobbisti erano stati scelti tra le persone che lavoravano nelle istituzioni dell’Unione europea. E non solo. – [Fonte Repubblica.it]