
03/05/2025 – Il cosiddetto Papiro Cotton descrive il processo a due persone accusate di frode fiscale.
Sebbene sia stato rinvenuto nel deserto della Giudea nel 2014, è stata Hannah Cotton, ricercatrice di testi classici, a scoprire l’importanza di questo documento. Il suo studio ha reso questo papiro il testo più completo e importante di un processo per frode in epoca romana.
All’interno di una grotta nel deserto della Giudea, in Israele, un team internazionale di archeologi dell’Accademia Austriaca delle Scienze, dell’Università di Vienna e dell’Università Ebraica di Gerusalemme ha portato alla luce nel 2014 un papiro che, dopo un laborioso lavoro durato più di un decennio, è stato tradotto e il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Tyche.
Identificato erroneamente come un documento nabateo (un antico popolo arabo), il papiro è rimasto a lungo dimenticato fino a quando Hannah Cotton, una ricercatrice di testi classici che stava organizzando i papiri nell’Unità dei Rotoli del Mar Morto del magazzino dell’Autorità delle Antichità di Israele, ha fatto una scoperta sorprendente: si trattava del papiro più lungo mai trovato nel deserto della Giudea.
Fu allora che, dopo un attento esame, un team di ricercatori austriaci e israeliani si rese conto che, in realtà, si trovava di fronte al resoconto dettagliato di un processo per frode fiscale, falsificazione di documenti e corruzione che ebbe luogo nel II secolo, poco prima dello scoppio della rivolta di Bar Kokhba.
Frode e cospirazione
La sua traduzione ha permesso ai ricercatori di conoscere in prima persona il funzionamento dell’amministrazione romana in una delle province più conflittuali dell’Impero. “È il caso meglio documentato di un procedimento in un tribunale romano in Giudea, a parte il processo a Gesù”, ha dichiarato Avner Ecker, dell’Università Ebraica di Gerusalemme e uno degli autori dello studio.
Il manoscritto, di oltre 133 righe, documenta quali sarebbero stati i preparativi per il processo contro i due principali imputati, Gadalia e Saulos. Entrambi erano accusati di essere coinvolti in una complessa rete di frodi e falsificazioni con l’obiettivo di evadere le tasse dell’Impero, un reato che Roma puniva con grande severità e che non ci sembra così strano oggi. – [CONTINUA SU FONTE]