Corruzione all’Agenzia delle Entrate: chiesto il processo per 24 funzionari e commercialisti. Soldi per aggiustare le pendenze con il Fisco: otto patteggiamenti

29/04/2027 – L’indagine ha rivelato un sistema corruttivo che si è sviluppato tra il 2022 e il 2023, coinvolgendo diversi dipendenti dell’Agenzia delle Entrate. Secondo le ricostruzioni, i funzionari avrebbero richiesto tangenti variabili tra i 50 e i mille euro per risolvere o far sparire pendenze fiscali. Tre ex dipendenti hanno già concordato pene attraverso il patteggiamento: R. C., con una condanna a quattro anni; C. G. a due anni; G. B. a un anno e dieci mesi.

Oltre ai tre funzionari che hanno accettato di scontare la pena, ci sono anche cinque commercialisti coinvolti nel procedimento che hanno optato per lo stesso percorso legale. La Procura ha ora chiesto al giudice di decidere se rinviare a giudizio gli altri ventiquattro imputati rimasti nel caso.

Clienti vip coinvolti nella corruzione
Tra le persone avvantaggiate da questo sistema ci sono anche nomi noti del panorama italiano, inclusa la principessa Ottavia Meoli Caracciolo di San Vito d’Aquara. Il suo commercialista G. M. ha scoperto una mancanza nei pagamenti relativi a un ravvedimento fiscale da quattordicimila euro e si è rivolto a Cameo per sistemare la situazione in cambio di una bustarella non specificata.

Anche l’Olgiata Golf Club è stato menzionato nell’inchiesta: il suo commercialista F. F. avrebbe cercato uno sgravio su una cartella esattoriale da ventiduemila euro offrendo mille euro ai funzionari C. e C.. Tuttavia, nonostante il pagamento della tangente, l’operazione non si è conclusa come previsto.

Accuse contro altri professionisti
Il caso ha visto emergere ulteriori figure professionali implicate nella rete corruttiva. Un esempio è G. P., ex direttore sportivo della Roma e del Napoli; pur essendo estraneo all’inchiesta principale, risulta comunque oggetto di attenzioni da parte dei funzionari indagati. Carmine Di M. Z. ha contattato C. chiedendo accesso al database fiscale per ottenere informazioni sui redditi del ds Perinetti senza alcun compenso monetario scambiato.

Cameo è accusato solo di accesso abusivo al sistema informatico in questa circostanza specifica; lo stesso reato viene contestato anche a Di M. Z..

L’inchiesta continua ad evolversi con nuovi sviluppi attesi nelle prossime settimane mentre le autorità cercano di fare chiarezza su un caso che mette in luce problematiche significative all’interno della pubblica amministrazione italiana.

La bustarella «inefficace»
Il circolo avrebbe dovuto pagare una cartella esattoriale di 22mila euro. Il commercialista, F. F., che ha patteggiato otto mesi di carcere, si prodiga per ottenere uno sgravio. Per questo il professionista – difeso dagli avvocati Paolo Barone e Cesare Placanica – si rivolge ai funzionari C. e C..  A entrambi Forte consegna, secondo l’accusa, mille euro. Tuttavia alla fine l’operazione non viene portata a conclusione, nonostante il pagamento della bustarella.

Dei riscontri vengono svolti sulla posizione di G. P., direttore sportivo in passato di Roma e Napoli, estraneo all’inchiesta. C. Di M. Z., amministratore di una società di consulenza, bussa alla porta di C. per chiedere un controllo sul ds per quanto concerne la pensione. Il suo obiettivo è elaborare una certificazione dei redditi di P.. Per riuscirsi chiede al funzionario delle Entrate di accedere attraverso il database alla posizione del ds. Cameo, in questo caso, non chiede e non riceve soldi, tanto che gli viene contestato soltanto l’accesso abusivo a sistema informatico. Stesso reato per il quale è imputato Di M. Z.. – [Fonte Corriere della Sera]