Arrestata consulente finanziario per abusivismo, truffa aggravata, riciclaggio e reimpiego di denaro illecito

25/10/2025 – I reati contestati alla consulente ed ai familiari prossimi congiunti, sono, a vario titolo, l’abusivismo finanziario (art. 166 del Testo Unico delle Finanze), la truffa aggravata (640, comma secondo, c.p.), il riciclaggio (art. 648 bis c.p.), l’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (648 ter c.p.), l’autoriciclaggio (648 ter.1 c.p.). L’attività delle Fiamme Gialle savonesi trae le proprie origini dall’analisi di operazioni sospette sui conti correnti bancari del nucleo familiare investigato, dai quali sono emerse movimentazioni in entrata, dal 2020 al 2025, per oltre cinque milioni di euro, accompagnate da causali del tutto generiche e da querele sporte da soggetti raggirati dalla consulente, insospettiti, in alcuni casi, dalle mancate restituzioni di denaro negli ultimi due anni.

Le indagini di polizia giudiziaria, dirette dall’Autorità Giudiziaria locale Procura della Repubblica, sono consistite in una capillare attività di analisi dei conti, delle interrogazioni alle banche dati in uso al Corpo, dalle interlocuzioni con gli organismi di regolazione e di vigilanza di settore e da attività di perquisizione telematica e informatica. Tale complessa attività ha consentito di raccogliere gravi indizi dei reati sopra descritti a carico dell’indagata, esperta conoscitrice del diritto bancario e finanziario: nell’ordinanza emessa dal GIP viene contestato di aver raccolto abusivamente i risparmi di 112 clienti, promettendo rendimenti sicuri e rilevanti raccogliendone la fiducia anche a causa delle parziali restituzioni, effettuate nel tempo, di quote di fondi comuni azionari. E’ stato, poi, accertato come la stessa non risultasse ormai da tempo iscritta in alcun albo gestito dalla Banca d’Italia, dalla Consob o dall’Ordine dei Consulenti Finanziari (C.d. OCF).

All’indagata viene altresì contestato di aver sottoposto agli ignari clienti, in presenza o via email, prospetti falsificati nei quali si attestava la redditività di investimenti in fondi comuni di diritto lussemburghese; la dinamica ricostruita si è sostanziata nel modello truffaldino piramidale noto come “schema Ponzi”, poiché, in ipotesi di accusa, gli investimenti proposti non erano, in realtà, svolti per conto dei clienti e le disponibilità finanziarie acquisite fatte transitare nei conti correnti della banker, in quelli dei suoi più stretti familiari ovvero della società di famiglia. La facoltosa platea di clienti raggirati è variegata sia per fascia di età (tra i 30 e i 70 anni) sia per profilo professionale (dal pensionato a professionisti, imprenditori e dirigenti di aziende multinazionali). – [CONTINUA SU FONTE]

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